IL QUARTIERE UNRRA CASAS SAN BASILIO

 

IL QUARTIERE VENNE COSTRUITO

NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA

CON FONDI PROVENIENTI

DALLE NAZIONI UNITE

PER AIUTARE LE NAZIONI DURAMENTE

PROVATE DALL’ULTIMO CONFLITTO MONDIALE

 

     Il quartiere San Basilio si trova sulla via Tiburtina al Km 12, oltre Rebibbia, su un’altura tra via del Casale di San Basilio e via Fabriano, fa parte del V municipio[1], tutte le strade hanno i nomi di comuni delle Marche. Fu costruito tra il 1949 e il 1955, progettato da Mario Fiorentino[2].

 

DAL COLOSSEO A SAN BASILIO

 

     Dal Colosseo, per giungere il quartiere San Basilio si attraversa una zona di Roma di straordinario interesse storico e archeologico, che guarda al futuro.

     Dal Colosseo si prende via Labicana, si prosegue per viale Manzoni fino alla fine della strada, si svolta a sinistra per via Giolitti, si sottopassa il fascio dei binari che esce dalla stazione Termini e ci si trova  davanti ad una moderna apertura nelle mura Aureliane, al di là della quale si trova piazzale Tiburtino, qui inizia il nuovo tracciato della via Tiburtina.

     Di antichissima origine, la via prende il nome da Tibur = Tivoli, la città a cui conduceva. Fu per millenni il percorso più diretto per la transumanza dai monti dell’Abruzzo alle pianure tirreniche. In epoca repubblicana iniziava da porta Esquilina, oggi arco di Gallieno (presso piazza Vittorio), con la costruzione delle mura aureliane dalla porta Tiburtina che si trova a pochi passi verso sinistra. Nel 307 a. C. il console Marco Valerio Massimo la prolungò fino a Corfinium[3] (da qui il nome di Tiburtina Valeria).

     La via Tiburtina attraversa il quartiere di San Lorenzo[4], sorto come intervento di speculazione privata con destinazione popolare, iniziò nel 1878 nella zona a Sud della strada e proseguì fino agli anni Trenta. Il quartiere soffrì per un pesante bombardamento alleato il 19 luglio 1943 a cui ne seguì un altro in agosto. Poco più avanti, in angolo con via degli Ausoni sorge l’ex Pastificio Cerere del 1911, il più interessante esempio di archeologia industriale del quartiere, dal 1973 sede degli atelier di un gruppo di giovani artisti romani che hanno conquistato fama internazionale, ancora oggi è sede di mostre.

     Si giunge in piazzale del Verano dove si trova il monumento a Pio XII di Antonio Berti[5] del 1967, in ricordo della visita del pontefice alla popolazione del quartiere vittima del bombardamento aereo del 1943. Qui si trova la Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, una delle sette chiese, eccezionale risultato della fusione delle due chiese sorte alla fine del sec. VI e agli inizi del XIII intorno al veneratissimo sepolcro del martire spagnolo Lorenzo.

     Sotto il portico, opera probabilmente dei Vassalletto (1220 circa), monumento ad Alcide De Gasperi di Giacomo Manzù. Nell’interno notare la trabeazione del presbiterio che risale al IV secolo, il magnifico pavimento musivo cosmatesco e il ciborio del 1148. In fondo la ricchissima cappella funeraria di Pio IX. Il chiostro è del XII secolo. Al di sotto della chiesa le catacombe di Ciriaca.

     Dietro la chiesa si sviluppa il cimitero monumentale del Verano istituito sotto l’amministrazione francese ai primi dell’Ottocento, il primo nucleo venne progettato da Valadier nel 1807-12, il quadriportico d’entrata è di Virginio Vespignani realizzato durante il pontificato di Pio IX.

     La Tiburtina prosegue avendo costantemente sulla destra il cimitero del Verano, si notano l’entrata per il campo ebraico e  in fondo, prima della Tangenziale Est, un’entrata laterale che ha dato il nome di Portonaccio al quartiere che segue.

     Sulla sinistra si trova il quartiere Nomentano o di “piazza Bologna” o “quartiere Italia” come è più comunemente chiamato dai romani perché le strade hanno i nomi di città italiane capoluoghi di provincia.

     Giunti a piazzale delle Crociate si ha a sinistra l’Autostazione dei pullman diretti in altre regioni italiane e in alcuni paesi dell’Est europeo (Romania, Polonia).

     La strada passa su un largo ponte che supera la linea ferroviaria Roma – Firenze, da questo ponte si vede chiaramente a sinistra la costruzione della nuova stazione Tiburtina che sarà un ponte a cavallo dei binari, il progetto è dell’arch. Desideri. La posa della prima pietra è avvenuta il 2 ottobre 2007, sarà la stazione dell’alta velocità di Roma, di pari importanza con Termini. Si tratta di un ponte trasparente sul fascio dei binari dal quale si scenderà sui marciapiedi dove attendere i treni tramite scale mobili. La vecchia stazione sarà abbattuta, come la tangenziale, il piazzale sarà sul lato di Pietralata. Costo 155 milioni di €.

     Oltre il ponte[6] la strada cambia completamente aspetto, diviene una strada altamente commerciale per la presenza di tantissimi negozi che insistono in quartieri ad elevata densità abitativa. A sinistra si succedono i quartieri di Portonaccio, Monti Tiburtini e Pietralata (dal nome della tenuta “Prata Lata”), a destra il quartiere di Casal Bertone, Casal Bruciato, Tiburtino INA Casa (che abbiamo visitato il 30.01.11) e Santa Maria del Soccorso o Tiburtino III.

     La via Tiburtina incrocia un grande svincolo simile a quelli autostradali, a sinistra inizia via dei Monti Tiburtini (porta all’ospedale Pertini e a via Lanciani), a destra via Filippo Fiorentini (porta al tratto urbano dell’A24, poi con altro nome prosegue in viale della Serenissima verso la Prenestina). La strada ha subito dopo a sinistra l’incrocio con via di Pietralata che conduce sulla Nomentana  prima del quartiere di Monte Sacro. Via Tiburtina piega leggermente a sinistra in un paesaggio di periferia industriale, sulla sinistra si vede chiaramente la stazione della metro B Santa Maria del Soccorso (esiste dal 1989), sulla destra ecco il quartiere di Tiburtino III (via del Badile, via del Frantoio). La strada piega ancora a sinistra e si divide in due carreggiate che hanno al centro la fermata della metro B Ponte Mammolo, proprio in questo punto si stacca a destra il viale Palmiro Togliatti, anello di circonvallazione dalla Tiburtina alla Tuscolana, e quindi oltrepassa il fiume Aniene su ponte Mammolo, di cui a mala pena si intravede il “vecchio ponte”. Il ponte restaurato da Alessandro Severo fu così chiamato in onore della madre dell’imperatore Giulia Mammea. Dal 1388 le carte lo riportano con il nome attuale.

     Dal ponte spicca alto sulla destra il quartiere INA Casa di Ponte Mammolo. Costruito tra il 1959 e il 1962 tra via Lanciano e via Campotosto, è stato progettato dall’arch. Giuseppe Vaccaro[7] (coordinatore).  Su un’area totale di 125.000 mq sono stati costruiti 562 alloggi con case a schiera su due o tre livelli, case a torre e case in linea. Sul rilievo tufaceo, al centro dell’area sorge una casa con la pianta a Y che è l’elemento architettonico emergente e domina tutto l’insieme[8].

     Ancora avanti a sinistra ecco via di Casal de Pazzi che conduce – con altri nomi (viale Kant) – alla Nomentana. A questo incrocio si trova la stazione della metro Rebibbia. Intorno a via Casal de Pazzi si sviluppa il  quartiere di Rebibbia il nome ricorda il cardinale Scipione Rebiba che possedeva una vasta tenuta agricola nella zona sul finire del Cinquecento. Qui vissero il poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini (una lapide lo ricorda in piazza Ferriani) e l’ecologista Marco Camenisch che si è distinto per aver sabotato strutture energetiche ritenute invasive, è stato condannato a 10 anni di carcere per un attentato ad un traliccio dell’alta tensione in Svizzera e per altri reati. Un modo sbagliato di condurre la nobile battaglia in difesa della natura[9].

     Si procede in discesa avendo a sinistra l’Istituto dei Salesiani Teresa Gerini seguito dall’ex Stabilimento Solvay, un vero mostro edilizio, invece a sinistra l’ingresso del carcere di Rebibbia (via Majetti).

     Lo stabilimento Solvay nacque nel 1922-23 per la lavorazione del cloro e derivati con il nome Elettrochimica Rossi, era il più grande di Roma. Nel 1924 vi fu una esplosione e fu vicina al fallimento, l’ing. Rossi si suicidò. Nel 1925 fu acquistato dalla Snia Viscosa e prese il nome di “Chimica Aniene”. Nel 1932 fu acquistata dalla società belga Solvay, multinazionale della chimica, con sedi a Rosignano (LI) e Ferrara, ma conservò il nome di “Chimica Aniene”. Dopo l’ultima guerra la commissione interna chiese ed ottenne le stesse condizioni stipendiali delle altre fabbriche italiane e la costruzione di case per i dipendenti che furono realizzate vicinissime alla fabbrica. Allora aveva 350 operai e impiegati. Una sirena scandiva tre volte al giorno il cambio dei turni. Dal sale, che arrivava per ferrovia, si otteneva soda caustica, candeggina, acido muriatico e triellina. Una alta ciminiera diffondeva polveri inquinanti, la società acquistò i terreni agricoli limitrofi alla fabbrica. Dal 1969 terminò questa produzione non più redditizia e iniziò a produrre contenitori in plastica. Nel 1974 la fabbrica chiude, allora si era ridotta a 120 dipendenti[10].

     Il carcere di Rebibbia nasce tra il 1962 e il 1972, su progetto di Sergio Lenci[11], si tratta di una vera e propria città nella città, divisa in due parti, di cui una detentiva vera e propria. Nel 2005 aveva 1.596 detenuti, ne potrebbe contenere 1.100, di questi 61 sono detenuti con il 41 bis. Vi sono inoltre 1.018 agenti di polizia penitenziaria, a cui si aggiungono educatori, psicologi, contabili, medici e infermieri, operai. Nell’aprile 2010 vi è stato l’ultimo suicidio di un uomo di 31 anni[12].

     Si procede per alcune centinaia di metri e finalmente a sinistra ecco via del Casale di San Basilio.

 

STORIA DEL QUARTIERE

 

 

     Il quartiere nacque negli anni Trenta su un altura che aveva ed ha tutt’ora sotto di se delle cave di tufo. Fu costruito per ospitare le famiglie spostate dal centro storico in seguito agli sventramenti del regime fascista. Si trattò di una vera e propria deportazione e di una espulsione dei ceti popolari dal centro storico. Le abitazioni fornite per questi abitanti erano in carpelite, un impasto di trucioli di legno con calce, vere e proprie capanne in muratura, dette Case 7 lire o Casette Peter dal nome dell’ingegnere progettista. Si trattava di case costruite in economia, con il vantato materiale autarchico, anche per le sanzioni della Società delle Nazioni. Alla fine della guerra l’Icp mise in vendita tali casette per 60.000 lire, ma gli affittuari rifiutarono l’acquisto. Nel 1954 venne demolita la borgata del fascismo per far posto alle case progettate da Mario Fiorentino di cui parleremo più avanti. Negli anni Sessanta, in occasione delle Olimpiadi di Roma, vennero realizzate delle case torri a sette piani con ascensori e riscaldamento. Oggi nel quartiere vivono 6.000 famiglie[13].

 

UNRRA CASAS SAN BASILIO

1949-55

 

     Il quartiere è contemporaneo al Tiburtino, recupera anch’esso i modi della comunità rurale cercando di sviluppare i rapporti di vicinato, ma questo quartiere si differenzia perché inserisce alcuni elementi dell’architettura scandinava. Ciò che è maggiormente studiato è l’impianto urbanistico con i suoi spazi aperti tra le case, quasi a metà strada tra campagna e città. Al centro si trova l’area per i servizi collettivi: centro sociale, asilo nido, negozi dell’architetto Serena Boselli.

 

     Il terreno su cui sorge il quartiere si sviluppa su una superficie di 8,5 ha e venne ceduto gratuitamente dal Comune di Roma; vi vennero costruiti 180 alloggi, per circa 900 abitanti, dotati ciascuno di un orto-giardino di 150-200 mq. Le case sono in muratura e coperte a tetto. I colori originali non sono stati mantenuti: gli intonaci erano rossi, violacei e gialli, come pure le fasce bianche alle finestre, gli infissi bianchi e le opere in ferro nere. Data l’esiguità dei finanziamenti si preferì realizzare un piccolo progetto con un carattere esemplare.

     “Ancora oggi nella sterminata periferia romana questo villaggio riesce a mantenere quel suo particolare carattere un po’ irreale di insediamento suburbano che lo sviluppo della città non ha sostanzialmente intaccato”[14].

 

COSA ERA L’UNRRA CASAS

 

     L’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) era un’organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Washington, istituita nel 1943 per assistere economicamente e civilmente i paesi usciti gravemente danneggiati dalla II guerra mondiale. Venne sciolta il 3 dicembre 1947. I fondi provenivano da stati che non avevano subito devastazioni durante l’ultimo conflitto mondiale. In un secondo momento la sua opera fu estesa ai paesi sconfitti. L’Italia fu ammessa nel 1946, l’ente esercitava le sue funzioni tramite commissioni provinciali presiedute dal prefetto.

     Tale ente ebbe un ruolo nella progettazione dei quartieri di Matera che dovevano ospitare gli abitanti espulsi dai Sassi. I primi quartieri: Serra Venerdì e Platani sono opera dell’arch. Luigi Piccinato, il borgo rurale La Martella, staccato dalla città, è opera di Ludovico Quaroni, dotato di servizi e parrocchiale.

 

ITINERARIO

 

     L’asse viario fondamentale del quartiere è costituito da via Corinaldo e via Morrovalle – due strade parallele - che hanno al centro un grande spartitraffico alberato, nell’insieme le due strade formano un unico viale. Se questo è il decumano massimo, il cardo è formato dalle vie Sirolo e Pievebovigliana che attualmente il Comune sta riqualificando. Si consiglia di entrare nel quartiere da via Arcevia, proseguire fino in fondo, girare a sinistra in via Sirolo fino a giungere a piazzale Recanati[15], il centro del quartiere. Qui sorge la Chiesa di San Basilio Magno[16], progettata da Augusto Baccin, consacrata nel 1965. La parrocchia esisteva, in locali adattati dal 1954. Davanti alla chiesa si trova, tra i giardini e uno spazio per i giochi dei bambini, la statua di Giovanni XXIII[17] seduto con un bambino che gli porge un ramoscello d’ulivo, poiché il papa visitò la chiesa nel 1963 quand’essa era in costruzione (foto della visita del papa nella borgata nelle vetrine del bar di lato alla chiesa). La statua vi è stata collocata nel 1986. La parrocchia è stata visitata da Giovanni Paolo II[18] l’11 marzo 1979. La facciata in mattoni rossi è scandita da due fasce verticali che la slanciano verso l’alto, il portale in travertino reca al di sopra di esso un mosaico che raffigura il teologo del IV secolo a cui è intitolata la chiesa (a Roma un’altra chiesa intitolata a San Basilio è nella via omonima presso piazza Barberini, celeberrima quella di Mosca sulla piazza Rossa). L’interno in mattoni di argilla rossa e cemento a vista presenta un’unica navata senza cappelle laterali, presenta pochissime e piccolissime finestre triangolari in alto. La scarsa luce che vi entra vuole accentuare la possibilità di raccoglimento[19].

     Una torre medioevale è stata inglobata nel complesso parrocchiale. Sul lato destro della piazza ci sono i negozi e la farmacia, al di là di essi, in largo Arquata del Tronto si trova il mercato coperto con altri negozi. La scuola dell’infanzia e primaria Gandhi (120° C.D.) si trova in via Fabriano e in via Mondolfo.

 

     Per raggiungere il quartiere Unrra Casas  proseguire per via Recanati fino a via Montegiorgio, già di fronte a noi appaiono le case del finanziate dall’ente denominato Unrra Casas. Prendiamo via Montegiorgio verso sinistra, al primo incrocio giriamo a destra per via Fabriano, in breve si giunge in piazza Urbania[20] dove si trova il parco del quartiere, gli ambulatori della Asl  RmB e il Consultorio, pieghiamo ancora a destra ed entriamo nel quartiere per via Civitanova Marche.

 

UNA FRASE PER RIFLETTERE

 

Il destino dell’architetto è il più strano di tutti. Molto spesso mette tutta la sua anima, tutto il suo cuore e passione nel creare edifici nei quali non entra mai di persona.

Johan Wolfgang Goethe

(Francoforte sul Meno 1749 – Weimar 1832)

Poeta e scrittore romantico tedesco

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Irene de Guttry, Roma moderna, ed. De Luca, 1979.

Piero Ostilio Rossi, Roma. Guida all’architettura moderna, ed. Laterza, 1991.

AA.VV. Guida d’Italia. Roma, ed. Tci, 1992.

AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Nwton, 1990.

Claudio Rendina (a cura di). Enciclopedia di Roma, ed. Newton e Compton, 2005.

AA.VV. Enciclopedia dell’Arte, ed. Garzanti, 2002.

Italo Insolera, Roma moderna, ed. Einaudi, 1976.

AA.VV. Stradaroma, ed. Lozzi, 2005.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.romasegreta.it

www.romatiburtina.it

www.vicariatusurbis.it

www.romasegreta.it

www.treccani.it

www.it.wikipedia.org

www.santiebeati.it

www.romaest.com

www.maps.google.it

 

 

Piero Tucci

20.03.11

tuccigf@tiscali.it

 



[1] Municipio V si sviluppa lungo la via Tiburtina dal ponte Tiburtino o di Portonaccio fino ai confini del comune di Roma. Al 31.12.09 aveva 179.000 abitanti, gli stranieri rappresentano il 6,6%.

[2] Mario Fiorentino. (Roma1918-1981)  autore del  Mausoleo delle Fosse Ardeatine 1948 – 51 con altri. Quartiere Ina Casa Tiburtino, con Quaroni e Ridolfi. Edifici a torre in viale Etiopia e piazza Addis Abeba nel 1958-60-62. 1974 Corviale. Palazzine a villa Balestra.

[3] Corfinium oggi Corfinio, pr. AQ, di 1.000 ab, circa vicino a Pratola Peligna.

[4] Via Tiburtina dall’inizio al ponte sulla ferrovia Roma- Firenze: siamo nel III Municipio del Comune di Roma.

[5] Antonio Berti (San Piero a Sieve 1904 – Sesto Fiorentino 1990) scultore italiano, allievo di Libero Andreotti, si segnalò per ritratti di ispirazione quattrocentesca.  Gli diede fama il monumento a Ugo Foscolo in Santa Croce a Firenze. Realizzò monumenti a membri della famiglia reale, un monumento alla Regina Elena a Messina, a De Gasperi a Trento, ad Aldo Moro a Maglie (postumo).

[6] Via Tiburtina oltre il ponte sulla ferrovia Roma – Firenze è nel territorio del V Municipio.

[7] Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896- Roma 1970), dal 1934 titolare della cattedra di tecnica architettonica dell’Università di Roma. Ha realizzato il quartiere Ina Casa di Piacenza nel 1953-55, la chiesa di San Gregorio Barbarigo a Roma sulla Laurentina all’Eur nel 1970-72, la chiesa dei santi Martiri d’Uganda a Roma a Grotta Perfetta (Ardeatino) nel 1973-80.

[8] Quartiere Ina Casa Ponte Mammolo. Tutte le notizie da: Gaia Remiddi e altri, Il moderno attraverso Roma, ed. Groma, 2000.

[9] Quartiere di Rebibbia, tutte le notizie da it.wikipedia.org.

[10] Stabilimento Solvay, tutte le notizie da: romaest.com.

[11] Sergio Lenci (Napoli 1927 – Roma 2001). Laureatosi a Roma nel 1950. Ordinario di progettazione architettonica a Valle Giulia dal 1995 al 2000. E’ stato preside del corso di laurea in Architettura. Ha progettato e realizzato i palazzi di giustizia di Brindisi e Lecce, le case circondariali di Roma, Spoleto , Livorno e Rimini, nel 1973 le case per i terremotati di Tuscania, nel 1983 l’autorimessa nell’isola del Tronchetto a Venezia. Nel 1989 ha ricevuto una menzione al concorso per la nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Il 2 maggio 1980 ha subito un attentato terroristico di Prima Linea, in otto gli hanno sparato un colpo alla nuca. Con tale proiettile è vissuto altri 21 anni. Nel 1987 ha ricevuto il “Premio Pieve Santo Stefano” per il libro autobiografico “Colpo alla nuca”, dal quale Mimmo Calopresti ha tratto il film “La seconda volta”(1995)  interpretato da Nanni Moretti. Alcuni anni dopo si è incontrato con una delle attentatrici: Giulia Borrelli. Da: it.wikipedia.org.

[12] Carcere di Rebibbia, tutte le notizie da associazioneantigone.it.

[13] Storia del quartiere San Basilio la maggior parte delle notizie di questo paragrafo da romatiburtina.it, sito collegato al municipio.

[14] Considerazione sul quartiere da: Piero Ostilio Rossi, Roma Moderna, ed. Laterza, 1991, pag.184.

[15] Recanati comune delle Marche in provincia di Macerata di 21.000 abitanti, famoso per esservi nato il poeta Giacomo Leopardi (1798-1837).

[16] San Basilio (330-379 ca) vescovo di Cesarea in Cappadocia e dottore della Chiesa, celebrato il 2 gennaio, prima del Concilio Ecumenico Vaticano II era festeggiato il 14 giugno. Con Gregorio Nazianzeno elaborò la regola dei monaci basiliani. Combattè l’Arianesimo, scrisse un trattato sullo Spirito Santo. Da: santiebeati.it.

[17] Giovanni XXIII (Sotto il Monte, Bergamo  1881 – Roma1963) papa dal 28 ottobre 1958.

[18] Giovanni Paolo II (Karol Wotyla, Wadovice 1920 – Roma 2005) papa dal 16 ottobre 1978.

[19] Chiesa di San Basilio la maggior parte delle notizie da: vicariatusurbis.it, it.wikipedia.org, sopralluogo personale.

[20] Urbania comune di 7.000 abitanti in provincia di Pesaro Urbino, si chiamava Casteldurante cambiò nome in onore di Urbano VIII, il papa del processo a Galilei.