ALLA SCOPERTA DELLA ROMA RIBELLE

 

UN INEDITO PERCORSO TRA I SOVVERSIVI

DELLA STORIA MILLENARIA DI ROMA:

DA MENENIO AGRIPPA A GIORDANO BRUNO,

DAGLI ARTISTI AI PERSONAGGI DELLA RESISTENZA.

 

INTRODUZIONE

     Roma ha la fama di essere una città sonnolenta, conservatrice, non animata da spirito ribelle. Forse perché nella sua storia millenaria la città ha visto di tutto, il passaggio di eserciti nemici provenienti dai luoghi più lontani, trionfare e soccombere papi e imperatori. Davanti a tutto questo il romano è disincantato. Una città impiegatizia che in parte vive all’ombra della Chiesa Cattolica, anche per bisogno, per i sussidi che eroga ai più poveri. Roma la città del referendum tra monarchia e repubblica che vede la vittoria della monarchia, la città di Andreotti, dei personaggi di Alberto Sordi, della “Dolce vita” e della “Grande Bellezza”.

     Ma Roma è anche la città dei Tribuni della Plebe, di Cola di Rienzo, dei partigiani (Roma città medaglia d’oro della Resistenza), degli artisti e scrittori contro corrente, di Pier Paolo Pasolini. Cerchiamo allora di far emergere questa altra città, un’altra Roma, la Roma ribelle.

 

MENENIO AGRIPPA

LA SECESSIONE DELL’AVENTINO

     Piazzale Ugo La Malfa, Aventino, rione Ripa. Per secessione dell’Aventino si intende l’azione che mettevano in atto i plebei romani  nei periodi di acuto conflitto con i patrizi. Celebre fu l’episodio di Menenio Agrippa del 494 a.C. che con un apologo convinse i plebei a tornare in città in cambio dell’istituzione dei Tribuni della Plebe. Il corpo sociale venne paragonato al corpo umano, se una parte non collabora, tutto il corpo deperisce (come nelle favole di Fedro). Tale episodio è raccontato da Tito Livio che parla di Monte Sacro, ma più probabilmente i plebei si ritirarono sull’Aventino.

     Con l’espressione di “Secessione dell’Aventino” venne chiamata la protesta messa in atto dai deputati dell’opposizione contro il governo fascista in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti avvenuta il 10 giugno 1924. In verità i  parlamentari si riunirono nella sala della Lupa di Montecitorio e non su questo colle, ma così è passata alla storia.

 

     Ci troviamo in uno dei punti panoramici più belli di Roma. Suggestionati dalla bellezza del luogo sono stati molti poeti tra i quali Gabriele D’Annunzio e Giosuè Carducci. Lo stesso Giuseppe Mazzini, affacciandosi da questo belvedere abbassò gli occhi davanti a tanta bellezza. Sotto di noi il Circo Massimo, il più grande edificio di spettacoli dell’antica Roma, lungo 550 m, prima in legno poi in muratura, qui il “Ratto delle Sabine”, resti verso la FAO con la torre della Moletta o dei Frangipane, nella spina sette uova e sette delfini di marmo, qui i due obelischi oggi a piazza del Popolo e a San Giovanni. Di fronte a noi il Palatino con la Domus Augustana cioè dell’Augusto non di Augusto, la parte privata del palazzo imperiale, la Domus Flavia costruita per Domiziano dal suo architetto Rabirio e lo Stadio o Ippodromo costruito da Domiziano restaurato da Settimio Severo con le terme.  Alle nostre spalle il monumento a Mazzini di Ettore Ferrari del  inaugurato nel 1949 dopo 20 anni dalla sua realizzazione, nel centenario della Repubblica Romana. Ancora oltre il Roseto Comunale con 5.000 piante, a maggio il concorso internazionale.

 

 

Sulla destra il palazzo della Fao di Cafiero e Ridolfi[1].

 

GIORDANO BRUNO

CAMPO DE’ FIORI

     Sull’unica piazza di Roma dove non si affaccia una chiesa o un edificio religioso, si trova la statua di Giordano Bruno[2], in questo punto il 17 febbraio 1600, venne arso vivo uno dei principali esponenti della filosofia rinascimentale, “eretico impenitente” per aver sostenuto che il conoscere è atto di libertà e superamento di natura. L’attore Gian Maria Volonté[3] prestò il suo volto nel film di Giuliano Montalto del 1973 che ricostruiva la vicenda umana e religiosa di Giordano Bruno.

     Dopo l’Unità d’Italia si costituì un comitato per l’erezione di un monumento al filosofo, fu sostenuto da personalità come Victor Hugo, Giovanni Bovio, Herbert Spencer. La statua, opera dello scultore Ettore Ferrari, consigliere comunale e massone, venne inaugurata l’8 giugno 1889 con una grande manifestazione anticlericale.

     Da allora la piazza è diventata luogo simbolico della Roma anticonformista, alternativa. Qui negli anni Sessanta si radunavano gli hippy, negli anni Settanta i giovani della sinistra extraparlamentare, i cosiddetti “gruppettari”, l’8 marzo 1972 si tenne una manifestazione di femministe che chiedevano la legalizzazione dell’aborto e diritti per gli omosessuali. Ma la legge 194 del 1978 era lontana da arrivare, come la legge che regola le unioni civili, la legge 20 del 2016 detta Legge Cirinnà. La Polizia caricò la manifestazione.

 

     Al centro il monumento a Giordano Bruno di Ettore Ferrari[4] del 1887 qui bruciato vivo come eretico il 17 febbraio 1600. La figura del filosofo incappucciato, ritto in piedi e con le mani strette sul libro delle sue teorie precorritrici, si leva su un alto basamento, ornato da medaglioni di eretici (da destra: Erasmo da Rotterdam, G. Ces. Vanini, Aonio Pallario, Michele Serveto, Giovanni Wiclef, Giovanni Huss, fra Paolo Sarpi e fra Tommaso Campanella); la dedica è di Giovanni Bovio: “A Bruno il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse”; sotto, tre rilievi bronzei con Fatti della vita di Giordano Bruno.

     Sul lato Ovest Fontana con grande vasca ovale di granito, sormontata da una terrina marmorea, riproduzione di analoga fontana del 1590 trasportata in piazza della Chiesa Nuova. Nel 1869, un anno prima dell’unione di Roma al resto dell’Italia, il mercato di frutta e verdura che storicamente si teneva a piazza Navona venne trasferito in questa piazza. Bisogna ricordare che donna Olimpia (1592-1657 cognata di papa Innocenzo X Pamphili) riuscì a far spostare il mercato che era sotto il suo palazzo di piazza Navona in piazza Sant’Eustachio, ma morta lei i banchi riguadagnarono piazza Navona. Lo stesso mercato, fino alla metà del XV secolo era sul Campidoglio.

     Il mercato è celebre anche per il cinema che lo ha reso protagonista più volte. Un nome su tutti: Aldo Fabrizi nel film “Campo de Fiori” del 1943 con Anna Magnani e Peppino de Filippo nella parte di un pescivendolo.

 

 

 

GIUDITTA TAVANI ARQUATI

VIA DELLA LUNGARETTA

     Via della Lungaretta 97, Rione Trastevere. Siamo nel 1867, l’Italia è già nata, al suo completamento mancano solo Roma, Trento e Trieste. Garibaldi prepara una spedizione di volontari che vuole entrare in città per liberarla dal dominio pontificio, contemporaneamente si prepara una insurrezione nell’interno della città stessa. Nel mese di ottobre patrioti arrivano a Roma da ogni parte d’Italia, sono esuli della Repubblica Romana, vengono accolti e nascosti nel Lanificio Ajani, dove il marito di Giuditta, Francesco Arquati, lavorava come direttore; ma altri vengono accolti  anche in casa di Giuditta nella vicina piazza Santa Rufina. Il 22 ottobre Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti fanno saltare con due barili di polvere da spara la Caserma Serristori a Borgo (saranno arrestati e poi condannati a morte, gli ultimi ghigliottinati dello Stato Pontificio). Il 23 ottobre un piccolo gruppo di volontari, guidati dai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli cercano di entrare a Roma discendendo il corso del Tevere, ma vengono bloccati a villa Glori, in 78 affrontano 300 militari pontifici, vengono sopraffatti. Enrico morì nei combattimenti, Giovanni morirà poco dopo per le ferite riportate. Composta di cinque fratelli, la famiglia Cairoli ne aveva già perso uno nella prima guerra d’indipendenza 1859 e un altro nella spedizione dei Mille, l’ultimo Benedetto, che aveva partecipato alla spedizione dei Mille, ferito a Palermo nel 1860, divenne presidente della Camera, ministro e capo del Governo. Il 25 ottobre, in seguito ad una denuncia di un delatore, trecento gendarmi circondano e attaccano il lanificio. I patrioti sono armati, Giuditta dà istruzioni militari, organizza la difesa. Per tre volte gli attacchi vengono respinti. Quando finiscono le munizioni lanciano tegole, mobili, stoviglie, sassi. Al quarto diventa un corpo a corpo, per permettere agli altri di fuggire sui tetti. Giuditta, il marito e il figlio dodicenne vengono sventrati con le baionette. Il 3 novembre Garibaldi e le sue camicie rosse sono fermati a Mentana solo grazie all’aiuto dei francesi il cui moderno armamento – i famosi fucili chassepots[5] – aveva ragione dei garibaldini. Alla Camera francese, il ministro della guerra Rouher poté vantare che gli chassepots avevano fatto meraviglie ed assicurare, fra gli applausi generali, che jamais jamais l’Italia sarebbe arrivata a Roma.

     L’associazione Giuditta Tavani Arquati, sorto nel 1887, venne sciolta dal fascismo, perché troppo indipendente, sarà ricostruita dopo la guerra e ancora commemora la strage del 25 ottobre. La targa è firmata: “I cittadini di Trastevere – La società operaia centrale romana”.

 

     La strada non è altro che il primo tratto della via Aurelia, che iniziava da ponte Emilio, oggi ponte Rotto e raggiungeva la cinta delle mura Aureliane a porta Aurelia oggi porta San Pancrazio. Lungo via della Lungaretta si segnalano, in piazza in Piscinula la Casa dei Mattei; presso piazza Sidney Sonnino la chiesa di Sant’Agata con la Statua della Vergine del Carmelo, detta popolarmente la Madonna de Noantri; il 16 luglio viene portata in processione al culmine della Festa de Noantri. Sull’altro lato San Crisogono.

 

 

 

PABLO PICASSO E GLI ARTISTI DELLA SCUOLA ROMANA

VIA MARGUTTA

     Via Margutta, rione Campo Marzio. Qui nel 1917 Pablo Picasso[6] affittò un atelier per la sua permanenza a Roma, era arrivato a Roma il 17 febbraio con Jean Cocteau e vi rimase fino all’inizio di maggio. Era stato chiamato da Sergej Djagilev, direttore artistico della compagnia di ballo dei Ballets Russes, per fare le scenografie e i costumi del balletto Parade, le prime cubiste della storia. Della compagnia faceva parte Olga Chocholova, di cui Picasso si innamorò e divenne la sua prima moglie. Le prove dello spettacolo si tenevano al Ridotto Taglioni, locale annesso al Caffè Faraglia di piazza Venezia angolo via Cesare Battisti, oggi sede Bnl. Qui dipinse alcuni capolavori come “L’italiana” e “Arlecchino e donna con collana”. Notizie del soggiorno romano di Picasso le abbiamo nella corrispondenza tra lui e Guillaume Apollinaire (che era nato a Roma in via Milano). Nell’atelier di via Margutta passò intere giornate con il compositore e direttore d’orchestra russo Igor Stravinskij, che in tal modo rafforzò l’amicizia tra i due.

     Se Picasso è stato un rivoluzionario nella storia dell’arte, anche gli artisti della Seconda Scuola Romana, che abitavano in via Margutta, sono stati rivoluzionari. Dalla pittura neorealista del secondo dopoguerra, alla pop art degli anni Sessanta. I nomi di Franco Angeli, Pino Pascali e tanti altri sono legati a questo luogo.

 

Oscura l’origine del nome, forse da una famiglia che vi abitava, di certo era il retro dei palazzi di via del Babuino, dove si posteggiavano le carrozze, dove si trovavano le scuderie. Sulle pendici del Pincio piccole case di stallieri, marmisti, cocchieri. Nella via la Fontana delle Arti o degli Artisti, con secchio, pennelli e cavalletto, allude alle abitazioni e studi per artisti presenti nella strada dalla fine del Cinquecento. I due mascheroni da cui fuoriesce l’acqua, uno sorridente l’altro triste alludono all’alterna vicenda della vita di qualunque artista. L’autore è Pietro Lombardi che nel 1926 ebbe l’incarico di disegnare fontanelle con i simboli dei rioni. L’artista è anche autore della fontana in piazza di Testaccio, la fontana delle Anfore.

 

GIOACCHINO GESMUNDO

VIA LICIA

     In via Licia, nel quartiere Appio Latino, si trova la lapide a ricordo di Gioacchino Gesmundo dove era l'abitazione che era anche la redazione clandestina de l'Unità. Allievo di Giuseppe Lombardo Radice, fu professore di filosofia al Cavour. Lo arrestarono su denuncia di un delatore, aspettarono in silenzio e riuscirono ad arrestare Maria Teresa Regard e Lina Trozzi con una borsa contenente chiodi a quattro punte. Furono condotti a via Tasso, Gesmundo fu rinchiuso nella cella 13 del terzo piano, qui fu torturato. Nel museo di via Tasso è esposta la sua camicia. Nelle sue memorie Giorgio Amendola scrive che quando si sparse la notizia del suo arresto la regola voleva che i compagni di lotta cambiassero domicilio, ma fare questo significava ammettere che Gioacchino avrebbe parlato, pensiero impossibile da ammettere. Nessuno cambiò abitazione, il patriota venne torturato ma non fece i nomi dei suoi compagni. E' morto alle Fosse Ardeatine.

   Una scuola elementare a lui intitolata in piazza De Cupis a Tor Sapienza, una lapide nel liceo scientifico (Cavour)  in via delle Carine 1, l'aula magna del liceo Giulio Cesare e una strada di Roma nel quartiere Della Vittoria.

Piero Tucci

10.01.2020

Per questo testo sono debitore del libro di Rosa e Viola Mordenti, Sansonetti e Santoro, dal titolo Guida alla Roma ribelle, ed. Finestre Voland, 2012.



[1] Mario Ridolfi  (Roma 1904- Marmore 1984)  Il palazzo postale di piazza Bologna nel 1933, il palazzo oggi della FAO nel 1938 con altri, intensivo in via Cesare Baronio 32 nel  1942, il quartiere INA Casa Tiburtino con altri, otto case a torre per INA assicurazioni tra viale Etiopia, via Galla e Sidama, via Adua e via Tripolitania con W. Frankl nel 1951-54. La palazzina Mancioli in via Lusitania 29 nel 1953, nel 1966 asilo nido e scuola elementare a Spinaceto. Motel Agip a Settebagni.

[2] Giordano Bruno (Nola 1548 – Roma 1600), filosofo, scrittore e frate domenicano. Il suo pensiero inquadrabile nel naturalismo rinascimentale fondeva le più diverse tradizioni filosofiche ma ruotava intorno a un’unica idea: l’infinito, inteso come l’universo infinito, effetto di un Dio infinito, fatto di infiniti mondi, da amare infinitamente.

[3] Gian Maria Volonté (Milano 1933 – Florina 1994) attore interprete versatile e incisivo spesso annoverato fra i migliori attori non solo italiani. Il regista Francesco Rosi disse di lui che rubava l’anima ai suoi personaggi. Ricoprì il ruolo di cattivo negli spaghetti western di Sergio Leone, divenne poi l’attor simbolo del cinema d’impegno civile raggiungendo i vertici sotto la regia di Francesco Rosi, Elio Petri e Giuliano Montaldo.

[4] Ettore Ferrari (1845 – 1929) Scultore. Professore di scultura e preside dell’Accademia di Belle Arti di Roma, deputato dal 1882 al 1892. Nella sua prima attività trattò soggetti di gusto romantico, poi si volse verso opere di carattere monumentale come il monumento a Garibaldi a Vicenza, Pisa, Macerata, Rovigo e Catania, il monumento a Vittorio Emanuele a Venezia, quelli a Giordano Bruno, a Quintino Sella, a Mazzini a Roma nel 1909. Nel 1887 ha realizzato la statua di Ovidio a Costanza in Romania poi replicata a Sulmona.  Alla Gnam di viale delle Belle Arti di Roma calco della statua di Giordano Bruno.

[5] Chassepot. Un’arma individuale in dotazione all’esercito francese dal 1866. E’ uno dei primi fucili a retrocarica con percussione ad ago, utilizzati in operazioni di larga scala.

[6] Pablo Picasso (Malaga 1881 – Mougins 1973) pittore e scultore spagnolo di fama mondiale considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo. Snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l’arte contemporanea, Picasso è stato un artista innovatore e poliedrico che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte mondiale per essere stato il fondatore, insieme a Georges Braque, del cubismo. Dopo aver trascorso una gioventù burrascosa, ben espressa nei quadri dei cosiddetti periodi blu e rosa, a partire dagli anni venti del Novecento conobbe una rapidissima fama: tra le sue opere universalmente conosciute: “Les demoiselles d’Avignon” (1907) e “Guernica” (1937).