ROMA DOPO
L’UNITA’
ESPANSIONE DELLA
CITTA’ E “SOSTITUZIONI”
1870 - 1900
SCOPRIAMO INSIEME COME E’ CAMBIATA
ROMA DOPO IL 1870
Quando Roma
divenne capitale d’Italia (20 settembre 1870) era una città di soli 200.000
abitanti dove le abitazioni erano concentrate nell’ansa del Tevere tra piazza
Navona e Campo de Fiori. All’interno delle mura Aureliane vi erano ampi terreni
occupati da ville, vigne e orti, alternati a conventi e imponenti ruderi. Un
turista che arrivava a Roma poteva camminare per ore nella città senza
incontrare anima viva. Roma non conosceva lo sviluppo delle industrie che c’era
nelle altre città europee, era una città essenzialmente agricola, insieme alla
case era facile imbattersi in granai, fienili, stalle ed ancora oggi vi sono
strade con questi nomi a ricordare questa presenza all’interno delle mura. Una
capitale ha invece bisogno di palazzi per il potere politico e amministrativo,
di palazzi moderni per il ceto impiegatizio e la burocrazia dei ministeri. In
conseguenza di ciò la borghesia si dedicò a costruire, il clero e l’aristocrazia
a vendere i terreni, mentre i contadini si trasformarono in muratori.
Nel 1883 il primo
piano regolatore di Roma non fa altro che ratificare lo sviluppo urbanistico
esistente lungo le direttrici di via Venti Settembre, via Nazionale, piazza
Indipendenza e piazza Vittorio. In centro si sventrano i quartieri storici per
collegarli ai nuovi: corso Vittorio, via Arenula, corso Rinascimento, via del
Tritone. Si costruiscono imponenti argini per il Tevere con molti nuovi ponti.
Per motivi di costi la nuova edilizia residenziale, destinata al ceto medio di
recente importazine, risulta stilisticamente monotona. La Roma umbertina è
caratterizzata da un ripetersi di facciate simmetriche a intonacatura ocra con
zoccolo a bugne e modanature neo-cinquecentesce. Operai e artigiani vengono
relegati in abitazioni insufficienti al Testaccio, dove sorgono il Mattatoio, i
Mercati Generali e la Centrale del Gas, o a San Lorenzo. I contadini laziali o
abruzzesi, un tempo braccianti stagionali, diventano manovali, alloggiano in
baracche ai bordi della città: fuori porta Metronia al Mandrione lungo
l’acquedotto Felice.
Una convenzione
stipulata nel 1880 tra Comune e Governo sovvenziona la crescita della capitale
offrendo condizioni favavorevoli ai costruttori: è la “febbre edilizia”. Le
ville patrizie che circondano la città vengono lottizzate, solo per fare un
esempio: da villa Ludovisi sorge il rione omonimo dove oggi passa via Veneto.
Si salva villa Borghese che, dopo lunghe e faticose trattative passa allo Stato
nel 1901. L’intera città è un cantiere, si costruisce in fretta e a credito,
quando le cambiali diventano troppe il credito viene sospeso e nel 1887 scoppia
la grande crisi con lo scandalo della Banca Romana.
Piazza della Repubblica. Già piazza Esedra perché costruita sulle gradinate della
grande esedra delle terme di Diocleziano. I due palazzi con porticato sono
opera dell’arch. Gaetano Koch[1]
che ha usato un linguaggio neoclassico con decorazioni barocche. Al centro è la
fontana delle Naiadi o dell’Esedra,
la più monumentale tra quelle erette dopo l’Unità d’Italia, ha sostituito una
semplice mostra dell’Acqua Pia, inaugurata da Pio IX dove oggi è il monumento
ai caduti di Dogali. Sulla vasca sono dal 1901 i quattro gruppi bronzei con
ninfe su mostri marini di Mario Rutelli[2]
autore anche del Glauco simboleggiante
“Uomo vittorioso sulle forze brute della natura” che ha sostituito nel 1912 (o
1914) il gruppo scultoreo ora in piazza Vittorio.
Il nicchione che
costituisce la facciata della chiesa di
Santa Maria degli Angeli è quanto rimane del calidarium delle Terme di
Diocleziano che si estendevano fino al
centro della piazza. La chiesa è ricavata negli ambienti centrali di
dette terme, Michelangelo fu incaricato della trasformazione in chiesa,
l’intervento dell’artista si limitò a un restauro quasi esclusivvamente
conservativo, con la rinuncia a lasciare il proprio segno. Per l’anno santo del
1750 Luigi Vanvitelli diede all’interno l’aspetto attuale. Con l’unità d’Italia
la chiesa divenne il luogo delle cerimonie ufficiali dello stato, nel braccio
destro della navata centrale venne sepolto il gen. Armando Diaz (detto il “Generale
della vittoria”), qui si sposarono il principe Umberto di Savoia con Maria Josè
del Belgio, in tempi più recenti qui sono avvenuti i funerali per i soldati
italiani morti in Iraq e in Afghanistan. Da notare le porte degli Angeli realizzate da Igor Mitoraj[3]
nel 2006. Presentano gli stilemi consueti dell’artista con accentuati rimandi
al mondo classico: sulla porta di destra l’Annunciazione, su quella di sinistra
il Cristo Risorto. Sul pavimento, diagonalmente, si trova la linea clementina,
meridiana con costellazioni dello zodiaco e variazioni millenarie della stella
polare, così detta da Clemente XI che la fece disegnare da Francesco Bianchini
e Giacomo Maraldi nel 1702.
Piazza Vittorio. La piazza più vasta (m 316x174) e
rappresentativa di quelle realizzate a Roma nel periodo umbertino secondo il
modello delle square inglesi (forma rettangolare, giardino centrale ed edifici
residenziali di tono monumentale), per la presenza dei portici sembra ricordare
le piazze torinesi, il progetto è degli arch. Koch (che fece il disegno
urbanistico e la facciata centrale dei palazzi posti sui lati lunghi) e Podesti
(1882-87). Dal 1902 è stato sede di un mercato ortofrutticolo frequentatissimo
ed economico di generi alimentari (lato stazione) e di abbigliamento (lato
merulana). Nel 1971 il crollo di uno dei palazzi porticati per i lavori della
metro A, hanno rotto l’unità stilistica della piazza. Il 15 settembre 2001 è
stato l’ultimo giorno di mercato sulla piazza, la sera ha avuto inizio lo
sgombero dei banchi. Il 2 ottobre 2001 il mercato è stato inaugurato nella
nuova sede l’ex caserma Pepe “una delle strutture più belle e moderne del
mondo” per l’assessore al commercio Daniela Valentini. Il 19 maggio 2004 aprì
il mercato di merci varie nell’attigua ex caserma Sani (54 banchi di merci non
alimentari: vestiario, scarpe…). Fra le due strutture è stato riportato alla
luce e valorizzato un ninfeo di epoca romana imperiale[4].
Nei giardini al centro della piazza è
in stato di abbandono il gruppo scultore di Mario Rutelli “Tritoni, delfino e
piovra” già al centro della statua delle Najadi. Su un lato si trovano i
cosiddetti Trofei di Mario grandiosi
resti in laterizio, così chiamati dalle panoplie marmoree di età domizianea ora
sulla balaustra del Campidoglio, appartenenti ad una fontana eretta da
Alessandro Severo nel 226 con funzione di castello di distribuzione idrica. A
sinistra dei ruderi è stata ricomposta la Porta
Magica, curiosità creata dal marchese Massimiliano di Palombara nel 1680
nella sua villa: sugli stipiti simboli alchemici e sentenze in ebraico e latino relativi alla formula
della fabbricazione
dell’oro. Ai lati della porta sono state collocate due statue del dio Bes,
rivenuti nello sterro del Quirinale nel 1888.
Sulla piazza
affaccia la chiesa di Sant’Eusebio,
una delle più antiche di Roma, (il titulus è ricordato nel sec. V), la facciata
è sopraelevata per gli sbancamenti determinati dalla creazione della piazza. La
facciata in stile “borrominiana” è opera di Carlo Stefano Fontana, mentre il
nascosto campanile è del tempo di Onorio III.
Via Nazionale. La via è così chiamata perché
incrocia strade che portano i nomi di città italiane che sono state capitali di
stati pre-unitari. La strada venne aperta da De Merode, ministro di Pio IX,
negli ultimi anni del potere temporale della chiesa. Segnava la via di
espansione della città e la collegava alla costruenda stazione di Termini dove
dovevano convergere tutte le linee ferroviarie che si irradiavano da Roma. La
stazione inaugurata nel 1862 era solo un baraccone, dal 1867 iniziarono i
lavori per la stazione progettata dall’ing. Bianchi, la sua inaugurazione
avvenne il 20 aprile 1873; l’edificio aveva due parti distinte per gli arrivi e
le partenze. Nel 1938 iniziarono i lavori di smaltellamento della vecchia stazione Termini e la
costruzione della nuova progettata da Angiolo Mazzoni. Nel dopoguerra il
progetto fu rivisto dagli architetti Montuori, Vitellozzi, Castellazzi e
Fadigati[5].
La fronte di questa stazione era sulla linea di via D’Azeglio Sulla destra,
alto su una scalinata si trova il Palazzo
delle Esposizioni, eretto su disegno di Pio Piacentini[6]
tra il 1878 e il 1882 per ospitare la Galleria Nazionale d’Arte Moderna poi
trasferita a Valle Giulia, oggi vi si tengono mostre d’arte. La sontuosa
facciata si presenta nel mezzo come un arco trionfale a tre fornici, ornato da
colonne, rilievi e statue e fiancheggiato da due ali più basse ripartite da
lesene coronate sull’attico da statue raffiguranti sommi artisti. Il gruppo
marmoreo a fastigio “L’arte tra la pace e lo studio” è di Adalberto Cencetti[7].
Alla sua inaugurazione suscitò polemiche per la mancanza di finestre sulla
facciata. Il 5 ottobre 2007 il palazzo ha riaperto al pubblico, alla presenza
del presidente della Repubblica Napolitano, dopo cinque anni di lavori (mostre
di Rothko, Ceroli e Kubrick) che hanno permesso una riqualificazione e
l’aumento della superficie espositiva. Oggi dispone di 10.000 mq, di cui 5.100
per esposizione, due bar, un ristorante, un cinema da 139 posti, un auditorium
da 90 posti, una libreria di 470 mq, i lavori sono costati 28 milioni. La serra
superiore di Paolo Desideri ospita un ristorante del cuoco Antonello Colonna[8].
Subito prima è la chiesa di San Vitale, eretta nel 402 in
forma di basilica a tre navate, ridotta alla navata mediana da Sisto IV Della
Rovere nel 1475. Nell’interno, alle pareti affreschi con finte architetture del
Cavalier d’Arpino e altri. Subito dopo si trova l’imbocco del traforo Umberto I dell’arch. Alessandro
Viviani[9]
del 1902-5, lungo 347 metri e largo 15 che sbocca a largo del Tritone. Da
notare che fino ai recenti lavori di restauro la volta del traforo era
ricoperto di maioliche con decorazioni floreali della Richard Ginori purtroppo
andate distrutte per una scelta di privilegiare l’insonorizzazione del luogo.
In via Nazionale non sono da trascurare,
sempre di questo periodo storico: la chiesa
di St. Paul forse la prima chiesa cristiana non cattolica costruita a Roma
(1873-1880) dopo la caduta dello Stato Pontificio. Strisce di mattoni rossi si
alternano al travertino in uno stile che ricorda la basilica di San Zeno a
Verona. La chiesa è opera dell’arch. George Edmund Street (sua anche la chiesa
di All Saints in via del Babuino). I mosaici dell’abside e del coro sono
eseguiti a Murano su disegno del pittore pre-raffaellita Edward Burne Jones.
Molto oltre, verso la fine della strada, subito dopo il teatro Eliseo si trova
il Magazzino Piatti (1900 circa),
poi salone Renault, ora profumeria “La Gardenia” esempio di tutt’altro stile,
qui il progettista ha usato ferro e cemento armato in un grande negozio moderno
con vetrine a tutt’altezza per consentire il massimo dell’esposizione sulla
strada. Notare i particolari delle grandi finestre, colonne in ghisa e il tetto
in lamiera. Il negozio si trova in via Nazionale 183.
Continuando la discesa di via Nazionale si raggiunge sulla
destra il Palazzo della Banca d’Italia
di Gaetano Koch (1886-1904), con un piano terreno a bugne e due ordini di
semicolonne nel corpo mediano sporgente, ampie balconate sopra i portali a cui
corrisponde il Salone del Consiglio con affreshi di Giulio Bargellini[10].
Piazza Colonna. La piazza è dominata dal palazzo della Galleria Colonna oggi
Galleria Colonna Alberto Sordi, progettato da Dario Carbone in uno stile
eclettico monumentale celebrativo, fu inaugurato nel 1922. Il palazzo sorge sul
demolito palazzo Piombino (1889), si discusse a lungo dell’utilizzo dell’area,
il primo provvedimento fu di farne un giardino, quindi si decise per la
galleria proprietà e sede della Banca Popolare di Sconto. Il prospetto è
spartito da coppie diparaste giganti su alto basamento bugnato e porticato, la
parte centrale tra semicolonne reca un fastigio con i gruppi “dell’Industria”
di Giuseppe Guastalla e “del Commercio” di Ercole Drei[11].
La struttura in cemento armato è dissimulata dal rivestimento di travertino e
laterizi, all’interno decorato da Ulisse Stacchini, si sviluppa una galleria
coperta a vetri con pianta a Y, ispirata alla tipologia ottocentesca delle
gallerie di Milano e Napoli.
Al centro della
piazza si erge, sopra e nudo basamento, la grandiosa Colonna di Marco Aurelio, di marmo lunense, col fusto ornato da un
bassorilievo continuo a spirale che dalla base giunge fin sotto l’enorme
capitello dorico, sormontato dalla statua bronzea di San Paolo, simile nel
complesso e nelle dimensioni alla Colonna di Traiano. Incominciata nel 176
celebra il trionfo di Marco Aurelio sui Marcomanni, Quadi e Sarmati, finita
forse nel 193. Sul lato nord sorge il Palazzo Chigi incominciato da Carlo
Maderno per gli Aldobrandini e ultimato da Federico Della Greca. Nel 1659 passò
ai Chigi, dal 1923 al 1959 fu sede del ministero degli Affari Esteri,
trasferito poi alla Farnesina, dal 1961 è sede della Presidenza del Consiglio
dei Ministri. Sul lato ovest si trova il Palazzo
Wedekind di Pietro Camporese il Giovane, del 1838, con ampia terrazza su
tutta la fronte, sostenuta da un portico di 16 elegantissime colonne ioniche,
provenienti da Veio. In questo palazzo vi era la Posta Pontificia. Tra colonna
e galleria si trova una fontana su
piattaforma circolare a gradini e bacino mistilineo di Giacomo della Porta del
1575. Sul lato sud si trova la piccola chiesa di San Bartolomeo o di Santa Maria
della Pietà, eretta nel 1561 come cappella dell’ospedale dei pazzi, passò
poi alla confraternita dei Bergamaschi.
Piazza del Parlamento. Su questa piazza affaccia la turrita
facciata posteriore di Palazzo Montecitorio di Ernesto Basile[12]
del 1903-25. Fu costruita in occasione del raddoppio dell’edificio con la nuova
aula parlamentare sempre del Basile. E’ uno degli esempi più notevoli di architettura
floreale o liberty che vi sia in Roma per quanto troppo in contrasto con
l’ambiente. L’architetto usò mattoni rossi e travertino con enorme stilobate.
Notare l’esagerato sviluppo della parte basamentale e la modestia del portale,
preceduto da una ripida scala. I due gruppi allegorici sono di Domenico
Trentacoste[13]
del 1911. Qui, nel 1748 venne ritrovato l’obelisco gnomone di Augusto ora su
piazza Montecitorio.
Il Palazzo di Montecitorio fu iniziato nel 1650 dal Bernini per ordine
di Innocenzo X Pamphilj, che intendeva darlo ai Ludovisi suoi parenti, rimasto
a lungo interrotto, fu terminato nel 1694 da Carlo Fontana (nipote di Domenico,
colui che ha rialzato gli obelischi) e adattato, per volere di Innocenzo XII a
sede dei Tribunali. Dal 1871 è sede della Camera dei Deputati.
La piazza di Montecitorio fu creata in
funzione del nuovo edificio cancellando un suggestivo tessuto urbano, parte
dell’attuale piazza era largo dell’Impresa (per l’impresa del Lotto). Sul lato
opposto della piazza è il palazzo del
Banco di Santo Spirito già della Banca d’Italia, in forme classicheggianti
di Marcello Piacentini (1918).
Piazza San Silvestro:
Palazzo delle Poste Centrali. Già convento annesso alla chiesa di San Silvestro in Capite,
adattato dall’arch. Malvezzi, con nuova facciata di gusto eclettico, ispirata a
forme quattro cinquecentesche, di Luigi Rosso (1878). La facciata è ornata di
eccellenti finestre bifore sovrastate da sei tondi in marmo con i membri di
casa Savoia. Il Comune di Roma, in accordo con Atac, ha approvato – in data
17.12.09 un progetto per la riqualificazione della piazza che prevede la
pedonalizzazione della stessa con lo spostamento dei capolinea a porta San
Paolo, il restyling prevede nuovi lampioni in ghisa, sampietrini e panchine. Il
costo sarà di 2 milioni di €, tempo dei lavori – dalla consegna del cantiere –
10 mesi[14].
La piazza prende il nome dalla chiesa, eretta sulle rovine del tempio del Sole dell’imperatore
Aureliano, da Stefano II e chiamata inter duos hortos perché era circodata da
orti o in capite perché vi è conservata la reliquia della testa di San Giovanni
Battista. L’aspetto attuale risale al
1595-1601, a Franceso da Volterra e Carlo Maderno. Domenico De Rossi è autore
della facciata nel 1703. Il campanile è del 1210. La chiesa è officiata dai
cattolici inglesi.
Al centro della
piazza venne collocata la statua di Metastasio del Gallori, poi spostata ai
primi del Novecento in piazza della Chiesa Nuova per motivi di traffico. La
piazza è oggi tutt’uno con piazza San Claudio, ma fino agli anni Trenta vi
erano dei palazzi che la separavano e furono abbattuti con i lavori di
ampliamento del Corso.
Piazza dei Tribunali (ponte Umberto I): Palazzo di Giustizia. I romani lo chiamarono da subito “Il
palazzaccio” per i problemi di staticità che ebbe sempre. Si caratterizza per
l’eccesso scenografico smisurato. Fra i più imponenti e grandiosi di Roma post
unitaria, massima opera di Guglielmo Calderini[15].
I lavori durarono 22 anni, venne inaugurato nel 1910, ma la quadriga bronzea
venne collocata solo nel 1926, la facciata principale è su questo lato. Appare
costruito in travertino ma è solo rivestito di questo materiale, è in cemento
armato, uno dei primi palazzi d’Europa. E’ un edificio rettangolare tutto in
travertino, di massiccia ed elaborata architettura ispirata a forme del tardo
impero e del barocco romano. La movimentata facciata: corpo mediano a tre piani
e due ali più basse, è coronata da una quadriga bronzea di Ettore Ximenes[16],
statue colossali di giureconsulti di Maccagnani, Quattrini, Benini,
Tripisciano, Dazzi e Biondi ne ornano le rampe d’accesso. Dal portale mediano,
sormontato dal gruppo scultoreo con “La Giustizia tra la Legge e la Forza”, di
Quattrini, si passa nel cortile dove è una grande statua delle Legge dello
stesso Quattrini, anche qui statue di giureconsulti. Nel salone d’onore
affreschi di Cesare Maccari[17].
La facciata su piazza Cavour presenta, ai lati dello scalone di ingresso, due
fontane a vasca. Oggi è sede della Corte Suprema di Cassazione. E’ stato
recentemente sottoposto a lunghi lavori di ristrutturazione delle fondazioni.
Sul lato opposto
del palazzo si trova il ponte Umberto I.
Opera di Angelo Vescovali del 1885-89 in muratura rivestita di travertino e
pietra di Subiaco. Dalla piazza antistante il palazzo di Giustizia si vede
sulla destra la piccola chiesa del Sacro
Cuore del Suffragio in stile neo
gotico del 1890, detta dai romani “Il piccolo duomo di Milano”. Nella sacrestia
conserva alcune bacheche che costituiscono il Museo delle Anime del Purgatorio,
gli oggetti lì conservati dovrebbero testimoniare la presenza sulla terra di
anime non ancora completamente ascese al cielo.
Guardando verso
sinistra si vede invece la Casa Madre
dei Mutilati di Marcello Piacentini del 1928, edificio pentagonale di tufo
e travertino con una torre belvedere sul corpo mediano rientrante. Importanti
affreschi e sculture nell’interno, in una sala affreschi di Mario Sironi
inneggianti al duce e alla monarchia. Oggi è sede dell’Associazione Nazionale
Mutilati e Invalidi di Guerra e della Corte d’Appello di Roma. Dallo stesso
lato, più oltre, si vede Castel Sant’Angelo.
La facciata
posteriore, su piazza Cavour, ha sul fastigio un gruppo bronzeo di P.
Bartolini.
Piazza Cavour è
sistemata a giardini e ha al centro la statua
dello statista piemontese Camillo Benso Conte di Cavour opera di Stefano
Galletti del 1895. Sulla piazza lo storico cinema teatro Adriano unica tappa del tour romano dei Beatles. Vi affaccia una
chiesa cristiana Valdese. Attualmente la piazza è interessata da alcuni anni da
lavori per la creazione di un parcheggio sotterraneo multipiano.
“La biblica e solenne imponenza del Palazzo di Giustizia
mentre soddisfa l’esibizionismo della giovane capitale, trascura del tutto le
esigenze di funzionalità. Il tormento delle linee architettoniche esprime forse
le perplessità dell’autore Guglielmo Calderini. Iniziato nel 1880 e terminato
nel 1911 questo composito ammasso di travertino dopo soli cinquanta anni frana
su se stesso, quasi ad esmpliciare le ansie di chi l’aveva progettato”. Da:
Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, ed. De Luca, 1978.
UNA FRASE PER
RIFLETTERE
In queste passeggiate andiamo alla ricerca del “bello”, a ciò
ben si adatta questa frase:
“Le cose più belle del mondo, non possono essere viste e
nemmeno toccate. Bisogna sentirle con il cuore”. Helen Keller (Tuscumba 1880 –
Easton 1968) scrittrice americana, avvocato, pedagogista, sordo – cieca.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. Guida
d’Italia. Roma, Tci, 1992.
Irene de
Guttry, Guida di Roma moderna, ed. De Luca, 1978.
Claudio
Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton Compton, 2005.
Rendina –
Paradisi, Le strade di Roma, ed. Newton Compton, 2004.
Vittorio
Vidotto, Roma contemporanea, ed. Laterza, 2001.
Piero
Ostilio Rossi, Roma, guida all’architettura moderna, ed. Laterza, 1991.
AA.VV.
Catalogo della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ed. 2006.
AA.VV.
Enciclopedia dell’Arte, Garzanti, 2002.
Archivio de
“la Repubblica”, cronaca di Roma.
SITOGRAFIA
Piero Tucci
10.04.11
[1] Gaetano Koch (1849-1910) architetto romano di origini tirolesi, nipote del pittore Joseph Anton Koch (Nazareni). Oltre al palazzo della Banca d’Italia in via Nazionale, a piazza Esedra e piazza Vittorio che vediamo in questo itinerario è autore di palazzo Margherita a via Veneto oggi sede dell’ambasciata americana e palazzo Mengarini al Quirinale. Con Manfredi e Piacentini è subentrato a Sacconi nella direzione dei lavori per il Vittoriano.
[2] Mario Rutelli (Palermo 1859-Roma 1941) allievo a Roma di Giulio Monteverde, fu scultore di gusto accademico. A Roma a realizzato il monumento a Nicola Spedalieri in piazza Cesarini Sforza lungo corso Vittorio, il monumento equestre in bronzo ad Anita Garibaldi sul Gianicolo e la Vittoria su colonna trionfale al Vittoriano. A Palermo ha realizzato la Quadriga in bronzo sul teatro Politeama, la statua a Goethe a Monaco di Baviera.
[3] Igor Mitoraj. Nato a Oederan in Sassonia (Germania) da genitori polacchi nel 1944. Ha studiato all’Accademia d’Arte di Cracovia, dal 1968 si è trasferito a Parigi per proseguire gli studi e ha iniziato a dipingere e scolpire. Ha compiuto un viaggio di un anno nell’America Latina, nel 1970, dal quale ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla scultura. Dal 1983 ha uno studio a Pietrasanta (LU). Nel 1986 partecipa alla Biennale di Venezia. A Tivoli, davanti all’ingresso della Villa d’Este è stata collocata una sua statua che ha suscitato le proteste e una petizione dei cittadini. Altre sue opere sono a Osio di Sotto e a Firenze nel Giardino di Boboli.
[4] Mercato Esquilino. Tutti i dati sul trasferimento del mercato dall’archivio de “la Repubblica”, cronaca di Roma, alle date indicate nel testo.
[5] Stazione Termini tutte le notizie da: AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton, pag. 399.
[6] Pio Piacentini (Roma 1846-1928) architetto, è il padre di Marcello Piacentini l’architetto ufficiale del regime fascista. Oltre ad essere autore di questo palazzo e del prospetto del Traforo Umberto I su via Milano, ha progettato il Ministero di Grazia e Giustizia a via Arenula oltre a numerosi palazzi e villa sparsi per Roma. Con Giulio De Angelis ha iniziato la costruzione del palazzo della Rinascente in via del Corso a Roma. Con Koch e Manfredi è subentrato a Sacconi nella costruzione del Vittoriano.
[7] Adalberto Cencetti (1847-1907), scultore, alla Gnam: “Ignara mali”, nel vestibolo della Vedova.
[8] Palazzo delle Esposizioni. Riqualificazione. Tutte le notizie da l’archivio de “La Repubblica”, alla data indicata nel testo: 5 ottobre 2007.
[9] Alessandro Viviani
[10] Giulio Bargellini (1869-1936) pittore presente alla Gnam con “Pigmalione”, “Savonarola rifiuta gli onori di papa Alessandro VI”. Nel 1933 ha affrescato la cappella di San Giovanni Gualberto in Santa Prassede a Roma.
[11] Ercole Drei (Faenza 1886 – Roma 1973), scultore, di lui alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma in via Crispi (attualmente chiusa) si conserva “Il seminatore” del 1937.
[12] Ernesto Basile (Palermo 1857-1932) questa è la sua prima opera importante, ha realizzato il monumento ossario di Calatafimi nel 1885, i palazzi per l’esposizione Nazionale di Palermo, numerosi villini a Palermo. E’ autore a Roma anche del Villino Rudinì in via Quintino Sella 60, del Villino Florio in via Abruzzi 4 e soprattutto del villino Ximenes a piazza Galeno.
[13] Domenico Trentacoste (Palermo 1859-Firenze 1933) scultore, formatosi su modelli toscani quattrocenteschi, fu influenzato da Bartolini (vedi “La derelitta” al museo Revoltella di Trieste) da Cecioni e da Rodin visto a Parigi.Oltre che a soggetti di genere e a temi mitologici, si dedicò anche a ritratti e nudi femminili. Alla Gnam, nella veranda Sartorio, “Caino” del 1902.
[14] Restyling piazza san Silvestro, da archivio della cronaca di Roma de “la Repubblica” alle date 18.06.09, 4.10.09, 18.12.09.
[15] Guglielmo Calderini (Perugia 1837 – Roma 1916) esponente dell’eclettismo accademico, docente universitario a Perugia, Pisa e Roma. Progettò il quadriportico della basilica di San Paolo a Roma, palazzo Cesaroni a Perugia sede del Consiglio Regionale dell’Umbria e il palazzo Comunale di Messina.
[16] Ettore Ximenes (Palermo 1855 – Roma 1926) scultore e illustratore. Fondamentale per la sua formazione fu la conoscnza di Vincenzo Gemito. Nel 1880 espose con successo il modello per il Ciceruacchio, poi realizzato in bronzo e collocato nella passeggiata di Ripetta a Roma, l’anno successivo a Parigi fu apprezzato per la sua Nanà. Più tardi si accostò a moduli simbolisti e neorimascimetali come in “Rinascita” del 1895, alla Gnam. Fu anche eccellente illustratore e collaborò a lungo con “L’Illustrazione Italiana”. A Roma ha realizzato un gruppo allegorico marmoreo per l’Altare della Patria. Lavorò in Russia e in Usa. Alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma: “Signora di Kiev” e “Principessa Letizia”.
[17] Cesare Maccari (Siena 1840-1919) pittore. I suoi affreschi più importanti sono quelli per il palazzo Madama a Roma con “Episodi del Senato di Roma antica”. Ha afrescato il Palazzo Pubblico di Siena, la cupola della chiesa di Loreto. Le sue pitture hanno un’ispirazione rinascimentale.