UN QUARTIERE OPERAIO DIVENUTO VILLAGGIO CULTURALE
DELIMITAZIONE
Il rione si trova nella parte Sud del centro storico di Roma a ridosso delle mura Aureliane e del Tevere. Fa parte del I municipio del Comune di Roma. E’ delimitato da via Marmorata a Nord dal Tevere a porta San Paolo, dalle Mura Aureliane fino al fiume Tevere a Sud, dal fiume stesso sul lato Ovest. Ha la forma di un quadrilatero. E’ caratterizzato da un terreno pianeggiante (a parte l’altura artificiale del monte dei Cocci), ha una maglia stradale nel quale le strade si tagliano ad angolo retto Al suo interno si trova la vasta area dell’ex Mattatoio e da un’altra area artigianale tra via Galvani e le mura.
TOPONOMASTICA
I nomi delle strade sono riferiti a artigiani (Ginori, Bodoni, Manuzio, Mastro Giorgio), sono considerati tali anche gli artisti (Della Robbia, Ghiberti) o esploratori (Vespucci, Gessi, Antinori) sono accumunati a loro gli armatori Rubattino, Florio, oppure scienziati come Giovanni Branca, Galileo Ferraris, Beniamino Franklin, Galvani, Volta, Nicola Zabaglia. Oltre ovviamente ai toponimi: lungotevere Testaccio, via Marmorata, piazza dell’Emporio.
STORIA
Dal II secolo a.C. l’area dell’attuale rione fu utilizzata per accogliere la zona portuale della città. Questa venne costruita dai censori Lucio Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo, vista l’impossibilità di espansione del porto al Foro Boario (dove oggi è la Bocca della Verità).
Fu così costruito l’Emporio (193 a.C.), una lunga banchina paviemntata di 500 m di lunghezza della quale era agevole scendere al fiume. Alle sue spalle la porticus Aemilia, un portico che si estendeva dall’attuale via Marmorata a via Franklin, rappresentato nella Forma Urbis. L’imperatore Traiano provvide poi a far costruire altre strutture per lo più con la stessa funzione. Alle spalle di queste costruzioni portuali vi erano le sepolture, la più illustre è la piramide Cestia, poi inclusa nelle mura Aureliane.
Fra il II sec. a.C. e il III sec. d.C. può essere datato il monte Testaccio, formatosi con gli scarichi delle anfore frammentarie, esso rappresenta un ampio spaccato della vita economica di Roma.
Nel Medioevo la zona e la via Ostiense venne percorsa dai pellegrini che da San Pietro volevano raggiungere la basilica di San Paolo, restò disabitata, percorsa da processioni religiose e luogo di feste del Carnevale.
Nel Seicento tutta la zona era occupata da orti e vigneti, allora si cominciarono ad utilizzare le pendici del monte Testaccio come cantine per il deposito del vino. A partire dal Settecento, vicino alla Piramide Cestia venne creato un cimitero per accogliere chi non era Cattolico o apparteneva ad altre religioni. Solo nel 1821 tale area venne recintata.
La costruzione del gazometro nel vicino Circo Massimo nel 1852, fu il segno di una politica urbanistica, che voleva questa parte della città dedicata alla fabbriche e alle residenze degli operai. Tale politica venne confermata dal Regno d’Italia, con il 1870 Roma diventa capitale d’Italia. Nel 1890 sorse il nuovo Mattatoio, in sostituzione del precedente su via Flaminia, fuori porta del Popolo, la vicinanza con la linea ferroviaria Roma – Civitavecchia confermò questa destinazione industriale.
Nel 1879 vennero iniziate le costruzioni di otto isolati sul lungotevere, lungo via Marmorata, via Galvani e via Vanvitelli. Si trattava di edifici a due piani, oltre a piano terra, con cortile centrale molto ridotto, appartamenti di due / tre stanze comunicanti tra loro tramite ballatoio. Nel 1888-90 venne costruito il Mattatoio, nel 1905 venne sistemata a piazza un’area libera tra i palazzi che accolse subito il mercato rionale. Nel 1907 venne costruita la scuola IV Novembre in via Volta. Sorsero allora blocchi di edifici per l’Istituto Case Popolari, gli architetti furono Giulio Magni[1] (isolato tra le vie Volta, Zabaglia, Manuzio, Ghiberti), e Quadrio Pirani[2] (Lungotevere e Florio). Negli anni 1929-30 altri blocchi edilizi si devono a Innocenzo Sabbatini[3] (Marmorata / Vanvitelli) e Camillo Palmerini[4] (via Vespucci, ultimo intervento Icp).
Nel rione furono molto attivi i partiti antifascisti sia nel Ventennio, molto di più nei nove mesi di occupazione tedesca di Roma. A testimonianza di questa azione restano le lapidi e i monumenti presenti a porta San Paolo per la difesa di Roma l’8 settembre 1943. In via Marmorata 169, all’interno del palazzo abitato, una lapide ricorda i deportati del rione. All’interno dell’ex Mattatoio una lapide ricorda Italo Grimaldi (macellario, iscritto al Pci, arrestato il 23 dicembre 1943, abitante a Monte Sacro, fucilato a Forte Bravetta il 30 dello stesso mese), Antonio Righi (partigiano combattente di Bandiera Rossa, fu vittima del rastrellamento di Monte Mario del 26 ottobre 1943, con gli altri rastrellati fu portato in aperta campagna, costretto a scavarsi la fossa e mitragliato) e Francesco Celluprica (proprietario di una macelleria a piazza Re di Roma 4, abitava in via Cerveteri). Dagli anni Settanta/Ottanta il quartiere ha progressivamente cambiato volto, senza snaturarsi per la presenza delle case popolari, da quartiere popolare è diventato un villaggio culturale, uno dei centri della movida romana, anche per la presenza di molti locali notturni: osterie, ristoranti, pizzerie, birrerie, in genere tutti a buon mercato e di alcuni teatri (Vittoria, il più famoso tra i tanti). L’apertura della Scuola Popolare di Musica (1975) e del Macro Testaccio (2002) dentro una parte dei locali del Mattatoio ha contribuito a confermare questa tendenza.
ITINERARIO
PIAZZA SANTA MARIA LIBERATRICE
La piazza (già piazza dell’Industria) rappresenta il vero cuore del quartiere, sempre animata a qualunque ora del giorno, anche per la presenza dei giardini ora intitolati alla famiglia Di Consiglio[5] abitante del rione e sterminata nei campi di concentramento nazisti. Monumento ai caduti della prima guerra mondiale.
Ha forma triangolare, nel vertice si trova la chiesa parrocchiale, sul lato destro le case popolari di inizio secolo assegnate a carrettieri e operai del vicino mattatoio, lapide di circolo socialista risalente probabilmente agli anni dell’immediato dopoguerra (la sezione del PCI era in via Nicola Zabaglia), mentre ad angolo con via Romolo Gessi si trova la storica pizzeria “da Remo”.
Sul lato sinistro il teatro Vittoria, uno dei più famosi della città. Il teatro sorse ai primi del Novecento in una palazzina di due piani, si faceva il varietà, spettacoli senza troppe pretese, sul palco salirono attori del calibro di Aldo Fabrizi, Totò, Anna Magnani. Dopo la guerra l’edificio venne abbattuto, al posto del teatro sorse un cinema con platea e balconata. A costruirlo fu l’imprenditore Amati, proprietario di numerose sale a Roma. Sopravvisse fino alla fine degli anni Settanta. A maggio del 1986 iniziarono i lavori per trasformare il vecchio cinema in teatro di prosa. Attilio Nespegna, della cooperativa Attori & tecnici, incaricò l’architetto Enrico Nespegna dei lavori di adattamento. A dicembre aprì al pubblico con 560 poltroncine di velluto rosso, da allora non ha mai smesso di funzionare con compagnie prestigiose, grandi mattatori e produzioni della cooperativa stessa.
Sempre sul lato sinistro (civico 16) una lapide ricorda la casa in cui nacque e visse la cantante romana Gabriella Ferri[6]. Su quel lato si trova (civico 23) la libreria Testaccio, nella quale è stato girato il film “E’ arrivata la felicità” (2015) con Claudia Pandolfi (Angelica, titolare libreria, che abita in via Giovanni da Castel Bolognese) e Claudio Santamaria (Orlando, che abita al Flaminio in via Sacconi). Poco più avanti, ad angolo con via Mastro Giorgio, famosa gelateria artigianale. In via Giovanni Branca 88, sul lato della chiesa, ma di fronte ad essa, si trova Trapizzino, molto frequentata pizzeria a taglio che offre dei cartocci di pizza con una infinita varietà di riempimenti. Il locale è stato ideato da Stefano Callegari, proveniente da una famiglia di ristoratori romani, nel 2008. Nella vicina via Nicola Zabaglia si trova il bar pasticceria Linari, molto famoso e apprezzato nel rione e oltre.
CHIESA DI SANTA MARIA LIBERATRICE
E’ l’unica parrocchia di Testaccio. In stile romanico bizantino, eretta su progetto di M. Ceradini nel 1908 per i salesiani e le oblate di Tor de Specchi in sostituzione della chiesa barocca esistente fino al 1899 al Foro Romano demolita per mettere in luce i resti di Santa Maria Antiqua (primo santuario della Madre di Dio nel mondo).
Sulla facciata il mosaico, ricostruito nel 1925 dopo un rovinoso distacco, riproduce fedelmente un affresco in Santa Maria Antiqua. E’ una chiesa a tre navate con transetto e tiburio sull’incrocio delle navi. Completamente bianca. All’interno prevale uno stile floreale curato in ogni dettaglio, dalle balaustre ai pilastri, alle arcate. L’affresco del sec. XVI esistente sull’altare maggiore proviene dalla trecentesca chiesa di Santa Maria libera nos citata prima. Sul pavimento si trova un mosaico bianco e nero con riquadri alternati di motivi geometrici e segni zodiacali. La parrocchia è affidata ai salesiani.
Hai foto d’epoca di Santa Maria Liberatrice.
TEATRO VITTORIA
Il teatro risale ai primi del Novecento quando c'era solo la chiesa e le case popolari da poco costruite soprattutto per i dipendenti del vicino mattatoio. Gli spettacoli erano di varietà, poi di cinema e avanspettacolo. Aldo Fabrizi, Totò, Anna Magnani si esibirono in questo teatro. Nel secondo dopoguerra il teatro fu abbattuto e al suo posto sorse un condominio che al piano terra ospitava un cinema dell'imprenditore Amati che a Roma aveva molti cinema. Alla fine degli anni Settanta il cinema chiuse, nel maggio 1986 iniziarono i lavori per un nuovo teatro progettato dall'architetto Enrico Nespega. A dicembre 1986 il teatro aprì le porte al pubblico offrendo 560 posti a sedere.
Direttore artistico: Viviana Toniolo. Il teatro si qualifica per una programmazione molto differenziata: teatro classico, teatro di impegno sociale, spettacoli di artisti da circo, comici.
PIAZZA DI TESTACCIO
Si chiamava originariamente piazza Mastro Giorgio, come la via che la collega a piazza Santa Maria Liberatrice. E’ sempre stata occupata dal mercato rionale, uno dei più caratteristici di Roma, la sera veniva chiuso. Nell’angolo con via Mastro Giogio / Bodoni, ma nel perimetro del mercato, si trovava una grande edicola di giornali, il suo gestore Enrico Ferruggio, detto Righetto, era un personaggio molto popolare e simpatico nel rione, Rutelli lo definì il “Sindaco di Testaccio”, il sindaco Veltroni partecipò ai suoi funerali. Ad angolo con via Manuzio e via Luca della Robbia si trova la pescheria “Acquasalata” che la sera diventa un ristorante di pesce.
Al centro si trova la fontana di Testaccio, che fa riferimento alla caratteristica del rione, cioè il monte dei Cocci, è opera di Pietro Lombardi[7], venne inaugurata nel 1926, spostata in piazza dell’Emporio nel 1935 per dare spazio al mercato. L’inaugurazione del nuovo mercato di Testaccio il 2 luglio 2012, in sede coperta ha permesso la riqualificazione della piazza e il ritorno della fontana nel luogo originario domenica 25 gennaio del 2015. Il successo di questa fontana fece si che che l’artista ebbe incarico di progettare dieci fontanelle rionali.
L’idea è incentrata sul motivo dell’anfora che è il simbolo del rione in quanto fin dal II secolo a.C. in quest’area lungo il Tevere si trovavano magazzini di deposito e le anfore di terracotta per l’olio o il vino non potevano essere riutilizzati, dovevano essere distrutte, ecco sorgere il monte dei Cocci. Nel medioevo i cocci (in latino testae) diedero nome alla zona: Testaccio.
La fontana venne realizzata in travertino, presenta vari punti dove attingere l’acqua. Al centro di una piattaforma circolare posta in cima a sette gradini, sitrova un elemento vagamente conico composto da un ammasso di anfore addossate le une alle altre. Alla base della struttura l’acqua si riversa in quattro vasche rettangolari poste a croce rispetto al nucleo centrale, contro il quale appoggiano uno dei lati corti che si unisce all’elemento di centro con una voluta ornata da una testa di montone e dallo stemma cittadino. Lo spazio della piattafroma tra i bracci della croce è lasciato libero, tranne che agli angoli tra i bracci stessi occupati da quattro piccole vaschette.
IL BUCATINO
Si trova in via Luca della Robbia 84. La trattoria “Il bucatino – Via Luca della Robbia” è conosciuta, come dice il nome, per il piatto di bucatini alla Amatriciana, servito assieme ad un accessorio indispensabile: un bavaglino da indossare, per proteggersi dagli schizzi! Chi riesce a non sporcarsi, ha il diritto di portarsi a casa il bavaglino come ricordo!
Ma la trattoria è anche luogo di ritrovo degli artisti che lavorano nei numerosi teatri presenti nel quartiere (teatro Vittoria, La cometa, Antigone, Petrolini, etc.). Alla fine dello spettacolo serale, infatti, gli artisti si ritrovano a cena nella trattoria e, negli anni, hanno lasciato alle pareti le loro foto e autografi con dedica…alle buone pietanze mangiate quella sera.
MONTE TESTACCIO O DEI COCCI
E’ l’antico colle di Cocci, perché si è formato accumulando i rottami di anfore che venivano scaricati dai magazzini e dagli impianti adiacenti al porto fluviale dell’Emporium. Le anfore, non essendo smaltate all’interno, non potevano essere riutilizzate. Una discarica specializzata alta circa 36 metri (m 54 slm), con la circonferenza di base di un chilometro circa, si calcola che vi siano i resti di 53 milioni di anfore per la maggior parte olearie. Testae in latino vuol dire cocci, ecco perché il nome di Testaccio poi attribuito al rione. Esso rappresenta una sorta di “archivio” della storia commerciale ed economica della Roma tardo repubblicana e di buona parte dell’impero, appena esplorato nella parte superficiale (a parte i saccheggi di scavatori clandestini). Recenti studi hanno appurato che i materiali per ora noti sono quasi tutti appartenenti ad anfore olearie provenienti dalla penisola iberica (Andalusia), e dal Nord Africa, con marchi di fabbrica impressi su una delle anse e il nome dell’esportatore, la data consolare e altre notazioni dipinte sul corpo e databili per lo più tra il periodo augusteo e la metà del III secolo d.C.
Sul monte sale una strada che probabilmente ripete quella antica percorsa dai carri che scaricavano i rottami. E’ purtroppo chiusa al pubblico. Nel medioevo qui si svolgeva il carnevale con giochi crudeli come tauromachie e la ruzzica de li porci, dal Quattrocento il carnevale fu trasferito al Corso. Il colle divenne il punto di arriva della Via Crucis del Venerdì Santo, ancora oggi una croce ricorda tale tradizione. Tutto intorno le vecchie grotte, adibite a cantine o stalle, con una temperatura costante di 10° circa (la pianta di Roma del Nolli 1748 mostra come la situazione fosse analoga a quella attuale), sono state trasformate in locali dove prende corpo la vita serale dei giovani romani. Tra i tanti spicca un teatro.
Durante la seconda guerra mondiale una batteria antiaerea fu installata sulla cima del colle, resta la base in cemento di tale postazione.
MERCATO DI TESTACCIO
Lo storico mercato di Testaccio si trovava in piazza di Testaccio dove era stato parzialmente coperto e chiuso la sera. Ad angolo con via Mastro Giorgio – via Bodoni si trovava una grande edicola di giornali, il gestore era un personaggio assai popolare nel quartiere, ai suoi funerali partecipò anche l’allora sindaco di Roma Walter Veltroni. Al centro della piazza si trovava una fontana detta delle Anfore o di Testaccio, ma venne spostata al termine di via Marmorata, lungotevere a causa del gran numero di banchi del mercato. Un referendum nel quartiere ha scelto il progetto di riqualificazione della piazza stessa. Il 10 giugno 2012 è stato l’ultimo giorno di mercato in questo luogo.
Si trova tra via Luigi Galvani, via Beneamino Franklin, via Aldo Manuzio e via Lorenzo Ghiberti, occupa per intero il quadrilatero compreso tra queste strade. Si sviluppa su una superficie di 5.000 mq, con 103 banchi, un parcheggio sotterraneo, il progetto è dell'arch. Marco Rietti. Il nuovo mercato apre il 2 luglio 2012, è un museo mercato perchè al centro sono visibili gli scavi archeologici per 1.000 mq.
In quest’area archeologica non è una semplice esposizione ma, in essa è possibile seguire dei percorsi guidati al di sotto del mercato con magazzini di età romana, resti di un casale rinascimentale e i "villinetti" dello Iacp degli inizi del Novecento.
Il nuovo mercato è una struttura dove trionfano vetri aperti, ferro bianco e mattoncini in terracotta, ogni box per la vendita è di 20 mq mentre prima gli operatori avevano a disposizione banchi di 12 mq. L'idea è quella di una piazza aperta, non c'è un ingresso principale ma ben 22 entrate. L'uso della terracotta vuole indicare il radicamento nel territorio, Testaccio è la terra delle anfore, da cui il nome. Oltre ai pannelli solari vi sono ben 5.000 mq di vetri (da la Repubblica del 22 aprile 2012).
Interessanti i banchi di calzature con scarpe di qualità a prezzi interessanti e un banco che vende oggetti di design.
La provincia vi ha già aperto un Centro di Avviamento e Formazione al Lavoro che si chiama "Porta futuro". Al di sopra vi saranno residenze per studenti (da Paese Sera del 15 giugno 2011). Adesso è gestito dalla Città Metropolitana.
E' costato 18 milioni di euro, quattro anni di lavori (da la Repubblica del 2 luglio 2012).
Presso il mercato di Testaccio è stato realizzato il Giardino Domenico Pertica al di sopra di un parcheggio realizzato dal Comune nel 2008-2017. E’ stato realizzato in base ad un progetto di progettazione partecipata con i residenti, inaugurato nel giugno 2017.
Il giardino è dedicato allo scrittore e giornalista Domenico Pertica che ha dedicato tutta la sua vita a studi sulla storia di Roma (è autore di una Storia dei Rioni di Roma). Era un testaccino vero, in questo rione ha sempre abitato, anche se è nato a Palombara Sabina nel 1921. E’ stato ideatore del premio Simpatia, manifestazione ultra quarantennale che si tiene in Campidoglio. Era anche pittore e poeta, è stato amico di Fellini (ha recitato in “E la nave va” e “Amarcord”), De Sica, Argan, Antonello Trombadori, Livio Jannattoni e Moravia. E’ morto nell’anno 2000.
MATTATOIO. MACRO
Si trova in piazza Orazio Giustiniani che ricorda il poeta romanesco che qui abitava (1911-1919), dove venne ucciso. Fino al 1965 la piazza si chiamava “del Mattatoio”. Costruito nel 1888-90 dall’architetto Gioacchino Ersoch[8] sulla base delle nuove norme igieniche imposte dallo Stato. Si sviluppa su un’area di 25.000 mq compresa tra via Beniamino Franklin, dov’è l’ingresso principale e il lungotevere dove era il dazio per il controllo e il peso del bestiame.
Il Mattatoio è stato dismesso nel 1975 e sostituito da uno nuovo a Tor Sapienza (v.le Palmiro Togliatti). Dopo anni di abbandono, oggi una parte è adibita a facoltà di Architettura dell’Università di Roma Tre (dal 2000), un’altra parte ospita il MACRO (dal 2002 e 2006), museo di arte contemporanea di Roma, un’altra parte ancora è occupata dalla Città dell’Altra Economia (dal 2007). Nel complesso si è insediato il centro sociale Villaggio Globale. A partire dal 2002 qui si sono tenute le prime tre edizioni del Gay Village.
RISTORANTE CHECCHINO DAL 1887
Si trova difronte all’ingresso del Mattatoio in via di Monte Testaccio 30. Ha festeggiato i 130 anni di vita. Nato come rivendita di vini ricavata nelle grotte di Testaccio, il locale fu poi trasformato in un’osteria con cucina nell’anno in cui aprì il mattatoio, nel 1890. Gli operai ricevevano parte della paga in frattaglie e quinto quarto, ovvero gli scarti degli animali. Ingredienti che nelle cucine venivano lavorati e preparati in modo da diventare piatti saporiti. E’ ancora gestito dalla stessa famiglia delle origini. Il presidente Einaudi e l’attore Aldo Fabrizi erano frequentatori abituali. Qui sono stati inventati i rigatoni alla pagliata, la coda alla vaccinare e gli antipasti di zampetti e cervella oppure il famoso padellotto.
CIMITERO ACATTOLICO
Per l’Angelo del dolore vedi “Angeli su Roma”.
VIA NICOLA ZABAGLIA
La strada ricorda un maestro muratore, ingegnere e inventore del Settecento. A lui si deve l’erezione della colonna di Antonino Pio in piazza Colonna, ottenne uno spazio nella soffitta della navata centrale della basilica vaticana dove sistemò le sue macchine. Si può considerare il fondatore del corpo dei sampietrini. La sua figura è ricordata in alcune pasquinate.
Sullo lato opposto del cimitero inglese si trova una fontanina, detta Fontana del Boccale, realizzata da un gotto ornato anteriormente da quattro pilastrini in travertino. Realizzata da Raffaele De Vico nel 1931. Riproduce il boccale in uso sulle tavole popolari. La fontana ha un sedile in pietra disposto con andamento a semicerchio.
CIMITERO MILITARE DEL COMMONWALTH
Le tombe dei soldati inglesi o del Commonwalth sono tutte uguali con lapidi bianche, nell’area cimiteriale anche un piccolo mausoleo, in laterizio e protiro con due colonne sulla fronte.
CAMPO TESTACCIO
Questo è il campo storico nel quale la Roma giocò dal 3 novembre 1929 al 30 giugno 1940. Si trova lungo via Nicola Zabaglia presso la biblioteca Enzo Tortora del Comune di Roma (al civico 27). Venne costruito nel 1929 e prende il nome dal rione nel quale sorge, qui la Roma giocò 161 partite con 103 vittorie, 32 pareggi e 26 sconfitte.
L’impianto fu progettato dall’ingegner Silvio Sensi, padre di Franco (presidente del terzo scudetto della Roma), aveva quattro tribune in legno verniciate con i colori della squadra, aveva una capienza di 20.000 spettatori. L’impianto comprendeva l’abitazione dell’allenatore sul muro era dipinto un gigantesco stemma della squadra. Per vedere una partita si pagava dalle 30 alle 35 lire in tribuna coperta e via via a scalare fino ai popolari dove si pagava 5 o 6 lire, 50% di sconto alle donne. Era frequente vedere gruppi di spettatori sul Monte dei Cocci per vedere la partita dall’esterno senza pagare il biglietto. Lo stadio è rimasto nella memoria dei tifosi romanisti per la partita contro la Juventus del 15 marzo 1931 nella quale i romani vinsero 5-0, da qui è stato tratto anche un film “Cinque a zero”. Dopo la stagione 1939-40 lo stadio venne abbandonato perché la tribuna dei distinti cominciava a dare segni di cedimento, venne sostituita da una in cemento (i cui lavori durarono quasi un anno), ma nonostante ciò fu abbattuto il 21 ottobre 1940.
Il 27 novembre del 2000, alla presenza del sindaco Rutelli, del presidente Franco Sensi e di molti campioni del passato lo stadio è stato riedificato, di dimensioni ridotte ma dotato di un centro sportivo multifunzionale. I lavori di un parcheggio sotterraneo hanno comportato un decadimento della struttura, il problema a tutt’oggi non è risolto.
In via Lorenzo Ghiberti 55 si trova il Roma club Testaccio, è stato fondato nel 1969 in via Vespucci, poi si è trasferito in via Branca, quindi nella sede attuale.
PIRAMIDE
Fu costruita tra il 18 e il 12 a.C. come tomba di Gaio Cestio Epulone, è in calcestruzzo con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo di Carrara. E’ alta m 36,40 con base quadrata di circa m 30 di lato, ha una piattaforma cementizia di base.
Fu costruita in soli 330 giorni, forse meno, su volere testamentario di Gaio Cestio, altrimenti gli eredi avrebbe perso l’eredità. All’interno vi è un’unica camera sepolcrale di m 5,95 x 4,10 e alta m 4,80, solo 1% della cubatura, volta a botte, originariamente era murata, è dipinta di bianco con sottili cornici e figure decorative in stile pompeiano. Sulla parete di fondo doveva esserci il ritratto del defunto, ora c’è un buco praticato da scavatori abusivi in cerca di tesori.
Sui lati orientale e occidentale del monumento si trova l’iscrizione con il nome e i titoli di Cestio. Il monumento, ovviamente lungo l’Ostiense, aveva una recinzione in blocchi di tufo e quattro colonne agli angoli, rialzate nel cimitero inglese e due statue del defunto.
Sempre conosciuta e ammirata, anche Petrarca ne parla e la scambia per la tomba di Remo, sulla cima venne porto il prima parafulmine di Roma che ancora esiste.
Restaurata nel 2014 grazie al mecenate giapponese Yuzo Yagi con due milioni di euro, è stata reinaugurata il 21 aprile 2015 alla presenza del sindaco Ignazio Marino e del mecenate. Il restauro ha richiesto 327 giorni, ha rivelato sfumature rosate sui marmi che si estendono su una superficie di 2.264 mq, sono state necessarie 3.701 metri lineari di stuccature.
UFFICIO POSTALE DI ROMA OSTIENSE
Lo citiamo anche se non ricade nel nostro rione (ma nel rione Ripa) per l’importanza dell’edificio in sé e per completezza di informazione. E’ stato costruito nel 1933-35 su progetto di Adalberto Libera[9] e Mario De Renzi, è nel tipico stile razionalista. Presenta una soluzione interessante nella pensilina e nel salone per il pubblico, illuminato dall’alto da un tamburo in vetrocemento. “Anche dai dettagli risulta la straordinaria incisività geometrica dell’edificio”, Irene de Guttry, Guida di Roma moderna, De Luca editore, 1978, pag. 47.
CASERMA DEI VIGILI DEL FUOCO
Si trova tra via Marmorata e via Luigi Galvani. Costruita tra il 1928 e il 1930 su progetto di Vincenzo Fasolo. Sull’angolo stondato si trovano sette grandi porte per il garage con piattabanda affiancate da semicolonne realizzate, come tutta la struttura in blocchetti di bugnato rustico. I capitelli sopra le colonne sono oranti al centro dalla raffigurazione di un elmo di pompiere. Tutto l’edificio e la torre oranta di beccatelli, rievoca una fortezza. Qui è conservato materiale dei vigili del Fuoco fra cui un’auto pompa a cavalli, scale, pompe a mano.
SCUOLA ELEMENTARE IV NOVEMBRE
Si trova in via Alessandro Volta. In stile eclettico, del 1907. L’ingresso ha un doppio porticato sostenuto da pilastri oltre il quale è il cortile. Notare l’ingresso maschile e quello femminile. E’ la scuola che compare nel film-tv “Provaci ancora prof” con Veronica Pivetti, nella finzione cinematografica è una scuola superiore.
PORTICUS AEMILIA
I resti maggiori si trovano in via Rubattino. “All’inizio del II secolo a.C. dovendo impiantare una nuova area portuale e commerciale, si impiantarono imponenti opere pubbliche cui si legano i omi di importanti gentes patrizie, tra questa la gens Aemilia. Nel 193 a.C. gli edili curli Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo iniziarono la costruzione di un nuovo porto (Emporium) e di un retrostante edificio, tradizionalmente considerato un magazzino per lo stoccaggio delle merci, la Porticus Aemilia. La sua costruzione venne ultimata nel 174 dai censori Quinto Fulvio Flacco e Aulo Postumio Albino.
L’edificio misurava 487x60 metri ed era compreso tra leattuali vie Francklin, Marmorata, Branca e Vespucci. Lo spazio era diviso in 50 navate larghe 8,30 metri ciascuna, coperte da volte a botte e digrandanti verso il Tevere. Il pavimento era di terra battuta e l’alzato in opera incerta di tufo. Si tratta di uno dei più antichi casi di impiego di questa tecnica costruttiva. Dalla metà del I d.C. (in particolare in età traianea 98-117), furono realizzati interventi di restauro in opera mista di laterizi e blocchetti di tufo, connessi probabilmente alla necessità di rendere funzionali le grandi navate, suddividendole in vani più piccoli.
Una recente ipotesi, basata su considerazioni di natura epigrafica, topografica e costruttiva e su alcuni confronti greci di età ellenistica, identifica l’edificio con le antiche darsene militari sul Tevere (navalia), successivamente rifunzionalizzate e adibite allo stoccaggio delle merci.
Questi resti monumentali hanno caratterizzato nei secoli insieme il paesaggio del luogo e sono in buona parte riconoscibili lungo le vie Florio, Branca, Rubattino e Vespucci”. Tutto questo paragrafo è stato preso da cartello posizionato su via Rubattino a firma di A. Contino.
CASA DI ELSA MORANTE
Si trova in via Amerigo Vespucci 41, qui la scrittrice visse i primi dieci anni di vita (era nata in via Anicia a Trastevere). La lapide sulla parete esterna recita: “In questa casa ha abitato una straordinaria scrittrice italiana Elsa Morante. Una mente visionaria / un profondo sentimento del dolore / una viva complicità con gli umili / capace di trasfromarare la storia in mito / la vita in favola crudele e misteriosa. Anno 2004”. Lapide posta dal Comune di Roma, sindaco Veltroni, assessore alla cultura Gianni Borgna.
Elsa Morante era nata a Roma nel 1912 da una maestra elementare ebrea e un padre anagrafico istitutore in un riformatorio per minorenni (la madre era sposata con un impiegato delle poste). Alla fine del liceo va a vivere per conto proprio ma la mancanza di soldi la costringe ad abbandonare l’università. Dà lezioni private, collabora a riviste e giornali, scive per altri tesi di laurea. Nel 1941 sposa Alberto Moravia (presentatogli dal pittore Giuseppe Capogrossi) al quale rimane legata fino al 1962 abitando in via dell’Oca, è morta nel 1985, è considerata una delle più importanti autrici di romanzi del dopoguerra, prima donna a vincere il premio Strega. Le opere più celebri sono: “Menzogna e sortilegio” 1948, “L’isola di Arturo” 1957, “Il mondo salvato dai ragazzini” 1968, “La storia” 1974, “Aracoeli” 1982. Dopo questo libro scoprì di essere ammalata e tentò il suicidio, fu salvata dalla governante, morì di infarto nel 1985. Tutti i suoi manoscritti sono conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Nel cortile interno del palazzo una seconda targa recita: “Solo chi ama conosce”.
Proprio a pochi metri da qui vagabodavano i protagonisti del romanzo “La storia”: Useppe e la sua compagna inseparabile, la cagna Bella, in libera uscita nel quartiere, nella primavera estate del 1947.
IL CREMLINO
E’ chiamato così il grande edificio che si trova in piazza dell’Emporio, tra il lungotevere e via Marmorata, ha questo nome “Cremlino”, il palazzo sede della storica sezione del Pci, che possedeva tutto il primo piano. Compare anche nel film di Moretti, la Cosa (1990). E’ anche chiamato palazzo dell’INA, è in stile neo-barocco, sulla piazza si aprono una successione di terrazze.
Vi abitano Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Enrico Letta (capo del governo dall’aprile 2013 a febbraio 2014) e Giuliano Ferrara (giornalista e ministro nel primo governo Berlusconi).
Nel 1923, scavando le fondamenta del palazzo, venne trovata una grande statua femminile che è stata definita, per la presenza dell’egida sul petto, Minerva. Ora si trova a palazzo Altemps. In quest’area si rinvennero anche due iscrizioni con dediche a Mercurio e ad Apollo, nel 1886 venne recuperata una base frammentata dedicata ad Apollo di età augustea, è ora conservata nei musei Capitolini.
Al centro di piazza dell’Emporio si trovava la fontana di Testaccio, ora sostituita da un’aiuola con giovani cipressi. Sporgendosi dal lungotevere, o meglio dal ponte, guardando a valle, verso la sponda sinistra si vedono i resti del porto romano imperiale.
PONTE SUBLICIO
Venne costruito nel 1918 su progetto di Marcello Piacentini[10] (tra le sue prime opere), unisce il rione di Testaccio al rione Trastevere (Porta Portese). E’ un ponte a tre arcate a sesto ribassato, in laterizio, le ghiere delle arcate e le spallette sono in travertino. Il nome ricorda l’antico ponte che si trovava poco a valle dell’isola Tiberina che la leggenda vuole costruito da Anco Marzio (Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso). Il nome deriva dalla lingua dei Volsci, vuol dire ponte di tavole in legno. Al ponte è collegata la leggenda di Orazio Coclite. Di tale ponte rimasero delle tracce fino al 1890, quando furono demolite nelle opere di sistemazione del fiume e come misura di prevenzione delle piene.
VIA MARMORATA
Il nome gli deriva dai grandi depositi di marmi e pietre che giungevano a Roma via Tevere. La strada ripercorre il percorso dell’antica via Ostiensis (che usciva dalla porta Trimigemina delle mura Serviane, tra Aventino e Tevere), fino al 1920 il toponimo si riferiva anche a lungotevere Aventino. Secondo la leggenda (Eneide VIII libro) in questo luogo avvenne lo sbarco di Enea e l’incontro con Evandro.
Arco di San Lazzaro. Era un arco di accesso all’Emporium. Il popolo lo denominò Arco di Orazio Coclite, perché creduto vicino a ponte Sublicio e alle vicende dell’eroe romano. Verso il Quattrocento l’arco è l’unico passaggio di un vicolo di campagna percoso dai pellegrini diretti alla basilica di San Paolo fuori le mura. A questo arco era appoggiata una cappella dedicata a San Lazzaro, protettore dei lebbrosi dove si raccoglievano elemosine per il lebbrosario che era fuori porta Angelica, sulla via Trionfale, alle pendici di Monte Mario. Non era un ospedale per lebbrosi, questi erano ben lontani dai centri abitati. Nel rinascimento l’arco viene chiamato delle “Sette Vespe” o Vespilloni, di tale nome non sappiamo dare spiegazione, forse era riferito ad una decorazione araldica.
I primi palazzi che vediamo sulla destra sono di Innocenzo Sabbatini.
Palazzo in via Marmorata 169. Nel cortile interno si trova un asilo nido comunale (Casa dei Bambini) e al centro del giardino una lapide ricorda: “Per ridare all’Italia libertà e giustizia / Adolfo Caviglia / Cesare Tedesco / caddero alle Fosse Ardeatine / vittime della ferocia nazifascista / Guglielmo Caviglia, Lazzaro di Porto, Davide Moresco, Mario Milano, Mario Natili / morirono in campo di concentramento in Germania / il loro sacrifcio sia di ammonimento / i condomini memori / 20-21 settembre 1947”. Uno dei segni più chiari della presenza antifascista nel rione.
Prima di arrivare all’incrocio con via Galvani, al civico 39, ecco il noto ristorante Perilli, aperto nel 1911, che offre piatti tipici della cucina romana. Nell’interno vedute di Roma del 1960 di Fernando Corsi di Genzano.
In fondo a via Marmorata, angolo via Caio Cestio, si trova una palazzina, nel cortile interno si conserva la facciata della polveriera, dove si esercitavano i militari addetti ai cannoni di Castel Sant’Angelo.
PONTE TESTACCIO
Venne costruito nel 1948 (ma i lavori erano iniziati dieci anni prima) su progetto di Cesare Pascoletti, unisce il nostro rione al quartier Portuense (lungotevere Portuense). E’ il primo ponte sul Tevere ad essere costruito dopo la II guerra mondiale. E’ lungo 121,91 metri e largo 31,3 m, ad una sola arcata. Su tale ponte è stata girata la scena finale del film “Accattone” (1961) prima opera di Pierpaolo Pasolini, in tale scena il protagonista muore cadendo dalla moto sulla qule fugge inseguito dalla Polizia (Franco Citti).
LUNGOTEVERE TESTACCIO
All’altezza di via Florio si trova una fontana (detta di Pio IX) che è stata qui sistemata durante il pontificato di Pio IX. E’ formata da una quinta in laterizio con i lati evidenziati da travertino a bugnato raccordati alle spallette del lungotevere e sormontati da due sfere sempre in travertino. L’acqua che esce da una protome leonina finisce in una vasca costituita da un sarcofago strigilato e con tabula al centro. Questa fontana, sormontata dallo stemma pontificio, ha murata una lapide che ricorda i ritrovamenti archeologichi voluti dal pontefice. E’ stata restaurata nel 1993 e nuovamente nel 2000 a seguito di un intervento vandalico che aveva danneggiato il sarcofago.
LOCALI DI TESTACCIO
Intorno al Monte dei Cocci: Checchino dal 1887, Trentatre Ristorante, Pecorino, L’Alibi, Coyote bar, Conte Staccio, Radio Londra, Ristorante Charro, Caffè Latino, Flavio al Velavevodetto, Osteria degli amici.
In piazza Testaccio: Acqua salata, pescheria di giorno, ristorante di pesce la sera; L’oasi della Birra, Il cantinone (trattoria pizzeria di specialità romane, aperta nel 1955, ambienti retrò, atmosfera conviviale), Felice (in via Mastro Giorgio 29, trattoria moderna dalle pareti di mattoni e legno, con una specialità romana per ogni giorno della settimana) e Silvana.
In via Luca della Robbia: Dal Bucatino.
In piazza Santa Maria Liberatrice: Da Remo, popolare e affollato dagli arredi spartani con pizza romana cotta la forno e fritture.
In via Americo Vespucci: Nuovo Mondo, la pizzeria frequentata da Enrico Letta e famiglia.
IL QUARTIERE NEL CINEMA
Il rione è stato spesso protagonista al cinema. Ricordiamo il film “I soliti ignoti” del 1958 di Mario Monicelli, candidato al premio Oscar come miglior film straniero. Uno dei protagonisti Cosimo, interpretato da Memmo Carotenuto, tenta uno scippo ai danni di una vecchietta (via Franklin – Manuzio), ma va male, viene inseguito, scappa e finisce sotto un tram che proviene da via Galvani e lo investe all’incrocio con via Franklin. La zona non è facilmente riconoscibile perché ci sono i cosiddetti “villinetti”, caseggiati abbattuti poco dopo. Tuttavia l’indizio ce lo fornisce la scritta “Da Checchino”. In via Franklin si svolge la scena iniziale del film “Così parlò Bellavista” (1984) di Luciano De Crescenzo, ma con i villinetti ormai scomparsi. Un film che esalta la napoletanità è stato girato a Testaccio. L’ufficio postale Ostiense di via Marmorata è protagonista nel film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970, premio Oscar l’anno successivo) di Elio Petri con Gian Maria Volontè. Sempre l’ufficio postale è presente nel film “Brutti, sporchi e cattivi” (1976, vincitore del festival di Cannes) di Ettore Scola nel quale avviene la scena esilarante del ritiro della pensione della nonna. Sul retro dell’ufficio postale, nel parco, i due protagonisti de: “Le fate ignoranti” (2001) di Ferzan Ozpetek, cioè Margherita Buy e Stefano Accorsi, mangiano con gioia un cono gelato. La fontana delle Anfore, quando era in piazza dell’Emporio è protagonista del film “La finestra di fronte” sempre di Ozpetek di due anni dopo con Raoul Bova e Giovanna Mezzogiorno. Il romanzo La Storia di Elsa Morante ha avuto una sua trasporizione cinematografica nel 1986 ad opera di Luigi Comencini (film della TV). Nel romanzo la famiglia protagonista proviene da San Lorenzo (distrutta dal bombardamento) e va a vivere in una camera ammobiliata in via Mastrogiorgio, poi si trasferisce in via Bodoni. Il primo film della serie “Fantozzi” (1975) con Paolo Villaggio, l’abitazione del protagonista è in via Giovanni Battista Bodoni 79. Ma anche “Fantozzi contro tutti” (1980), terzo film della serie. Ancora nel film “Fracchia la belva umana” (1981) la casa del ragionier Giandomenico Fraccia è in lungotevere Testaccio 11. La serie televisiva “E’ arrivata la felicità” del 2015 con Claudia Pandolfi e Claudio Santamaria vede la libreria della protagonista, Angelica, in piazza Santa Maria Liberatrice, libreria che esiste realmente.
Un utilizzo anomalo dell’ex Mattatoio è stato operato nel film “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998) di Giuseppe Tornatore. E’ la storia di un pianista, nato su una nave e che decide di rimanervi tutta la vita. La nave, la Virgin, si trovava nel porto di Odessa e lì hanno girato per cinque settimane, quindi venne ricostruita , alta 35 metri insieme al porto di new York, la sagoma della nave si poteva vedere da vari punti della città. La sala da ballo del piroscafo era negli studi di Cinecittà.
AGGIORNAMENTI
29.11.13 # Testaccio. Il I municipio ricorre al TAR per far rivivere il cuore giallorosso della città dal 1929 al 1940 il mitico campo Testaccio in via Nicola Zabaglia. Oggi è in abbandono, le tribune ricoperte di rovi e erbacce, il centro del campo coperto da materiale da cantiere. Doveva sorgere qui un parcheggio (PUP 2006, approvato 2009), non se ne è fatto nulla. Lo si vuole riqualificare in centro sportivo aperto al quartiere, intitolarlo a Amedeo Amadei.
10.10.13Testaccio. Monumenti. Restaurato la Porticus Aemilia. Diventerà un giardino nel cuore del quartiere dall’estate tra via Vespucci e via Rubattino. Un gigantesco edificio in 50 navate di età repubblicana con funzione di magazzino del porto. Anche il reale istituto neerlandese ha collaborato alle indagini archeologiche.
17 ottobre 2014. Sul Venerdì di Repubblica articolo dal titolo “Le sette vite di Testaccio” a firma di Giuliano Malatesta con foto di Guido Fuà. Sottotitolo: “Da quartiere malfamato a nuovo Village della capitale. Tra gastronomia, consumi, cultura, viaggio, in un rione che si è imborghesito senza snaturarsi e dove l’unica cosa indiscutile resta la Maggica Roma”. Il Roma club di Testaccio si trova in via Ghiberti.
Si parla dell’edicola ultracentenario di piazza testaccio abbandonata, gestita da Enrico Ferruggio detto Righetto che stendeva i giornali come lenzuoli, Rutelli lo chiamò “il sindaco di Testaccio”. Si fa riferimento al libro di Irene Ranaldi Gentrification in parallelo per le ed Aracne dove sono messi a confronto Testaccio con Astoria quartiere greco di New York. La presenza delle case popolari ha preservato il quartiere da cambiamenti bruschi. Sul finire degli anni Settanta nascono la Scuola Popolare di Musica, il teatro Spazio Zero e Nicolini inserisce il campo boario nell’estate romana. In via Vespucci c’è il bar Giolitti. La Roma giocava al campo Testaccio. Soprattutto il cibo come oggetto del desiderio, vedi Perilli e Felice. La moda del cibo di strada, anche nel nuovo mercato coperto. Da Linari si passa per un caffè. Il Cremlino, il palazzo sede della storica sezione del Pci anche nel film di Moretti, la Cosa.
Vi abitano Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Enrico Letta e Giuliano Ferrara. Una biblioteca intitolata a Enzo Tortora, teatri e il macro.
22.05.16 Testaccio.Presto lavori straordinari in via Galvani, la via della movida di Testaccio, 700.000€ per rifare asfalto, bordature in selce intorno agli alberi, le caditoie e la segnaletica. Lavori del municipio.
25.5.16 Testaccio.Città dell’Altra Economia a rischio sfratto perché alcune licenze sono state subaffittate. La convenzione risale al 2012. Gli abusi riscontrati in una ispezione a sorpresa del 25 aprile.
24.12.16 Testaccio. Impegno del I municipio per la riqualificazione del Campo Testaccio, lo storico impianto nel quale ha giocato la Roma per tanti anni.
22.1.17 Testaccio. Scuola popolare di Musica compie 40 anni. All’ex Mattatoio inaugura oggi “Musica &Musica” jam session e concertini fino al 26 febbraio. La scuola nacque nel 1975 quando un grupppo di musicisti occupò un locale abbandonato in via Galvani. E’ la prima di una serie di scuole di musica popolare che diffondono il jazz e il blues. Hanno seguito: la Scuola Popolare di Musica di Donna Olimpia (anche folk, dal 1975), la Scuola del Saint Luois poi diventata College of Music (importante per la didattica musicale, molto seguito il corso di musica elettronica, regia e tecnologie del suono), la Mississippi Music School che ha sede a Borgo Vittorio attiva con corsi di Rock, blues e fazz per bambini, ragazzi e adulti, e molte altre. Pioniera è stata Giovanna Marini. Sono emersi musicisti che ora dominano la scena jazz italiana
11.2.17 # Testaccio.Il ristorante Checchino dal 1887 festeggia oggi i 130 anni. Nato come rivendita di vini ricavata nelle grotte di Testaccio, il locale fu poi trasformato in un’osteria con cucina nell’anno in cui aprì il mattatoio, nel 1890. Gli operai ricevevano parte della paga in frattaglie e quinto quarto, ovvero gli scarti degli animali. Ingredienti che nele cucine venivano lavorati e preparati in modo da diventare piatti saporiti. E’ ancora gestito dalla stessa famiglia delle origini. Il presidente Einaudi e l’attore Aldo Fabrizi erano frequentatori abituali. Qui sono stati inventati i rigatoni alla pagliata, la coda alla vaccinare e gli antipasti di zampetti e cervella oppure il famoso padellotto.
2.4.17 Campo Testaccio. L’ass. allo sport Frongia ha dichiarato, al margine di una iniziativa sportiva a Ostia, che non si trovano le chiavi dell’area del campo Testaccio per procedere alla bonifica dello stesso.
7.5.17 Testaccio. Teatro Vittoria in vendita.Tre milioni di euro per 1160 mq suddivisi tra platea e galleria, 560 poltroncine rosse, per la cooperativa “Attori e tecnici” potrebbe essere constretta ad andare via, è lì dal 1984. I proprietari sono Vittoria Amati, storica dinastia romana di proprietari di cinema.
13.5.17 Cronaca. Esplosione vicino all’ufficio postale di via Marmorata. Si pensa ad un atto dimostrativo degli anarchici. Un ordigno rudimentale posizionato nel parcheggio, sotto un’auto di servizio partita cinque minuti prima. Da lì passa la corrispondenza destinata al Parlamento, nell’ufficio c’è sempre un artificiere. Nessun ferito, danneggiata una auto.
23.5.17 Testaccio. Nell’area del campo Testaccionon si farà il parcheggio sotterraneo, lo ha detto l’ass. ai trsporti Linda Meleo. Ora con la delibera di giunta sarà la società Consorzio Romano Parcheggi, a restituire l’area come era.
31.5.17 Dopo l’ultima partita giocata all’Olimpico, i tifosi dedicano piazza Santa Maria Liberatrice a Francesco Totti con una lapide finta. La foto di Totti sotto la lapide stradale è sulla pagina facebook del capitano.
4.7.17 Testaccio. La casa di Fantozzi è in via Bodoni 79. Notizia per la scomparsa di Paolo Villaggio.
[1] Giulio Magni (Velletri 1859 - Roma1930) Figlio di un noto storico dell'arte, ha operato in Romania. Case popolari a lungotevere Testaccio nel 1905-06, Facoltà teologica Valdese a via Cossa nel 1907-09, Case popolari a santa Croce in Gerusalemme nel 1907-15, Villa Marignoli a via Po nel 1910, Ministero della Marina Militare al lungotevere nel 1919-28, Chiesa Regina Pacis a Ostia nel 1924-28. La biblioteca di Velletri conserva il suo archivio. Partecipò al concorso per la GNAM.
[2] Quadrio Pirani (Jesi 1878 – Roma 1970) L'architetto che ha progettato il rione San Saba nel 1911-13, a collaborato alla Città Giardino Aniene (oggi Monte Sacro) e le case Incis di via Chiana - via Tagliamento - via Chiana a partire dal 1925.
[3]Innocenzo Sabbatini (Osimo 1891-Roma1984) Case alla Garbatella in piazza Brin nel 1920, il Cinema Garbatella oggi teatro Palladium nel 1927, La casa dei bambini in via di Lauria nel 1924, quartiere ICP via Andrea Doria, casa ICP in via della Lega Lombarda, gli alberghi suburbani alla Garbatella, le case ICP in via Oslavia e in via Marmorata tra il 1927 e il 1930. E' stato presidente dell'Icp dal 1925 al 1931. Ha progettato il Palazzo Pubblico sulla piazza di Montesacro. Palazzo in piazza dell’Alberone.
Da De Guttry. Per "Archivio Storico Iacp" l'architetto è morto a Osimo nel 1983. E' autore delle case che affacciano su via Marmorata a Testaccio ang. via Vanvitelli. TrionfaleII, lotto I, prospetto sulla via R. Di Lauria.Trionfale III, cinematografo su via Andrea Doria. Trionfale III, lotto VII. Progetto Piazza d'Armi I via Monte Santo, Sabotino, Plava, Montenero, viale Angelico.Progetto per la piazza della città giardino Aniene. Progetto Tiburtino II Portonaccio in piazza Pontida via Adalberto.Progetto Tiburtino II Sant'Ippolito in via della Lega Lombarda (citato sopra).Palazzina sul Gianicolo in via Dandolo. Progetto Pamphili I, via di Donna Olimpia, anno 1930.
[4] Camillo Palmerini (Roma 1893 - 1967) Case Icp a Ostia in corso Duca di Genova nel 1929, di fronte alla scuola Fratelli Garrone di Ignazio Guidi. Da: De Guttry.
Per il testo "Archivio storico iconografico dell'IACP" ha progettato le case popolari a Testaccio con fronte su via Vespucci tra gli anni 10 e 20; la Borgata Giardino Garbatella, lotto XII, fabbricato 5 in via F. Passino; lotto XIII tipo T, fabbricato 4 di via F. Vettor; Progetto Appio I in piazza Tuscolo, via Soana, via Astura; Progetto Appio II in via La Spezia; Progetto Ponte Lungo II, lotto I B fabbricato 1 in piazza dell’Alberone
[5] Di Consiglio. Una famiglia ebrea romana trucidata dai nazisti nel 1944. Romani da molte generazioni erano venditori ambulanti e macellai. Il padre Mosè e la moglie Orabona avevano dieci figli. Sei di loro furono fucilati alla Fosse Ardeatine, altri portati ad Auschwitz. Della famiglia Di Consiglio ben 26 persone sono state uccise dai nazisti, tra questi 11 bambini. Il delatore è stato individuato e ha subito un processo dopo la guerra. Giulia Spizzichino è stata tra i più attivi tra i familieri al processo Priebke.
[6] Gabriella Ferri. Roma 1942 – Corchiano VT 2004 cantante di musica leggera, nota per le interpetazioni di canzoni popolari romane e napoletane, oltre che attrice teatrale.
[7] Pietro Lombardi. (Roma 1894-1984) Da guida rossa del Tci, pag. 889. Collaboratore di Armando Brasini e Marcello Piacentini. Coautore con Vittorio Cafiero della caserma di viale Romania, ha costruito diverse palazzine ai Parioli e cappelle al Verano. Da: Claudio Rendina (a cura di) Enciclopedia di Roma, Newton, 2005, vol. II, pag. 648. Diplomato architetto all’Accademia di Belle Arti di Roma, fu architetto capo dell’isola di Rodi quindi professore all’Accademia di Belle Arti di Roma per 11 anni. Ottenne premi e riconoscimenti in numerosi concorsi ai quali partecipò. Realizzò scenografie per i film come Quo Vadis?
[8] Gioacchino Ersoch (Roma 1815- 1902) architetto dell’ufficio edilizio del Comune di Roma, diresse i lavori di consolidamento di palazzo Fiano al Corso nei quali vennero ritrovate le sculture dell’Ara Pacis, si dedicò a progetti per mercati rionali coperti, l’unico realizzato quello in piazza Monte d’Oro, progettò il mercato del Pesce in via San Teodoro (1876-79), poi autorimessa comunale, poi mercato a Km 0. Autore anche dell’idrocronometro del Pincio e del serbatoio idrico del Pincio mascherato da padiglione svizzero. Realizzò apparati provvisori per le girandole di Castel Sant’Angelo e altri spettacoli pirotecnici. Progettò la tomba di Vittorio Emanuele II al Pantheon, di Michelangelo Caetani in Santa Maria degli Angeli, partecipò al concorso per il Vittoriano. Intervenne nel teatro Argentina, interventi sostituiti da Piacentini.
[9]Adalberto Libera. (Villa Lagarina TN 1903 – Roma 1963) Villini in piazzale Magellano a Ostia nel 1932, palazzo Postale in via Marmorata nel 1933, palazzo dei Congressi all'Eur nel 1942, quartiere INA Casa Tuscolano Unità di abitazione orizzontale nel 1951, cinema Airone in via Lidia con Calini e Montuori, il Villaggio Olimpico con altri nel 1960, il quartiere di Casal Palocco con altri nel 1965, il quartiere INCIS di Decima con altri.
La cattedrale di Cristo Re dei Secoli a La Spezia nel 1968 e la villa Malaparte a Capri nel1938.
[10] Marcello Piacentini. (Roma 1881-1960) Figura controversa nella storia dell’architettura a causa del forte legame con il regime fascista, la sua opera è oggetto di rivalutazione critica solo da pochi anni. Alcune sue opere: ponte Aventino nel 1917, cinema Corso in piazza San Lorenzo in Lucina nel 1915, palazzo per la Banca d'Italia in piazza del Parlamento, nel 1920 pianificazione della Garbatella con Giovannoni, teatro Quirinetta in via Minghetti, hotel Ambasciatori a via Veneto con Vaccaro, Casa Madre dei Mutilati in piazza Adriana, cinema Barberini nella piazza omonima, nel 1932-35 pianificazione della Città Universitaria con il palazzo del Rettorato e della biblioteca Alessandrina, chiesa di Cristo Re in viale Mazzini nel 1924-34, il palazzo della Banca Nazionale del Lavoro a via Veneto, sventramento della spina dei Borghi, piano regolatore dell'E42 con Auditorium in via della Conciliazione, cinema Fiamma, chiesa della città universitaria, teatro Sistina, nuova facciata del teatro dell'Opera, palazzo dello Sport all'Eur con Pier Luigi Nervi