...FUMMO TRUCIDATI IN QUESTO
LUOGO PERCHÉ
LOTTAMMO CONTRO LA TIRANNIDE
INTERNA
PER
PER
SOGNAMMO UN'ITALIA LIBERA, GIUSTA
DEMOCRATICA.
IL NOSTRO SACRIFICIO E IL NOSTRO SANGUE
NE SIANO
GENERAZIONI CHE VERRANNO.
Subito dopo la fine della guerra il comune
di Roma bandì un concorso per la sistemazione delle cave di pozzolana della via
Ardeatina e la costruzione di un monumento in ricordo delle vittime
dell'eccidio fu il primo concorso
d'architettura nell'Italia liberata. Dalle due fasi del concorso uscirono
vincitori ex-aequo due gruppi: quello formato dagli architetti Nello
Aprile, Cino
Calcaprina, Aldo
Cardelli, Mario Fiorentino
e dallo scultore Francesco
Coccia e quello formato dagli architetti Giuseppe
Perugini e Mirko Basaldella.
Ai due gruppi fu assegnato l’incarico di un progetto comune per la costruzione
di un sacrario.
Il monumento fu inaugurato il 24 marzo 1949
Penso che sia un’opera di alta e
commovente poesia, il migliore esempio di “Architettura della memoria” in
Europa. L’enorme e pesante monolite di cemento che incombe sulle 335 tombe di
granito disposte in file rigide e ordinate mi angoscia. E’ un peso che opprime
la mia coscienza coinvolgendomi nella responsabilità dell’eccidio, anche se il 24 marzo 1944 avevo soltanto 7 anni.
Conservo le pagelle della scuola
elementare italiana frequentata in Romania; sotto il mio nome e data di nascita
leggo: “Iscritto alla Gioventù Italiana del Littorio con tessera n°….” Il
numero però non c’è…ringrazio mio padre…che pure era maestro nelle scuole
italiane all’estero ed era obbligato a portare il distintivo di militante
fascista all’occhiello della giacca e a farci sfilare per la strada vestiti da balilla con
il fucile di legno.
Mi hanno chiamato Arnaldo come il
fratello di Mussolini. Appartengo alla generazione nata durante il fascismo. Il
mio collega insegnante di topografia si chiamava Benito.
Quando iniziai il primo anno del
liceo scientifico al Liceo Cavour qui a Roma, ricordo la prof. di lettere che
in occasione del 25 aprile disse alla classe che lei si dissociava da questa
ricorrenza perché si vergognava, come italiana, di aver tradito l’alleato
tedesco.
Solo molto più tardi, e non nella
scuola, perché i programmi non comprendevano il periodo fascista e la seconda
guerra mondiale, trovai la giusta risposta da dare a quella professoressa: come
italiani ci si doveva vergognare non per come eravamo usciti dalla guerra, ma
per come ne eravamo entrati…da “furbetti” …quando Hitler stravinceva e
Mussolini pensò che, con pochi morti e pochi danni, si sarebbe seduto al tavolo
dei vincitori per spartirsi il bottino.
E’ giusto sentirsi responsabili delle colpe dei nostri
genitori?
La risposta a questa domanda è
scritta nel testamento di frére Christian de Chergé, monaco trappista di Notre
Dame de l'Atlas, in Algeria, ucciso dai fondamentalisti islamici il 21 maggio
1996, assieme a sei suoi confratelli (è uscito di recente il film “Uomini di
Dio”). Arnaldo Cantaro
frére Christian “Ho
vissuto abbastanza per sapermi complice del male che sembra, ahimé, prevalere
nel mondo, e anche di quello che potrebbe colpirmi alla cieca”
Leggi l’intera lettera con il finale commovente www.cittanuova.it frére Christian
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