INSEGUENDO “LA GRANDE BELLEZZA”

 

IL FILM PREMIO OSCAR 2013 HA FATTO CONOSCERE,

IN TUTTO IL MONDO, LUOGHI NOTI E MENO NOTI

DELLA NOSTRA CITTA’,

ANDIAMO A PASSEGGIARE DOVE E’ AMBIENTATO IL FILM

Possibile itinerario in bici: 1.Via dei Fori Imperiali, 2.Colosseo, 3.Terme di Caracalla, 4.Giardino degli Aranci, 5.villa dei Cavalieri di Malta, 6.Piazza Navona con palazzo Braschi, 7.Piazza dell’Orologio, 8.Palazzo Taverna, 9.Fontanone del Gianicolo e monumento a Garibaldi, 10.Hotel Columbus in via della Conciliazione, 11.Palazzo Sacchetti in via Giulia, 12.Palazzo Spada in piazza Capo di Ferro, 13.Via Veneto, 14.Via Bissolati, 15.Locale notturno Notorius in via San Nicola da Tolentino, 16.Villa Medici, 17.Palazzo Barberini, 18.Chiesa dei Santi Domenico e Sisto presso largo Magnanapoli.

     “La grande bellezza” è un film italiano del 2013 diretto e sceneggiato da Paolo Sorrentino, con Toni Servillo (Jep Gambardella), Carlo Verdone (Romano), Sabrina Ferilli (Ramona), e numerosi altri. Presentato in concorso al Festival di Cannes del 2013, ha vinto il premio Oscar come miglior film straniero, il Golden Globe, 5 nastri d’argento e numerosi altri premi internazionali. La produzione del film ha dato il via alle riprese il 9 agosto 2012. Le scene ambientate al mare sono state girate ai primi di settembre all’Isola del Giglio, presso il faro di Capel Rosso. Nella prima settimana di programmazione in Italia ha incassato 2.260.000 €, l’incasso totale è stato di 7 milioni di euro.

 

Entrambe le locandine da: movieplayer.it

 

 

PERSONAGGI E INTERPRETI

 

Jep Gambardella: Toni Servillo

Romano: Carlo Verdone

Ramona: Sabrina Ferilli

Lello Cava: Carlo Buccirosso

Trumeau: Iaia Forte

Dadina: Giovanna Vignola

Viola:  Pamela Villoresi

Stefania: Galatea Ranzi

Conte Colonna: Franco Graziosi

Contessa Colonna: Sonia Gessner

Stefano: Giorgio Pasotti

Suor Maria “La Santa”: Giusi Merli

Assistente alla santa: Dario Cantarelli

Cardinale Bellucci: Roberto Herlitzka

Lorena: Serena Grandi

Alfio Bracco: Massimo Popolizio

“Non fidanzata” di Romano: Anna Della Rosa

Andrea: Luca Marinelli

Ron Sweet: Ivan Franek

Arturo: Vemon Dobtcheff

Lillo: Lillo De Gregorio

Alfredo: Luciano Virgilio

Talia Concept: Anita Kravos

Egidio: Massimo De Francovich

Cardinale: Aldo Ralli

Orietta: Isabella Ferrari

Elisa De Santis: Annaluisa Capasa

Fanny Ardant: Fanny Ardant

Antonello Venditti: Antonello Venditti

 

LA TRAMA

     Jep Gambardella (l’attore Toni Servillo[1]) è uno scrittore autore di un solo libro di successo “L’apparato umano”, ma dopo tale opera non è più riuscito a scrivere, si è dedicato al mestiere di giornalista di costume e critico teatrale, ma si è perso negli eventi mondani di una Roma tanto splendida per il suo passato quanto decadente nel suo presente. Lo scrittore vive in un blocco creativo da cui non riesce ad uscire, uomo dal fascino innegabile, non riesce a scrivere neppure una pagina. Lui stesso confessa: “Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito il vortice della mondanità. Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. E ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire”. Vive così la sua vita in un mondo fatto di persone dall’alto tenore di vita e di livello culturalmente alto, ma vuote, senza ideali e spinte vitali, dice di se stesso e dei suoi amici: “Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, prenderci un po’ in giro”.

     Nel mondo frequentato da Jep si trovano: Romano (Carlo Verdone[2]), scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta; Lello (Carlo Buccirosso), ricco venditore all’ingrosso di giocattoli dalla facile conversazione e marito di Trumeau, donna infedele; Viola (Pamela Villoresi), facoltosa borghese con un figlio sull’orlo della disperazione che nel corso del film si suiciderà; Stefania (Galatea Ranzi), scrittice legata ad un partito (sembra di capire il Pd); infine Dadina, la direttrice nana del giornale sul quale scrive Jep.

     Un giorno Jep incontra il marito di Elisa, una donna di cui era stato innamorato e ricambiato, in gioventù. Il marito di Elisa gli annuncia la morte della moglie e gli confida che nel diario della donna è scritto che lei è rimasta per 35 anni innamorata di Jep, mentre il marito era solo un buon compagno. Il marito addolorato si consolerà presto con la sua domestica straniera.  

     Questo episodio, come la festa per il suo 65° compleanno, spingono Jep a una profonda e malinconica rivisitazione della sua vita, sente il bisogno di ritornare all’innocente bellezza del primo amore, nasce così il desiderio di ricominciare a scrivere.

     Roma è più che mai il palcoscenico nel quale incontra persone occasionali ma importanti: la spogliarellista Ramona (Sabrina Ferilli[3]), con la quale intrattiene un rapporto profondo ma non sessuale, questa muore per un tumore incurabile; Romano (Carlo Verdone), deluso dal vuoto della società alta romana, lascia la città salutando Jep; Stefania (Galatea Ranzi), umiliata da Jep che ha rivelato a tutti i suoi appoggi politici che le permettono di scrivere libri senza alcun rilievo, lascia i circoli borghesi che frequentava con Jep; Viola (Pamela Villoresi), dopo la morte del figlio, dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e va missionaria in Africa.

     Il protagonista arriva così alla conclusione che il malessere della sua vita dipende dal vuoto nel quale è vissuto: “Ho cercato la Grande Bellezza e non l’ho trovata”. Dopo l’incontro con una “Santa”, una missionaria cattolica nel Terzo Mondo, si reca all’isola del Giglio per un servizio sulla Costa Concordia, qui in un flashback rivede il suo primo incontro con Elisa, si riaccende in lui un barlume di speranza, è pronto a iniziare a scrivere il suo secondo libro.

     Lo sguardo sereno di Jep osserva sorridente l’alba sulla città vista dal fiume Tevere.

 

 

LA CRITICA

     La prima osservazione da fare è che mentre la critica internazionale  si è schierata fin da subito in un giudizio positivo, quella italiana si è divisa nettamente tra giudizi severi e di grande apprezzamento. Nanni Delbecchi sul Fatto Quotidiano del 30.5.13 ha scritto: “Magari la grande bellezza si accontentasse di essere un brutto film. E’ piuttosto un’esperienza emotiva inedita come ha scritto Walter Veltroni sul Messaggero di ieri”. Invece Alessia Starace su Movieplayer del 21 maggio 2013 ha scritto tutto l’opposto: “E’ un film disorganico, opulento, frammentario e sfacciato, ma anche bello da ridurti in lacrime, un omaggio alla capitale firmato da Paolo Sorrentino”.

     Qualcuno ha voluto vedere nel film la presunzione di Sorrentino di realizzare quasi un seguito de La dolce vita di Fellini, aspetto questo molto apprezzato dagli stranieri. Alessandra Levantesi Kezich su La Stampa del 21 maggio 2013 ha osservato che “La grande bellezza sta a La dolce vita come la via Veneto di oggi sta alla via Veneto del 1959, oggi una strada di hotel di lusso, un tempo una via di caffè affollati di artisti e intellettuali”. Si rimprovera inoltre al regista una freddezza nei personaggi, nella storia dalla bellezza di Roma che è la protagonista del tutto, scrive Dario Zonta su Mymovies: “Il Fellini della Doce vita aveva una pietas profonda verso i suoi personaggi, la grande bellezza è invece abissale, freddissima, distanziata, un ologramma sullo sfondo”. Invece Luciano Stella su L’Huffington Post del 17 gennaio 2014 afferma “Proprio gli eccessi, la sovrabbondanza di scene e finali fanno del film un capolavoro indimenticabile, perché veramente emozionante e sincero”. Mariarosa Mancuso, su il Foglio, fa notare che nelle scene di feste sulle terrazze romane non c’è mai alcun politico a differenza de “La terrazza” di Ettore Scola, a cui la pellicola di Sorrentino è stata paragonata.

 

     Stenio Solinas, su Il Giornale, si focalizza sull’importanza del tempo nel film. “Il tempo è il tema del film, lo abbiamo sprecato, ce lo siamo fatto sfuggire tra le mani, ora non resta che il ricordo, la nostalgia. Questa è una delle poche armi a nostra difesa dice uno dei protagonisti del film, il meno cinico (Romano = Carlo Verdone).

     Natalia Aspesi su Repubblica del 21 maggio 2013 ha elogiato il film non solo per la trama e la caratterizzazione dei personaggi ma anche: “Sorrentino sembra voler convincere che sì quella che racconta è davvero una grande babilonia disperata, m a lo fa con la forza delle immagini di Luca Bigazzi, con il montaggio implacabile di Cristiano Travaglioli, la colonna sonora di lele Marchitelli che stordisce con la disco music e incanta con la musica sacra e con una sceneggiatura di Sorrentino e Contarello veloce e crudele.

     C’è chi ha apprezzato il contrasto tra i concetti di bellezza e di morte come Roberto Escobar ne l’Espresso del 30 maggio 2013: “Non c’è bellezza nella Roma di Sorrentino. La volgarità e il cinismo ne sono padroni, come lo sono di Jep che tuttavia ne ha orrore… non ha vie d’uscita. O ha la sola che la vita garantisce a tutti… un ritorno a casa e alla grande bellezza di un amore intenso e dolce dei vent’anni. Sopra le immagini luminose di quella bellezza emerge la decrepitezza della Santa…”.

     Cristina Piccino su il Manifesto del 21 maggio 2013 analizza il concetto di bellezza proposto da Sorrentino: “Qual è la bellezza che il regista cerca? La bellezza è una città trasognata dall’alto, vista quasi soltanto dalle terrazze dei palazzi. Vede la Roma del cinema, o meglio la sua immagine svuotata come in una specie di parco a tema”.

 

Le citazioni dei vari critici cinematografici sono state sintetizzate, non sono integre, spero di non aver falsato il giudizio degli autori.

 

I LUOGHI DEL FILM

 

1.GIANICOLO

Cannone, giardini e monumento a Garibaldi

     La prima inquadratura è proprio per la bocca del cannone del Gianicolo, un attimo primo che spari a salve per segnare il mezzogiorno. La camera va poi sul monumento a Garibaldi, una persona anziana sembra rattristata sulla corona d’alloro. Seguono le immagini dei mezzibusti degli eroi garibaldini, la camera si concentra su Gustavo Modena, un patriota e attore (Venezia 1803-Torino 1861, Trento e Genova gli hanno intitolato un teatro, suoi busti a Torino, Milano, Genova e Padova).

 

     Il Gianicolo è un colle di Roma, non fa parte dei sette colli fatali alla nascita della città (non era incluso nel perimetro delle mura Serviane), giunge all’altezza massima di 88 metri slm digrada verso Est dove si estende il rione di Trastevere, mentre verso Sud l’altura prosegue dando origine al quartiere di Monteverde. Il nome del colle deriverebbe dal dio Giano che vi avrebbe fondato un centro abitato.

 

     Il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi[4] si trova nella piazza omonima nel punto più alto del colle Gianicolo, è opera di Emilio Gallori[5], fu inaugurato il 20 settembre 1895.

     La statua in bronzo che raffigura l’Eroe dei Due Mondi a cavallo si trova su un alto piedistallo di marmo, ai lati ci sono le figure allegoriche dell’Europa e dell’America, intorno i bassorilievi che raffigurano lo sbarco di Marsala, la resistenza di Boiada, la difesa di Roma e il gruppo della libertà. Nella statua l’eroe volge lo sguardo verso il Vaticano, dopo i Patti Lateranensi, la statua fu voltata verso il Gianicolo, ma è il cavallo a guardare il Vaticano. E’ stato restaurato nel 1990.

 

     Il cannone del Gianicolo si trova in quel luogo dal 24 gennaio 1904, spara a salve a mezzogiorno in punto. Lo sparo si può sentire fino all’Esquilino. Tale uso fu introdotto da papa Pio IX[6] nel 1847 per regolarizzare le campane di tutte le chiese di Roma che suonavano a mezzogiorno. Il cannone allora era posto a Castel Sant’Angelo, nel 1903 venne spostato a Monte Mario, per poi essere posizionato dove è ora. Durante l’ultima guerra il suo uso fu interrotto, fu ripristinato il 21 aprile 1959. Oggi il cannone è un 105/22 mod.14/61, la sua messa in opera si deve all’esercito italiano.

 

     Nei giardini si trovano molti mezzibusti di garibaldini che hanno combattuto tra i Mille o in difesa della Repubblica Romana.

 

     Poco oltre, nel giardino interno di un padiglione scolastico, la Grilli, ma visibile dall’esterno, si trova il monumento equestre a Anita Garibaldi di Mario Rutelli[7].

    

2.FONTANONE

     L’immagine passa poi al Fontanone del Gianicolo, all’interno della fontana è in azione un coro polifonico, in basso nella fontana un gruppo di turisti giapponesi. Un turista fa le foto al panorama, ad un tratto sviene e cade a terra, la gente accorre.

 

     La fontana dell’Acqua Paola, chiamata dai romani “Fontanone”, è la mostra terminale dell’acquedotto dell’Acqua Paola, ripristinato tra il 1608 e il 1610 da papa Paolo V Borghese[8], in quanto le zone sulla sponda destra del Tevere (Trastevere, Borgo e il Vaticano stesso) erano scarsamente dotate di acqua potabile. Si trattava di ripristinare l’acquedotto di Traiano che captava l’acqua dal lago di Bracciano, i lavori terminarono nel 1610. La fontana fu progettata da Giovanni Fontana[9] in collaborazione con Flaminio Ponzio[10], avendo come modello la mostra dell’acquedotto Felice. Si divide in due parti separate da una linea immaginaria orizzontale, nella parte inferiore vi sono tre arcate più alte e larghe delle due laterali leggermente arretrate, le arcate sono separate da colonne su pilastri. All’interno delle tre arcate centrali, invece di statue, si trovano tre finestroni per consentire una parziale visione del giardino botanico che all’epoca si trovava dietro il fontanone. La metà superiore è occupata da una grande iscrizione che ricorda la riattivazione dell’acquedotto, al di sopra un grande stemma pontificio sorretto da due angeli scolpiti da Ippolito Buzio.

     Gran parte dei marmi per realizzare l’opera provengono dal foro di Nerva. Il progetto originario del Fontana venne modificato per volere del papa Alessandro VIII[11] che commissionò l’opera al nipote di Giovanni, Carlo Fontana. A memoria di tale intervento, nella volta dell’arco centrale venne posizionato lo stemma del papa e una iscrizione commemorativa. In occasione di tali lavori venne creato il piazzale antistante con un colossale lavoro di terrazzamento, prima la fontana era a strapiombo sulla città.

     Lavori di restauro si resero necessari dopo i combattimenti sul Gianicolo per la Repubblica Romana nel 1859, altri nel 2002-04.

     Il Fontanone è stato spesso protagonista nel cinema e negli spot pubblicitari, ricordiamo: Tre soldi nella fontana del 1954, Trastevere del 1971, Un’australiana a Roma del 1987, Stasera a casa di Alice (1990), La grande bellezza (2013). Anche uno spot pubblicitario di una compagnia telefonica con Cristian De Sica. E’ questa la fontana a cui fa riferimento Antonello Venditti nella canzone “Roma capoccia” (1972): “Quanto sei bella Roma quann’è sera, quanno la luna se specchia dentro ar fontanone…”.

 

 

 

3.FESTA DI APERTURA

Su un attico del palazzo Ina tra via Bissolati e via Sallustiana

     Qui si tiene la festa per il 65 anni di Jep, il protagonista, la musica e gli invitati sono eccessivi, appaiono tutti i protagonisti, tra questi Lorena, l’attrice Serana Grandi, in disfacimento. Nelle immagini dell’attico si vede – nelle vicinanze – la pubblicità del Martini.

 

4.GIARDINO DEGLI ARANCI

     Dopo la festa Jep va a passeggiare all’Aventino, oltre al Giardino degli Aranci si riconosce la chiesa di Santa Sabina con un gruppo di suore bambine, il fontanile e la fontanella a cui si ferma a bere il protagonista..

 

     Si trova sull’Aventino, cinto dalle mura del castello dei Savelli del XII sec. Il giardino è stato realizzato da Raffaele De Vico[12], nel 1932, presenta uno dei panorami più belli su Roma, sul Tevere, il Gianicolo, Trastevere e San Pietro.

 

5.ATTICO AL COLOSSEO

Abitazione del protagonista

È il palazzo con le semicolonne tra via Claudia e via dei Santi Quattro.

E’ il simbolo dell’eternità di Roma. Il monumento più grande della romanità il più nobile per austerità e purezza di stile.

    L’anfiteatro Flavio è chiamato Colosseo per la vicinanza con il colosso di Nerone. Iniziato da Vespasiano nel 72 e terminato da Tito nell’80 entrambi imperatori della famiglia dei Flavi. Alla sua inaugurazione ci furono 100 giorni di festeggiamenti. Ha la forma di una ellissi con l’asse maggiore di m 188, il minore di m 156, la circonferenza misura m 527, l’altezza è di m 57. Si presenta con tre piani sovrapposti di arcate su pilastri addossati e semicolonne in stile dorico, ionico e corinzio. Un velario copriva il Colosseo dal sole o dalla pioggia, era manovrato dai marinai di Capo Miseno. Sui buchi del Colosseo sono sorte mille leggende, erano le cavità per le grappe che reggevano le lastre di travertino. Per la sua costruzione servirono 100.000 mc di travertino e 300 t di ferro. Le arcate sono numerate, in tutto sono 80. Non erano numerate le arcate dell’asse maggiore e minore. Poteva contenere dai 50.000 ai 75.000 spettatori.

   Nel novembre 2010 Diego Della Valle, a.d. di Tod’s nonché patron della Fiorentina, ha stanziato 25 milioni di euro per il restauro del monumento. Ogni anno 6 milioni di persone lo visitano, è il monumento più visitato in Italia (dati Mibac 2012).

   Cinema. Un Colosseo lucido e nuovo di zecca si vede nel film “Quo Vadis” del 1951 e in “Il gladiatore” di Ridley Scott del 2000; il Colosseo è protagonista nel film con Alberto Sordi “Un americano a Roma”di Steno del 1954, in esso un ragazzotto trasteverino Nando Mericoni è ossessionato dall’America e minaccia di buttarsi giù dalla cima del monumento. Più recentemente in “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino del 2013. E’ evocato negli “Aristogatti” film di Walt Disney  del 1970 con Romeo “er mejo gatto der Colosseo”. L’11 maggio 2003 si tiene all’interno del Colosseo il concerto di Paul McCartney seguito da oltre 500.000 persone anche per i maxi schermi posti su via dei Fori Imperiali. I Beatles furono il più grande fenomeno musicale e di costume del Novecento. Il 28 settembre 2004 il Colosseo è stato illuminato per il rientro in Italia di Simona Torretta e Simona Pari, due volontarie a Baghdad.

 

 

6.PARCO DEGLI ACQUEDOTTI

Qui la scena di una artista performace.

     Una giovane donne, completamente nuda, dopo alcuni esercizi di contemplazione, prende la rincorsa e va a sbattere con la testa alle mura dell’acquedotto. La donna ha disegnato nelle parti intime una falce e martello. Dopo il colpo la donna si riprende e grida: “Io non mi amo”, in una tenda allestita nelle vicinanze la donna  viene intervistata da Jep, ma lui la mette in seria difficoltà.

 

      Il parco si trova nel territorio del X Municipio (dal 2013 diventato il VII) fa parte del Parco Regionale dell'Appia Antica ed è compreso nei quartieri XXV Appio Claudio e XXVI Appio Pignatelli (Statuario -  Quarto Miglio). E' delimitato dalla via del Quadraro, via Lemonia, via delle Capannelle e la linea ferroviaria per Napoli (con due tracciati quasi paralleli: per Cassino e per Formia). L'estensione del parco è di 240 ettari[13]. Il parco è facilmente raggiungibile con la metro A scendendo alla fermata Giulio Agricola.

     Il nome deriva dalla presenza in elevato o sotterranea di sette acquedotti (sei romani[14] e uno rinascimentale): Anio Vetus (sotterraneo), Marcia, Tepula, Iulia e Felice (sovrapposti), Claudio e Anio Novus (sovrapposti). In passato l'area era nota come "Roma Vecchia" dal nome dell'omonimo casale. Fino agli anni Cinquanta - quando iniziò la costruzione del quartiere INA Casa Tuscolano la zona era meta delle passeggiate "fuori porta" del popolo romano, una sorta di vacanza alla portata di tutti.

     Nell'area del parco si trovano, oltre a testimonianze dell'epoca romana, manufatti di epoca rinascimentale e ottocentesca: la villa delle Vignacce, la tomba dei Cento Scalini, una cisterna con torretta, varie tombe, resti del basolato della via Latina, il casale di Roma Vecchia, il casello della ferrovia Roma Frascati di Pio IX.

     L'area venne destinata a verde pubblico dal PRG del 1965, negli anni Settanta è stata espropriata e liberata dai borghetti popolati da poverissimi immigrati dalle regioni meridionali dell'Italia e dalle campagne. Tale baraccopoli si addossava alle arcate degli acquedotti come avveniva in via del Mandrione al quartiere Tuscolano. Grazie all'opera di sensibilizzazione di un comitato di cittadini e all'appoggio di studiosi quali Lorenzo Quilici, nel 1988 il parco degli Acquedotti fu inserito nel Parco Regionale dell'Appia Antica costituito quell'anno.

     Nel 2011 è stato realizzato il ripristino idrico e paesaggistico della Marrana o Fosso dell'Acqua Mariana.

 

 

7.PIAZZA DELL’OROLOGIO

Dove Romano (Verdone) accompagna l’amica.

     La piazza è caratterizzata dalla torretta dell’Orologio eretta dal Borromini nel 1647-48, all’angolo e sull’alto del convento dei Filippini alla Chiesa Nuova. E’ un esempio della tipica architettura borrominiana, è prolungata verso il cielo da una elegante struttura in ferro battuto, fiancheggiata da due cippi con stelle araldiche di bronzo a 24 punte. Sotto il quadrante dell’orologio, inserito all’interno della facciata concava della torre si trova il bel mosaico su disegno di Pietro da Cortona rappresentant al “Madonna della Vallicella”.

     Compare nel film “Vacanze romane” a scandire le vicende del film. La facciata principale del convento è su piazza della Chiesa Nuova, opera del Borromini (1637-30) in cotto con due ordini di lesene, che la ripartiscono in cinque campate, risulta leggermente concava, tale aspetto viene accentuato dalla balconata addossata a un nicchione. Le finestre hanno elaborati frontespizi.

     All’angolo tra via del Governo Vecchio e piazza dell’Orologio si trova una delle edicole sacre più conosciute di Roma. Alcuni sostengono essere del Borromini stesso. Si tratta di un’opera assai elaborata e molto elegante eseguita intorno alla metà del Settecento da due artisti piuttosto famosi: Tommaso Righi che realizzò gli stucchi e Antonio Bicchierai che dipinse la Madonna col Bambino.

     La piazza è stata recentemente restaurata e quasi totalmente pedonalizzata. Il palazzo verso il Corso, palazzo Bennicelli, è quello nel quale nacque papa Pio XII Pacelli, ultimo Papa nato a Roma. Venne costruito da Virginio Spada come sede del Banco di Santo Spirito, iniziato da Borromini nel 1660, ma ristrutturato a fine Ottocento da Gaetano Koch. In esso ha vissuto il conte Tacchia, il più famoso dei Bennicelli, Adriano, così chiamata perché la famiglia commerciava in legname e “tacchia” a Roma significa pezzo di legno e si dice “ogni botta na tacchia” a significare che in quello che uno fa si lascia la propria impronta. Fu celebre per il modo di vivere dal comportamento scanzonato, abbinato a un modo di vestire sempre elegante, la sua fama si è tramandata grazie al film di Enrico Montesano.

     Di spalle al palazzo Bennicelli si vede, di fronte ma non sulla piazza palazzo Taverna (vedi al punto 21).

 

 

8.STRADA SUL CUPOLONE

     La strada è senza via di uscita, la cupola michelangiolesca si vede dal lato Ovest. La strada è frequentata da molte prostitute. Vi passa in macchina Lello Cava (l’attore Carlo Buccirosso) con la moglie, che è sdraiata dentro l’auto.

 

 

9.PIAZZA NAVONA

Fontana dei fiumi e balcone a fianco della chiesa

     Il protagonista vi passeggia con Orietta, l’attrice Isabella Ferrari, alla domanda: “Che lavoro fai?” lei risponde: “La ricca”, poi i due salgono nel palazzo Pamphili dove i due fanno l’amore. Jep si affaccia al balcone subito a sinistra della facciata della chiesa.

 

     Uno dei complessi urbanistici più armoniosi, spettacolari e caratteristici di Roma barocca. Belli, nato nelle vicinanze disse: “Se po’ fregà Ppiazza Navona mia / e dde San Pietro e dde piazza de Spagna / Cuesta nun è una piazza, è una campaggna / un treato, una fiera, un’allegria”.

   La piazza è delimitata da edifici che sorsero sui resti dello stadio di Domiziano del quale conserva la forma e le dimensioni: m 240 x 65. Prende il nome dai giochi agonali.

   Fontana dei Fiumi. Una delle più belle e fantasiose opere del Bernini (1648-51) che si conquistò con essa il favore di Innocenxo X Pamphili. Su una scogliera – vuota nel mezzo – si trovano le personificazioni del Nilo, Gange, Danubio e Rio della Plata (sembra proteggersi con il braccio alzato) simbolo dei quattro continenti allora conosciuti, manca l’Oceania che venne scoperta nel Settecento. Celebre la leggenda della rivalità tra Bernini e Borromini. Al di sopra un obelisco, imitazione romana dei tempi di Domiziano, proviene dal circo di Massenzio sull’Appia Antica.

   Fontana del Nettuno. A Nord di Della Porta e sculture del 1873.

   Fontana del Moro. A Sud del Mari su bozzetto del Bernini, rappresenta un etiope che lotta un delfino.

   Chiesa di Sant’Agnese in Agone. Sorse nel luogo in cui la santa venne esposta nuda alla gogna. Iniziata da Carlo e Girolamo Rainaldi e compiuta dal Borromini, a lui si deve la facciata concava, la cupola e i campanili gemelli.

   Palazzo Pamphili. Di Girolamo Rainaldi del 1644-50, donato dal papa Innocenzo X a Olimpia Maidalchini, sua cognata. Nel salone la volta è affrescata con “Fatti del vita di Enea” di Pietro da Cortona.

   Nel lato Sud della piazza si trovano: palazzo Lancellotti di Pirro Ligorio (autore di villa d’Este a Tivoli) e palazzo Braschi di Cosimo Morelli per papa Pio VI tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento.

   Nel lato Est si trova la chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, la prima chiesa eretta a Roma dopo la cattività avignonese (1305-1377). Nell’Ottocento venne restaurata da Luca Carimini.

   Una piccola testa di uomo è murata tra due finestre al secondo piano del civico 34, si tratta di un oste che aveva sparlato di papa Sisto V, il “papa tosto”. Dal 1400 la piazza ha ospitato il mercato di frutta e verdura, spostato nel 1869,  a Campo de’ Fiori. La tradizione del mercato rivive tra il Natale e la Befana per dolciumi, giocattoli e statuine del presepe.

     Cinema. Qui è stato ambientato “Poveri ma belli” (1956) diretto da Dino Risi. I due protagonisti abitavano qui, Romolo, bagnino (Maurizio Arena) e Salvatore, commesso di un negozio di dischi (Renato Salvatori), due amici. Sulla stessa piazza abitava Giovanna, una sartina di cui si innamorano i due amici che entrano in competizione per lei.

     In un attico tra la piazza e Tor Sanguigna vi abitava una prostituta, Mara (Sophia Loren), di lei, nel film “Ieri, oggi e domani” (1963) di Vittorio De Sica, si innamora un seminarista nipote di una vecchietta (Tina Pica) che interrompe un incontro intimo tra Mara e Rusconi (Marcello Mastroianni). In questo film la Loren esegue il più famoso e sensuale spogliarello del cinema italiano. Il film “Angeli e demoni” del 2009 ha una delle scene più importanti girate nella piazza, una delle quattro tracce per svelare il segreto è nella fontana dei Quattro Fiumi.

 

 

10.BANCHINA TEVERE

     Jep vi passeggia dopo la notte d’amore con Orietta, si riconosce ponte Sisto, passano alcuni uomini che corrono e passa il battello sul fiume.

 

 

11.VERANO

     Jep vi si reca per il funerale di Elsa De Santi, la donna era stata il suo primo amore. Qui il marito della scomparsa chiede aiuto a Jep. Si riconosce molto bene il Quadriportico, i due scendono le scale che conducono al Pincetto, passa un gruppo di suore.

 

     Il Verano è il Cimitero Monumentale di Roma la cui entrata è presso la basilica di San Lorenzo fuori le Mura, deve il suo nome alla gens Verani, senatori dai tempi della repubblica. La zona era da sempre luogo di sepoltura perché si trovava lungo una antichissima via consolare, la Tiburtina. Nelle catacombe di Santa Ciriaca fu sepolto San Lorenzo, sulla cui tomba sorse la basilica. Durante il dominio francese su Roma venne applicato l’editto di Saint Cloud che stabiliva che tutte le sepolture dovessero essere fuori dai centri urbani. Il progetto del cimitero di deve a Giuseppe Valadier, lo stesso autore di piazza del Popolo tra il 1807 e il 1812. Con la restaurazione i papi mantennero l’uso del cimitero. Sotto la direzione di Virginio Vespignani venne realizzato il quadriportico d’ingresso (1880), dopo l’unità d’Italia il cimitero si ingrandì ancora fino ad acquistare villa Mancini, zona oggi denominata il Pincetto. Dagli anni Sessanta nel cimitero possono essere sepolte solo le persone che dispongono di cappelle di famiglia, da allora le sepolture avvengono nel cimitero Flaminio detto dai romani di Prima Porta. Il 19 luglio 1943 un terribile bombardamento degli alleati, che aveva lo scopo di colpire lo scalo ferroviario, causò gravissimi danni nel vicino quartiere di San Lorenzo e la morte di circa 1.000 persone. Anche il cimitero venne colpito, furono danneggiati il quadriportico, il Pincetto, il sacrario militare e il crollo di un tratto di mura a destra dell’ingresso causando la morte di alcune persone che vi avevano cercato riparo. Anche le tombe di Petrolini e della famiglia Pacelli subirono danni.

     L’ingresso al cimitero è caratterizzato da tre fornici con quattro grandi statue de: la Meditazione, la Speranza, la Carità e il Silenzio. Per l’importanza storica e culturale da alcuni anni si organizzano visite guidate al cimitero stesso. Molti sono gli artisti degli ultimi due secoli che hanno realizzato tombe e sculture: Duilio Cambellotti, Mirko Basaldella, Raffaele De Vico e tanti altri. Il 15 luglio 2003 è stato inaugurato il Centro di Documentazione dei Cimiteri Storici di Roma dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Collocato all’ingresso del portico è aperto su richiesta, nella settimana della Cultura (in primavera) e nel periodo della commemorazione dei defunti. Video, fotografie, proiezioni e cataloghi informatizzati costituiscono il materiale che si può consultare nel centro.

 

 

12.ISOLA DEL GIGLIO

     Qui la scena di un Jep giovane innamorato di Elsa, o una fantasia di come poteva essere la sua vita se avesse sposato Elsa.

 

L’isola del Giglio si trova nell’arcipelago Toscano, in provincia di Grosseto, il comune ha 1.425 abitanti, comprende l’isola di Giannutri.

 

 

13.TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO

Qui Jep vive un sogno e parla con Francesca, una bambina scomparsa, attraverso la griglia che separa il piano terra del tempietto con il sotterraneo.

 

     Chiesa e tempietto sorgono sul sito dove si diceva che fosse stato crocifisso San Pietro. Dai documenti sappiamo che un monastero esisteva in questo luogo dal IX secolo. Nella seconda metà del Quattrocento chiesa e monastero, ormai fatiscenti, vennero demoliti e ricostruiti. La chiesa fu consacrata nel 1500 da papa Alessandro VI Borgia.

     Il progetto è attribuito a Baccio Pontelli[15], subì gravi danni per i combattimenti in difesa della Repubblica Romana, il suo archivio fu disperso e saccheggiato in quella occasione. Nel 1876 il convento fu ceduto alla Spagna che l’ha destinato a sede dell’Accademia di Spagna.

     L’interno a navata unica con cappelle laterali presenta alcune opere di particolare imporanza: 1° cappella a destra: Flagellazione e Trasfigurazione di Sebastiano Del Piombo; 2° cappella a destra, affresco attribuito al Pomarancio, affreschi della scuola del Pinturicchio e una sibilla attribuita a Baldassarre Peruzzi. La cappella del Monte e la precedente contengono affreschi di Giorgio Vasari.

Altare maggiore attribuito a Giulio Mazzoni, monumenti funerari del Cardinale Del Monte di Roberto Nobili di Bartolomeo Ammannati. Sotto l’altare maggiore era sepolta Beatrice Cenci finchè venne profanata dai francesi nel 1798. Sull’altare maggiore era la Trasfigurazione di Raffaello, portata dai francesi a Parigi, restituita allo stato pontificio è stata collocata nei musei Vaticani (Pinacoteca). Oggi sull’altare maggiore si trova una copia della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni, opera realizzata da Vincenzo Camuccini.

 

     Nel primo cortile del convento si trova il Tempietto del Bramante, risale ai primi anni del Cinquecento considerato dalla critica uno degli esempi più significativi d’architettura rinascimentale. Il tempietto ha un corpo cilindrico scavato da nicchie e circondato da un colonnato tuscanico sopra al quale corre una trabeazione decorata con triglifi e metope a tema liturgico di origine greca. L’interno della cella ha un diametro di circa 4 metri e mezzo, la cupola, progettata in conglomerato cementizio, ha un raggio pari alla sua altezza e all’altezza del tamburo su cui poggia.

 

 

 

14.LOCALE NOTORIUS

In via san Nicola da Tolentino 22,

dove si esibisce Ramona, l’attrice Sabrina Ferilli

     Jep va a incontrare un vecchio amico che non vede da tanti anni, conosce così Ramona, l’attrice Sabrina Ferilli, inizia un dialogo tra i due. Jep dice a Ramona che il padre la vorrebbe vedere sposa, moglie e madre felice, aggiunge: “La famiglia è una bella cosa”, lei “Vero, ma io non sono portata per le belle cose”.

 

     Insieme al Jakie’O di via Boncompagni rappresenta una pietra miliare del divertimento notturno nella Capitale. Aperto da oltre quaranta anni ha mantenuto il suo stile e il suo fascino tra cambiamenti di mode, gusti ed epoche. Il locale ha una capienza di 300 persone su una sala unica con pista e tavoli in alcantara e divani, composta di due aree priveè rialzate. E’ aperto dal martedì al sabato ed è disponibile per eventi e feste privale[16].

 

15.VIA VENETO

     Jep passeggia solo in via Veneto, per le scale di via Emilia,  incontra Fanny Ardant, si salutano con affetto, ognuno va via per la sua strada. Ardant recita nel ruolo di se stessa.

 

     Nell’immaginario collettivo è la strada della “Dolce vita” (1960), resa celebre dal film di Federico Fellini, la strada e il film che ben rappresenta gli anni del boom economico. La via venne realizzata a fine Ottocento sui terreni della villa Ludovisi la cui distruzione fu un grave danno al patriomio artistico della città. Il vero nome della strada è via Vittorio Veneto, ma per tutti è solo via Veneto, anche perché – originariamente – era intitolata alla regione italiana come tutte le strada che la intersecano sono intitolate a regioni italiane.

     A metà circa del suo percorso si trova palazzo Margherita oggi sede dell’Ambasciata degli USA. Salendo da piazza Barberini sulla sinistra si trovano la chiesa di Santa Maria Immacolata, conosciuta come la chiesa dei Cappuccini, il ministero dello Sviluppo Economico, il palazzo della Bnl. Al culmine della strada si trova porta Pinciana, una delle porte delle mura Aureliane, lo slargo antistante è stato intitolato a Federico Fellini. La strada è celebre per i caffè e gli alberghi di lusso, tra i più famosi: Majestic, Balestra, Palace, Excelsior e Flora.

 

 

16.RISTORANTE VERANDA

Dentro palazzo Della Rovere, hotel Columbus

     E’ il locale nel quale Jep e Ramona cenano insieme, in un altro tavolo c’è Antonello Venditti (nel ruolo di se stesso), i due si salutano provocando stupore in Ramona. Nel locale sono presenti Viola (Pamela Villoresi) con il figlio che sembra annunciare il suo suicidio.

 

     L'albergo è ricavato in un palazzo del Quattrocento, il palazzo Della Rovere, che fu residenza di papa Vigilio II. E' visitabile il suo splendido cortile dove si può respirare la storia del luogo. Ricco di atmosfera, con qualche mobile antico nei corridoi, lascia un ricordo indelebile soprattutto se vissuto la sera.

 

 

17.CASA PINO CASAGRANDE

     Ramona e Jep partecipano ad una festa in casa di un famoso mercante d’arte. Oltre ad uno spettacolo di lanciatore di coltelli, assistono ad una performance di una artista bambina, questa, tra strilli, urla, pianti, dipinge una grande tela in modo astratto, lanciando barattoli di vernice e spargendo la vernice con le mani. La scena di svolge nella casa di Pino Casagrande sull’Aventino.

 

Pino Casagrande (1939-2013) è stato un raffinato collezionista d’arte antica e contemporanea, nonché vivace gallerista che per vent’anni ha animato la scena culturale romana. Si tratta di un villino dei primi anni del Novecento, progettato dall’arch. Patrizio Paris, in esso anfore, sarcofagi e busti dialogano con opere di avanguardia. Il regista ha tolto tutti i mobili per trasformare la casa in un museo d’arte dove dialogano una installazione di Giovanni Anselmo e una fotografia di Thomas Ruff.

 

18.VILLA DEL PRIORATO DEI CAVALIERI DI MALTA

     Nella stessa festa Jep incontra un amico che ha sempre con se le chiavi di palazzi nobili e altri luoghi di interesse storico artistico della città. Stefano accompagna Jep e Ramona in un giro meraviglioso in una Roma notturna segreta. Il primo luogo che apre è questo, seguono i musei capitolini con Marforio e il Galata morente, poi palazzo Barberini con la Fornarina, quindi la galleria prospettica di Borromini in palazzo Spada, qui Ramona realizza un selfie.

 

     Si trova sull’Aventino, è stata disegnata da Giovan Battista Piranesi nel 1765 su commissione di Giovanni Battista Rezzonico nipote del papa Clemente XIII e priore dei Cavalieri di Malta. Le mura sono ornate da specchiature neoclassiche e da piccoli obelischi, edicole e stele con emblemi navali e religiosi dell’ordine. Al centro lapide a Clemente XIII. Sul lato sinistro si trova l’ambasciata d’Egitto presso la Santa Sede. Sul lato destro si affaccia la Villa del Priorato di Malta, appartiene al Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta,  luogo appartato di straordinaria bellezza chiuso al pubblico, anch’esso disegnato da G. B. Piranesi, insieme alla piazza rappresentano le uniche opere architettoniche dell’artista. La sua realizzazione fu voluta da Giambattista Rezzonico, gran maestro dell’ordine di Malta e nipote di Clemente XIII. Guardare il buco della serratura che inquadra perfettamente la cupola di San Pietro incorniciata dalle siepi del parco, il campanile che si vede subito sotto è della chiesa di San Crisogono a Trastevere (p. Sonnino, inizio vl. Trastevere). Nella villa si trova la Chiesa di Santa Maria del Priorato anch’essa del Piranesi, dove è sepolto.

 

 

19.CAPITOLINI

Marforio – Venere - Galata morente

   La piazza del Campidoglio è la prima piazza moderna di Roma dovuta a un regolare progetto, non è di grandi dimensioni ma grandiosa e armoniosa per l’impianto architettonico e la coerenza stilistica.

   La piazza è stata progettata da Michelangelo con la scalinata, la balaustra, il palazzo dei Conservatori e quello Nuovo, la doppia scalinata del palazzo Senatorio (progetto modificato da Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi). Anche il disegno della stella sul pavimento della piazza si deve al grande architetto ma venne realizzata negli ultimi anni prima dell’ultima guerra mondiale. Sulla scalinata statua di Cola di Rienzo del Masini (1877). Marforio. I palazzi ospitano i musei Capitolini, furono costituiti con la donazione di papa Sisto IV al popolo romano, il 15 dicembre 1471, di un gruppo di statue in bronzo già al Laterano, tra queste la Lupa Capitolina, uno dei simboli di Roma.

   Statua di Marco Aurelio.  L’unica statua equestre del mondo greco romano rimasta intatta fino a nostri giorni. Non sappiamo con certezza dove si trovava, probabilmente nell’area della Colonna Antonina (attuale piazza Colonna), di certo nel medioevo era al Laterano, la sua presenza è documentata dal X secolo. Si salvò dalle distruzioni perché ritenuta la statua di Costantino. Venne qui trasportata nel gennaio 1538 per suggerimento di Michelangelo dal papa Paolo III Farnese. L’imperatore è rappresentato in atto di parlare al popolo, la zampa destra del cavallo è sospesa in aria, originariamente era poggiata su un barbaro sottomesso. Tracce dell’antica doratura sono visibili sul viso e sul manto dell’imperatore, sulla testa e sul dorso del cavallo. A ben vedere tra le orecchie del cavallo c’è un ciuffo che sembra una civetta. Un’antica leggenda dice che quando tutta la doratura sarà ricomparsa la civetta canterà annunciando il giudizio universale.

   Danneggiata da un attentato nel 1979, fu rimossa nel 1981 e portata al San Michele per i restauri, riportata al Campidoglio nel 1990 e portata in un portico del palazzo Nuovo, nel 1997 venne realizzata la copia che oggi si trova al centro della piazza, finalmente nel 2005 fu realizzata l’aula Aymonino nella quale venne portata.

 

 

20.PALAZZO BARBERINI

la Fornarina

     Uno dei palazzi più importanti del periodo barocco, iniziato nel 1627 da Carlo Maderno per volere di Maffeo Barberini papa Urbano VIII, che lo volle come palazzo di famiglia, una residenza fastosa degna di un sovrano. Maderno seguì il modello di palazzo Farnese inglobando la preesistente villa Sforza. In seguito il progetto venne cambiato con un prospetto ad ali aperte, trasformandolo così in palazzo villa, abitazione di rappresentanza  e villa suburbana. Alla morte del Maderno nel 1629 subentrò il Bernini trentaduenne, in questo cantiere lavorava anche il Borromini che era nipote di Maderno. I lavori furono compiuti da Bernini nel 1633. La loggia vetrata e il profondo portico costituiscono il fulcro dell’edificio, come il salone su due piani. Il cancello e la cancellata furono progettati dall’architetto Azzurri nel 1848 e realizzati nel 1865 con i telamoni di Adamo Tadolini.

     Il palazzo ripete nel complesso la struttura della Farnesina, attuata da Baldassarre Peruzzi oltre un secolo prima, con una facciata aperta verso il giardino e serrata tra due avancorpi o ali che si prolungano fino al prospetto posteriore. Le due ali, a tre piani e nelle forme del tardo Cinquecento, si attribuiscono al Maderno (del quale è anche la parte più fastosa del prospetto posteriore, a un ordine di colonne e lesene ioniche, con loggia e terrazzo sopra l’attico). Del Bernini è la bellissima facciata su tre ordini: dorico nel porticato aperto a grandi arcate; ionico al primo piano, con amplissime finestre con colonne alveolote; corinzio nell’ultimo piano, con fasci di lesene, fra le quali si aprono finestroni con strombatura prospettica. Nei raccordi tra la facciata e gli avancorpi, ricche finestre borrominiane. Sotto il portico a destra scala a chiocciola ellittica con colonne binate, del Borromini; nel mezzo un androne che attraversa l’edificio sboccando sotto la terrazza della facciata posteriore; a sinistra bellissimo scalone a colonne doriche binate, del Bernini, al primo ripiano del quale è un grande leone marmoreo in altorilievo, di arte romana, proveniente da Villa Adriana.

 

RAFFAELLO, LA FORNARINA, 1520 circa. Proviene dalla collezione Barberini per acquisto dello Stato nel 1934. Secondo la tradizione la donna ritratta sarebbe Margherita Luti, figlia di un fornaio trasteverino, ce ne parla Vasari nelle Vite come della sua amante e modella preferita. E’ il ritratto di una popolana, il copricapo ce lo dimostra, vedere il confronto con la “Dama con unicorno” alla galleria Borghese. Raffaello la ritrae seminuda nell’atteggiamento di Venus pudica, con gli attributi della dea della bellezza e dell’amore, infatti alle sue spalle si scorge un cespuglio di mirto, pianta sacra a Venere e un ramo di melo cotogno simbolo di amore carnale. Un rubino è simbolo di passione, la perla di purezza. Il gioiello sui capelli è simile alla velata di Palazzo Pitti. Un piccolo anello è segno d’amore, come l’anello di fidanzamento o fedina di oggi. Sul braccio sinistro un’armilla reca la scritta “Raphael Urbinas”, oltre che firma, maliziosa allusione di possesso della donna. L’artista muore dipingendo questo quadro. In occasione del restauro del 2000 approfondite indagini hanno rilevato la presenza di un disegno sottostante che è tipico di Raffaello. Dopo la morte di Raffaello, quest’opera che era nel suo studio, passo a Giulio Romano. F.I. è la sigla dell’inventario Barberini da cui l’opera proviene.

 

 

21.PALAZZO SPADA

     Si trova in piazza Capodiferro, presso piazza Farnese, è sede del Consiglio di Stato. Fu costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro da Bartolomeo Baronino, mentre i sontuosi stucchi furono coordinati da Giulio Mazzoni. Fu completato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada che incaricò dei lavori Francesco Borromini.

     Nell’androne di accesso al cortile si trova uno dei capolavori di Borromini, una falsa prospettiva in cui una serie di colonne di altezza decrescente e con il pavimento in salita generano l’illusione ottica di una galleria lunga 37 metri mentre è di soli 8 metri, in fondo si trova una scultura che sembra di grandezza naturale ma è in realtà di soli 60 cm. Per tale finta prospettiva Borromini fu aiutato dal matematico Giovanni Maria da Bitonto.

     La facciata è una delle più ricche del barocco romano, le statue del primo piano rappresentano Traiano, Pompeo, Fabio Massimo, Romolo, Numa Pompilio, Marco Claudio Marcello, Giulio Cesare e Augusto. Le loro imprese sono narrate in otto grandi riquadri che si alternano alle finestre dell’ultimo piano. Nel cortile le statue di Ercole, Marte, Venere, Giunone, Giove, Proserpina, Minerva, Mercurio, Anfitrite, Nettuno e Plutone.

     Il palazzo ospita una colossale statua di Pompeo Magno ritenuta essere quella ai cui piedi venne pugnalato Giulio Cesare, ritrovata nelle mura di confine di due case romane nel 1552, le famiglie volevano dividersi la statua, ma il cardinale Capodiferro, chiamato a dirimere la questione chiese aiuto a papa Giulio III che la comrò donandola al cardinale.

     Parte del palazzo ospita la galleria che era stata voluta dal cardinale Spada. In quattro sale si trovano pitture del Cinquecento e Seicento, tra i pittori rappresentati: Andrea del Sarto, Guido Reni, Tiziano, Brueghel il Vecchio, Guercino, Rubens, Durer, Caravaggio, Domenichino, Annibale Carracci, Salvator Rosa, Artemisia Gentileschi e altri.

 

22.PALAZZO TAVERNA

Qui abitano i nobili Colonna di Reggio nella finzione del film.

 

     Il palazzo si trova in via di Monte Giordano 36, nei pressi di piazza dell’Orologio. E’ costituito da un insieme di edifici che occupano tutta la collinetta artificiale (dovuta alle rovine dell’anfiteatro di Statilio Tauro) detta Monte Giordano. Il nome deriva da Giordano Orsini, senatore di Roma negli anni 1341-42 e nipote di papa Nicolò III. Precedentemente la zona era occupata da un fortilizio che dal 1286 era occupata dagli Orsini. Il palazzò si trasformò in seguito in un insiem di edifici nobili divisi tra i vari rami della famiglia Orsini che spesso affittano appartamente a cardinali e ambasciatori. Qui abitò Torquato Tasso ospite del cardinale Ippolito d’Este. Nel 1688 l’intero complesso fu venduto dagli Orsini a Pietro e Antonio Gabrielli che lo ristrutturarono e ampliarono. Estita la famiglia Gabrielli, nel 1888 fu venduto ai conti Taverna di Milano che ne sono tutt’ora i proprietari. L’insime di edifici, nel quale si distinguono cinque unità principali, presenta su via di Panico e via di Monte Giordano, un imponente muro a scarpa del Cinquecento, attribuito a Baldassarre Peruzzi. Il palazzo più antico è su vicolo Domizio.

     Attualmente è adibito in parte a ospitare ricevimenti.

 

23.PALAZZO BRASCHI

limitatamente allo scalone

     Nobile architettura neocinquecentesca di Cosimo Morelli[17] eretto dopo il 1792 per i nipoti di Pio VI Braschi[18], è l'ultimo dei grandi palazzi delle famiglie papali costruito in Roma.

     Per far posto al palazzo venne demolito palazzo Orsini. Nel 1798 i lavori furono interrotti a causa degli eventi politici che avevano comportato l'arresto e l'esilio del Papa da parte dei francesi che avevano occupato Roma. I lavori furono poi terminati nel 1804. Gli eredi lo vendettero allo Stato nel 1871, qui ebbe sede il ministero dell'Interno, poi spostato al Viminale. Durante il periodo fascista fu sede del Partito Nazionale Fascista. Nel dopoguerra venne occupato da sfollati fino al 1949. Nel 1952 divenne sede del Museo di Roma la cui gestione venne affidata al comune. Fu chiuso al pubblico dal 1987 al 2002 per i lavori di restauro e ristrutturazione. Ampia parte del palazzo deve ancora essere restaurata, si prevede la totale apertura al pubblico.

     Ha una pianta a forma di trapezio con la facciata minore ma principale rivolta su piazza San Pantaleo, cioè il Corso Vittorio. Il portale è fiancheggiato da due colonne doriche, al di sopra una balconata continua attraversa tutta la facciata, il piano terreno è a bugne con ammezzato, seguono tre piani e un sottotetto. Conclude l'edificio un ricco cornicione includendo le finestre a forma di oblò del sottotetto. Dopo i recenti lavori di restauro l'ingresso principale al palazzo è da piazza Navona.

     All'interno si trova un cortile quadrangolare, il caffè "Brascafè" è di recente istituzione, ha un design minimalista, si trova anche una libreria dedicata alla città. Nell'atrio si trovano le sculture di Francesco Mochi[19] che dovevano ornare l'esterno delle nicchie di porta del Popolo.  Da segnalare lo scalone del Morelli che utilizza sculture antiche e stucchi, si tratta di uno dei più belli di Roma.    Il Museo di Roma si articola su due piani, 12 sale per piano, vuole documentare la storia della città nel Medioevo e nell'epoca moderna fino alla metà del Novecento. Si spazia dalla produzione di mobili, carrozze, portantine, elementi di arredo architettonico, mosaici, affreschi, ceramiche medievali, stampi lignei per le stoffe del Settecento e Ottocento, arazzi. Data la vastità della collezione è possibile esporne una selezione.

     Al primo piano è stato ricostruito il pontificato di Pio VI morto in esilio in Francia e la vita della corte pontificia, l'attività del Senato romano, la città del Grand Tour, le scenografie e le vedute romane, la moda.  Al secondo piano è rappresentata la vita delle grandi famiglie romane: i Barberini, i Rospigliosi, i Giustiniani, i Brancaccio, i Torlonia (è stata ricostruita l'Alcova, del demolito palazzo Torlonia in piazza Venezia). Da notare la sala cinese con l'esotismo, i ritratti fotografici.

 

 

 

24.CORTILE DI PALAZZO ALTEMPS

   La costruzione del palazzo, iniziata da Girolamo Riario[20] prima del 1477 forse da Baldassarre Peruzzi (vedi nota 8, di questa prima fase si conservano i soffitti lignei del primo piano e gli affreschi della sala della piattaia), proseguita tra il 1511 e il 1523 dal cardinale di Volterra Francesco Soderini[21] (fu residenza dell'ambasciatore spagnolo a Roma), quindi conclusa dopo il 1568 dal cardinale Marco Sittico Altemps[22] e dai suoi eredi, che si avvalsero dell'opera di Martino Longhi il Vecchio (vedi nota 9). Il palazzo della famiglia Riario era sorto, a sua volta, su alcune strutture romane e medioevali, in parte visibili in una sala a piano terra.

   Nell'Ottocento il francese Giulio Hardouin eredita dalla moglie Lucrezia Altemps il palazzo. Nel 1883, in seguito alle nozze tra la figlia di Hardouin, Maria, e il poeta Gabriele D'Annunzio, sorgono contrasti tra i due e il palazzo viene ceduto alla Santa Sede che dal 1894 al 1969 lo dà in usufrutto al Pontificio Collegio Spagnolo. Finalmente nel 1982 viene acquistato dal Ministero dei Beni Culturali.

   Dopo lunghissimi restauri e adeguamenti funzionali delle strutture, dal 1997 il palazzo ospita una sezione del Museo Nazionale Romano, in particolare la collezione Ludovisi[23] che, avendo incorporato parte delle sculture già di proprietà degli Altemps (sedici sculture), è idealmente connessa a questi spazi. Sono inoltre collocate in questi spazi la collezione Mattei (già a villa Celimontana), la collezione Del Drago (proveniente dal palazzo Albani - Del Drago alle Quattro Fontane) e la collezione egizia. Dislocate su due piani, le collezioni ripropongono un allestimento che richiama quello proprio delle raccolte gentilizie del passato.

 

Cortile

   Il cortile fu iniziato da Sangallo il Vecchio[24] (1513-1517), proseguito da Baldassarre Peruzzi[25] e ultimato da Martino Longhi[26] (1585-1589). Nei tre ordini sono scolpiti diversi stemmi, in rappresentanza della committenza: lo stambecco, e il ponte colpito dal fulmine, emblemi della famiglia, gli stemmi del cardinale Marco Sittico Altemps e di suo figlio Roberto, gli stemmi della famiglia Orsini. Le quattro sculture che ornano il cortile sono della collezione Altemps. Le lesene a piano terra hanno i capitelli dorici, al primo piano sono ionici.

   Nel cortile si trova una fontana ornata da mosaico, pasta vitrea, conchiglie e ghiaie colorate: con i suoi colori risalta nel candore dei travertini e degli stucchi. La fontana sembra quasi sorvegliata da due erme, stemma cardinalizio centrale, ai lati dell'arco: stemma del ponte colpito dal fulmine.

 

 

 

25.VILLA MEDICI

con le statue delle niobidi

     La villa venne eretta sui famosi Horti di Lucullo, poi di Messalina (che vi venne uccisa) quindi la sede dell'imperatore romano d'Occidente Onorio (il primo dopo Teodosio) e sede del generale bizantino Belisario. Eretta nel 1544 da Annibale Lippi[27] per il cardinale Ricci di Montepulciano, passata poi ai Medici, ai Granduchi di Toscana (Lorena, quando si estinse la casata dei Medici) e infine alla Francia. Nel 1803 Napoleone vi fece trasferire da palazzo Mancini - Salviati (al Corso, presso palazzo Odescalchi) l’Accademia di Francia fondata nel 1666 da Luigi XIV[28], per permettere agli studenti di Belle Arti francesi di venire a perfezionarsi a Roma. Il Premio Roma ha la durata di tre anni. La prestigiosa accademia ha avuto tra i suoi direttori Ingres e Balthus. Dal 2000 è una prestigiosa sede espositiva, nel 2003 per il secondo centenario dell'Accademia si è tenuta una grande mostra "La maestà di Roma" in tre sedi: questa, le Scuderie del Quirinale e la GNAM.

    La facciata esterna presenta un aspetto austero e compatto con le due torrette laterali che fungono da altana. Al pianterreno si apre un maestoso portale architravato, affiancato da colonne e da sei finestre incorniciate e sormontate da un balcone, al centro del quale la balaustra si interrompe per lasciare posto ad una fontanella ovoidale sorretta da uno stelo centrale e da due delfini.

     La facciata interna è quella principale, presenta due avancorpi laterali che si innalzano a torretta, al centro, al piano terreno, presenta la loggia dei Leoni per la presenza di due massicci leoni marmorei tra colonne di cipollino e granito egiziano, due scale simmetriche conducono dal giardino al salone. Al centro la terrazza si incurva e la balaustra si interrompe per lasciare il posto ad una coppa sormanotata dalla fontana del Mercurio Volante: la statuetta poggia la punta del piede destro e si presenta nell'atto di spiccare il volo, mentre la gamba sinistra è slanciata all'indietro. Il giovane dio appare nudo, con due piccole ali al di sopra dei talloni; il braccio destro è proteso in avanti mentre il sinistro, più aderente al corpo, sostiene il caduceo, ovvero la verga simbolo del dio, sulla quale sono attorcigliati due serpenti. La facciata interna è caratterizzata da un gran numero di rilievi e statue, nonostante le depredazioni avvenute nel tempo, le edicole vuote testimoniano queste mancanze, la bellezzetta del luogo è rimasto intatto. Vari frammenti dell'Ara Pacis sono stati successivamente trasferiti a Firenze e al Louvre. Oggi rimangono due ghirlande, murate negli avancorpi laterali.

     Oltre la facciata interna si apre un vasto parco con giardino all'italiana, le torri delle mura Aureliane sono state adattate a studi degli artisti.

 

 

26.PALAZZO DELL’ENTE EUR

(negozio di vestiti)

    In questo palazzo, che diventa un negozio di abiti, Ramona  prova alcuni abiti adatti al funerale, li sceglie alla presenza di Jep. Durante tale passarella Jep spiega quali sono le regole che non si possono non seguire durante un funerale.

 

     Del 1937, di Gaetano Minnucci (autore della Casa della Gioventù Italiana all’Aventino e a Monte Sacro, della Centrale Idroelettrica di Castel Giubileo, della facoltà di Economia della Sapienza e del Policlinico Gemelli). Al centro della strada, davanti al palazzo, si trovano due vasche circolari con getti multicolori notturni. Precedono l’ingresso due statue di leoni che divorano uomini – cavallo. Davanti al palazzo sul lato di via Ciro il Grande si trovano tre bacini ricolmi d’acqua contornati di mosaici di Gino Severini (Cortona 1883-1966, un suo quadro alla Gnam, nella sala di De Chirico) e altri. Sullo stesso lato la statua il Genio dello Sport di Italo Griselli (Apollo, sua statua nel giardino delle fontane alla Gnam). L’androne presanta il rilievo di Publio Morbiducci “La storia di Roma attraverso le opere edilizie”. All’interno è conservato un plastico del quartiere. Su questa facciata si trova la scritta: “La terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno”. Questo fu il primo palazzo ad essere costruito. Recentemente è stato esplorato e reso accessibile il bunker antiaereo (da Repubblica).

 

 

 

 

27. PALAZZO SACCHETTI

in via Giulia 66 casa di Viola (Pamela Villoresi) e del suo figlio problematico.

     La sua costruzione fu eseguita su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane che ne volle fare la propria abitazione. Ad esso l’architetto dedicò gli ultimi anni della sua vita, lo definiva “palazzo perfetto”, quando morì la costruzione fu portata a termine da Nanni di Baccio Bigio. Passò varie proprietà finchè nel 1648 lo acquistarono i marchesi Sacchetti di Firenze che ancora lo possiedono. Il palazzo ospita alcuni dei cicli più significativi del manierismo con opere di Francesco Salviati a cui si devono gli affreschi del salone dei Mappamondi, ma anche opere di Pietro da Cortona e Jacopino del Conte.

 

 

 

28.CHIESA SANTI DOMENICO E SISTO

 In largo Angelicum, presso salita del Grillo

(luogo dei funerali del figlio di Viola)

     Qui si tengono i funerali del figlio di Viola, Jep e Romano con altri due amici portano la bara fuori dalla chiesa, in tale esercizio Jep, piange vistosamente, facendo tutto l’opposto di quello che si dovrebbe fare in una tale occasione. Così almeno aveva detto a Ramona.

 

     E’ caratterizzata dall’ampia scalinata a due rampe terminante in una terrazza ellittica. La chiesa è dedicata al fondatore dell’ordine dei Domenicani e al papa Sisto II. Fu voluta dal papa Pio V insieme all’annesso convento perché il precedente alle terme di Caracalla era infestato dalla malaria. Il progetto della chiesa è di Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca che terminò la facciata nel 1655. Sull’architrave del portale è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Nel 1870 lo Stato italiano confiscò parte del convento e lo destinò a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il governo italiano autorizzò il Collegio di San Tommaso d’Aquino ad acquistare l’ex convento nel quale si insediò il Pontificio Collegio dell’Angelicum proveniente da Santa Maria Sopra Minerva. I lavori di restauro e adattamento furono condotti dall’arch. Tullio Passarelli. Nel 1963 il collegio fu trasformato in Pontificia Università di San Tommaso.

     L’interno della chiesa, a navata unica, è ricco di decorazioni e marmi ed è adornato di bellissimi affreschi del Seicento. Di particolare suggestione il gruppo scultoreo Noli me tangere di Antonio Raggi. Sia l’altare maggiore che la prima cappella adiacente all’ingresso sono del Bernini.

 

 

 

29.VIA DEI FORI IMPERIALI DI NOTTE

     Dopo i funerali Jep e Ramona vanno a passeggiare in via dei Fori Imperiali, è notte, si nota che camminano sul lato di via Alessandrina.

 

     La strada venne aperta nel 1932 distruggendo un antico quartiere medioevale fatte di piccole case e chiese sorte sul luogo di precedenti momumenti di epoca romana. Quel quartiere era stato trasformato nel Cinquecento dal cardinale Michele Bonelli, nativo di Alessandria, per cui il quartiere fu detto Alessandrino. Percorrendo la strada da piazza Venezia verso il Colosseo si trovano a destra il Foro di Cesare, mentre a sinistra il Foro di Traiano, il Foro di Augusto e il Foro di Nerva o Transitorio. Alla fine della strada, addossate alla Basilica di Massenzio si trovano le quattro tavole che illustrano l’espansione dell’impero Romano dalla nascita di Roma all’imperatore Traiano (massima estensione territoriale). Per realizzarla venne demolita una collina, detta Velia, che si trovava nell’ultimo tratto di strada prima del Colosseo.

     E’ la strada delle parate militari del 2 giugno. La domenica e i festivi è tutta pedonale. In questi mesi il Comune sta portando avanti un progetto di chiusura della strada al traffico privato entro la fine del mandato del sindaco Ignazio Marino. Il progetto riprende le idee dell’ambientalista Antonio Cederna e dei sindaci Argan e Petroselli.

 

 

30.UN BAR (?)

 

31.IL GIGLIO E LA COSTA

     In queste immagini si vede la Costa Concordia, la nave naufragata il 13 gennaio 2012 alle ore 21,45, comandata da Francesco Schettino e di proprietà della compagnia di navigazione Costa Crociere. L’incidente ha provocato la morte di 32 persone.

 

 

32.TERME DI CARACALLA DI NOTTE

e una giraffa

     Jep di notte si aggira per le terme, incontra una giraffa. E’ di un suo amico mago che prova il suo spettacolo nel quale farà sparire la giraffa. Lo raggiunge Romano, ha deciso di lasciare Roma, dopo il successo al teatro, vuole lasciare la donna che non lo vuole, decide di tornare al paese, saluta Jep dicendo: “Roma mi ha deluso, sei l’unico che merita di essere salutato”.

 

     Il ciclopico complesso delle Terme, dette anche Antoniniane, forma uno dei più impressionanti e pittoreschi scenari della Roma antica. Furono iniziate da Settimio Severo nel 206 e inaugurate dal figlio Antonino Caracalla[29] nel 217. L'opera venne completata dai successori Elagabalo e Alessandro Severo.  Ancora Aureliano le restaurò, erano le più ricche di ornamenti di Roma. Funzionavano ancora nel VI secolo quando furono danneggiate dai goti e rese inutilizzabili per la distruzione degli impianti idrici che erano di una straordinaria perfezione (le cisterne erano capaci di contenere 80.000 litri d'acqua)[30]. La planimetria segue il tipo stabilito fin dal II secolo, un grande corpo di fabbrica centrale, circondato da giardini, entro un vastissimo recinto rettangolare con esedre, sale e altri ambienti accessori. Occupavano uno spazio quadrato di m 330 per lato, l'edificio centrale misurava m 220 X 114.

     L'ingresso era dalla via Nova, parallela all'Appia. Si entrava nel frigidarium, immenso salone rettangolare occupato quasi per interno dalla piscina. Al di là del frigidarium, e parallelo ad esso, si apriva il tepidarium, altro immenso salone collegato alle estremità attraverso esedre alle grandiose palestre. A metà del lato lungo del tepidarium si passava attraverso un altro tepidarium o cella media, assai più piccolo, nel calidarium salone circolare con cupola di m 35 di diametro, in gran parte diruito e interrato. Ai lati e intorno alle palestre numerose sale, rettangolari o absidate, per la ginnastica o per i servizi. Di fronte al calidario, oltre la vasta spianata si trovano le rovine dello stadio fiancheggiato da biblioteche.

     Si ritiene che lo stabilimento contenesse bagni singoli e vasche in comune per un complesso di 1.600 bagnanti alla volta. Oltre ad essere tutte rivestite di marmi e di metalli, animate da getti d'acqua, avevano una decorazione scultorea delle più sfarzose, difatti i più celebri marmi della collezione Farnese oggi al museo nazionale archeologico di Napoli, provengono da qui: l'Ercole Farnese, il toro Farnese, la Flora ed altri pezzi, come pure i mosaici con atleti oggi ai Vaticani, le due vasche di granito che ornano le fontane di piazza Farnese e la colonna portata da Cosimo dei Medici in piazza santa Trinita a Firenze.

     Per costruire le terme vi lavorarono 9.000 operai per cinque anni. Un ramo dell'Acqua Marcia portava l'acqua al grandioso stabilimento. I sotterranei avevano gallerie che erano carrozzalibili, in essi si trovavano depositi di legname e gli impianti di riscaldamento. Le due palestre furono scavate nel 1870, i mosaici presentavano disegni geometrici, nelle abisidi vennero ritrovati i mosaici con figure di atleti nudi oggi ai Musei Vaticani (i personaggi vestiti sono i giudici). Lungo le mura delle palestre sono stati collocati i mosaici del piano superiore con soggetto marino (presentano una lunghezza di 300metri).

 

 

33.GABBIANI DI ROMA

     In casa di Jep si tiene una festa, si fa un trenino, dice Jep: “I più belli perché non vanno da nessuna parte”. La “Santa” si reca a casa di Jep per una intervista che non si può tenere, per l’occasione vengono presi in affitto due nobili della famiglia Colonna. La Santa si nasconde in camera da letto di Jep per dormire per terra. La mattina i due si parlano mentre le cicogne, non gabbiani, invadono il terrazzo. La “Santa” chiede a Gambardella perché non ha più scritto un libro, lui risponde: “Cercavo la grande bellezza, non l’ho trovata”.

 

     Precedentemente, in casa di Jep si incontrano Ramona e Jep. Lei chiede: “Perché hai smesso di scrivere?, lui: “Sono uscito troppo la sera, Roma ti fa perdere tanto tempo”. Questo colloquio è avvenuto prima del giro di notte nei palazzi segreti di Roma.

 

34.VILLA GIULIA

     Nel ninfeo di villa Giulia Jep va a vedere una mostra di un giovane artista che pubblica le foto che il padre gli ha fatto dalla nascita, una al giorno, dall’età di 14 anni ha continuato lui stesso a fotografarsi.

 

   La villa fu voluta da papa Giulio III, il casino si deve a Jacopo Barozzi detto il Vignola (1551-53), ma vi hanno lavorato anche Bartolomeo Ammannati, Giorgio Vasari e Michelangelo. Dopo essere stato caserma, lazzaretto e scuola di veterinaria, nel 1870 passò al Regno d’Italia che lo usò come sede di raccolta e poi di esposizione dei materiali etruschi ritrovati nella Tuscia meridionale. Oggi è sede del museo nazionale Estrusco di Villa Giulia i cui reperti più famosi sono: il Sarcofago degli Sposi, le tavolette di Pyrgi, l’Apollo di Veio, i resti di un tempio presso Alatri, il bassorilievo del pugile Creuga. Dal 1947, nel ninfeo della villa si tiene la cerimonia del premio Strega.

 

 

35.LA SCALA SANTA

     “La Santa” sale, in ginocchio, la Scala Santa, in questa attività muore.

 

     Fatto costruire da Sisto V su progetto di Domenico Fontana (1585-90) per conservare l’antica cappella privata dei Papi la Sancta Sanctorum situata al primo piano del Patriarchio quando decise la demolizione di quest’ultimo. Per accedere alla cappella, il papa fece mettere in opera la scala d’onore del vecchio palazzo identificato da una tradizione con la scala del Praetorum di Pilato, salita da Cristo durante il processo e quindi Scala Santa, portata a Roma da Sant’Elena.

     Si entra nell’atrio ornato di gruppi marmorei, nel mezzo affiancata da altre quattro scale si trova la SCALA SANTA, composta di 28 gradini di marmo rivestiti di legno per evitarne il logorio, alle pareti e nella volta affreschi. La scala santa che si sale in ginocchio, e le scale laterali terminano nell’ambulacro davanti alla CAPPELLA DI SAN LORENZO, detta SANCTA SANCTORUM, per il gran numero di reliquie che vi sono custodite.  Risale all’epoca di Costantino e venne rifatta come è attualmente da papa Nicola III (1277-81) che vi fece collocare tre portali marmorei provenienti dal Pretorio di Gerusalemme, già nell’aula del Concilio del Palazzo Patriarcale.

     L’interno è un gioiello di arte cosmatesca (1278): soffitto a mosaico, intorno alle pareti si trovano ventotto tabernacoli ogivali. Sull’altare protetta da sportelli sempre chiusi l’immagine acheropita (non ipinta da mano umana) del Redentore; accanto all’altare alcune cassette di reliquie. L’immagine, che nel Medioevo veniva portata in processione dai papi per scongiurare gravi clalamità, è un dipinto su legno del VI-VII secolo.

 

36.ISOLA DEL GIGLIO

     Qui il protagonsta va in veste di giornalista e rivede se stesso con il suo primo amore.

 

 

37.SIGLA DI CHIUSURA CON IL TEVERE

     Il Tevere e la città sono visti da un battello che risale il fiume da ponte Sisto a ponte Sant’Angelo.

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

     Tutte le notizie sul film vengono da una visione attenta del film stesso avvenuta più volte. Per la critica ci si è basati su: mymovies.it, comingsoon.it, it.wikipedia.org e la pagina facebook: La grande bellezza.

     Per le notizie sulla città di Roma:

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Giorgio Carpaneto, I palazzi di Roma, ed. Newton & Compton, 1991.

- Mariano Armellini, Le chiese di Roma, ed. Pasquino, 1982.

- Carlo Zaccagnini, Le ville di Roma, ed. Newton Compton, 1991.

- Willy Pocino, Le fontane di Roma, Newton & Compton, 1996.

- Giuliano Malizia, Gli archi di Roma, ed. Newton Compton, 1994.

 

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.museiincomune.roma.it

www.romasegreta.it

www.romasparita.eu

www.info.roma.it

www.abcroma.com

www.archeoroma.com

www.amicidiroma.it

www.palazzidiroma.it

www.villediroma.com

www.romaspqr.it

www.tesoridiroma.net

www.iloveroma.it

www.romasotterranea.it

www.sotterraneidiroma.it

 

Piero Tucci

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27.12.14

Inbiciperoma.blogspot.com

 

 



[1] Toni Servillo (Afragola 1959) attore e regista teatrale. E’ fratello del cantante Peppe Servillo della Piccola Orchestra Avion Travel. Ha vinto tre David di Donatello con Le conseguenze dell’amore, La ragazza del lago e Il Divo (dove interpretava Giulio Adreotti).

[2] Carlo Verdone (Roma 1950) regista, attore e sceneggiatore. Figlio del critico cinematografico Mario, è fratello di Silvia moglie di Christina De Sica. E’ stato sposato con Gianna Scarpelli dalla quale ha avuto due figli. Il suo primo film di successo è stato Un sacco bello (1980), a cui hanno fatto seguito Bianco, rosso e verdone del 1981, è considerato l’erede naturale di Alberto Sordi con cui a recitato in In viaggio con papà, poi ha realizzato Troppo forte. Grande successo anche con Compagni di scuola, Maledetto il giorno che t’ho incontrato, Al lupo al lupo, Viaggi di nozze (1995) forse il suo maggior successo di pubblico.

[3] Sabrina Ferilli (Roma 1964) attrice e conduttrice televisiva italiana. Ha vinto tre nastri d’argento, un globo d’oro, tre Ciak d’oro e tre candidature ai David di Donatello. Ha frequentato il liceo classico Orazio di Roma. Raggiunse la notorietà con La bella vita di Paolo Virzì (1994) con cui ottenne il Nastro d’Argento alla migliore attrice protagonista. Seguono Ferie d’agosto di Virzì, nel 96 conduce il festival di Sanremo. Ha lavorato in teatro nelle commedie di Garinei e Giovannini.

[4] Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 – Caprera 1882) eroe nazionale italiano, il volto popolare del Risorgimento. Grazie alla sua impresa dei Mille l’Italia meridionale fu unita al resto del Paese.

[5] Emilio Gallori (Firenze 1846 - Roma 1924) Studiò all'Accademia di Firenze e di Roma dove si trasferì. Per quattro anni soggiornò a Londra dove espose alla Royal Academy. La sua opera più celebre è il monumento a Giuseppe Garibaldi sul Gianicolo del 1895. Suscitò grandi polemiche un bozzetto in gesso di Nerone vestito da donna ora a palazzo Pitti. Sua la statua a Metastasio in piazza della Chiesa Nuova, il monumento a Ettore Socci a Grosseto.

[6] Pio IX (Papa dal 1846 al 78)  Giovanni Mastai Ferretti di Senigallia. Il Papa che all'inizio del suo pontificato sembrò aprirsi alle istanze liberali, nel 1848 aprì le porte del ghetto ebraico di Roma, allo scoppio della prima guerra d'indipendenza inviò soldati contro l'Austria. Li ritirò e fuggì da Roma per riparare a Gaeta sotto la protezione del re delle Due Sicilie mentre in città veniva proclamata la Repubblica (Mazzini). Tornato a Roma grazie alle armi dei francesi, fu anti-italiano e anti-liberale fino alla fine. Scomunicò il re Vittorio Emanuele II quando i bersaglieri entrarono a Porta Pia. E' sepolto nella basilica di San Lorenzo fuori

[7] Mario Rutelli scultore nato a Palermo nel 1859 e morto a Roma nel 1941. La sua opera più importante è la fontana delle Naiadi. Studiò all'Accademia di Belle Arti di Palermo e poi a Roma con Giulio Monteverde. Tra le opere più conosciute la quadriga bronzea sul teatro Politeama di Palermo, il monumento equestre ad Anita Garibaldi sul Gianicolo, una delle Vittorie al Vittoriano, il monumento a Nicola Spedalieri in piazza Sforza Cesarini lungo il Corso Vittorio. Alla Gnam: "Ritratto di Domenico Morelli" del 1884.

     E' il bisnonno del politico, ex sindaco di Roma

[8] Paolo V Camillo Borghese di Roma (Papa dal 1605 al 21). Fu un papa nepotista, il nipote diede avvio alla costruzione della villa e del Casino come pure della collezione d'arte oggi Galleria Borghese. Affidò a Carlo Maderno la costruzione della facciata di San Pietro su cui spicca il suo nome, eresse il transetto modificando il progetto michelangiolesco. Affidò a Flaminio Ponzio l'ampliamento del palazzo del Quirinale. Restaurò l'acquedotto che portava l'acqua da Bracciano detto di Traiano e da allora Acqua Paola, fece costruire il fontanone del Gianicolo e quello oggi in piazza Trilussa come mostra. In santa Maria Maggiore fece costruire la cappella Paolina di fronte alla Sistina e davanti alla chiesa fece erigere la colonna prelevata dalla basilica di Massenzio. Fermo sostenitore dei diritti della Chiesa entrò in conflitto con Venezia per cui lanciò l'interdetto a Venezia nel 1606. Appoggiò la lega cattolica nella Guerra dei Trent'Anni. Fece costruire i porti di Fano e Civitavecchia.

[9] Giovanni Fontana         

[10] Flaminio Ponzio (Viggiù 1560 - Roma 1613) architetto di Paolo V, progettò palazzi e chiese in uno stile severo derivato da Domenico Fontana. E' autore della cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, della facciata di palazzo Borghese su via Ripetta, del casino di villa Borghese oggi sede della galleria omonima e della basilica di San Sebastiano fuori le mura. Sua la facciata della chiesa di Sant'Eligio degli Orefici.

[11] Alessandro VIII Vito Ottoboni di Venezia, papa dal 1689 al 91.

[12] Raffaele De Vico architetto di giardini per il comune di Roma, suoi i progetti per: Parco di Villa Glori nel 1924, giardino di piazza Mazzini nel 1925, monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale al Verano nel 1926, il serbatoio dell'Acqua a Porta Maggiore nel 1927, ingresso di Colle Oppio, serbatoio dell'acqua dello zoo, sistemazione ampliamento dello zoo, parco Nemorense in piazza Crati nel 1930, parco Savello all'Aventino nel 1932, uccelliera dello zoo nel 1935, sistemazione arborea dei giardini del laghetto dell'Eur nel 1960.

[13] Estenzione del parco il dato è fornito da: it.wikipedia.it e confermato da: parcoacquedotti.it. Non è credibile amicidiroma che parla di soli 15 ettari.

[14] Acquedotti costruiti dai romani in tutto erano 11.

[15] Baccio Pontelli (1450-1495) architetto, soprattutto militare ed ebanista nativo di Firenze. Rocca di Ostia e chiesa di Sant'Aurea, rocca di Senigallia, mura di Jesi, progetto della Cappella Sistina realizzata da Giovannino De Dolci. Chiesa di San Pietro in Montorio. Sue le tarsie nello studiolo di Federico da Montefeltro ad Urbino.

[16] Notorius. Tutte le notizie dal sito internet: notoriusroma.com

[17] Cosimo Morelli architetto di Imola indicativo del passaggio dallo stile barocco al neoclassico. Vissuto tra il 1732 e il 1812. Oltre a Palazzo Braschi ha progettato la cattedrale di Macerata il teatro dell'Aquila a Fermo, la chiesa San Prospero a Imola.

[18] Papa Pio VI Braschi Ginnangelo Baschi di Cesena papa dal 1775 al 1799. Nel 1798 non potè impedire l'entrata dei francesi a Roma e la nascita della Repubblica Romana.Fu portato prigioniero a Valenza nel Delfinato dove morì. Gli successe Pio VII Chiaramonti, monaco benedettino, eletto nel conclave di Venezia, incoronò Napoleone a Parigi nel 1804. Anche lui arrestato, deportato a Grenoble, Savona e Fontainebleau.

[19] Francesco Mochi (Montevarchi 1580- Roma 1654) Ha eseguito il gruppo dell'Annunciazione nel duomo di Orvieto e Santa Marta nel 1612 per la cappella Barberini in Sant'Andrea della Valle. Realizzò i monumenti equestri in bronzo a Ranuccio e Alessandro Farnese nel 1612-29. Dopo la Veronica nella nicchia dei piloni della cupola di San Pietro, gli vennero commissionati il Battesimo di Cristo ora a palazzo Braschi e San Pietro e San Paolo per San Paolo fuori le Mura ora sulla porta del Popolo. Da Treccani.

[20] Girolamo Riario (Savona 1443 - Forlì 1488) nipote di papa Sisto IV, signore di Imola e Forlì, sposò Caterina Sforza, figlia illeggittima di Galeazzo Sforza duca di Milano, partecipò alla congiura de Pazzi con lo scopo di assassinare Lorenzo de Medici e diventare signore di Firenze nel 1478. Morì a sua volta assassinato. E' raffigurato nel celebre affresco della Pinacoteca Vaticana "Sisto IV nomina il Platina prefetto della Biblioteca Vaticana"di Melozzo da Forlì.

[21] Francesco Soderini (Firenze 1453 - Roma 1524) cardinale, diplomatico e uomo politico. Governò la diocesi di Volterra attraverso vicari, risiedendo a Roma. Fu anche vescovo di Cortona, amministratore apostolico di Vicenza, Narni, Palestrina e Anagni. Partecipò al complotto per eleggere papa Raffaele Riario pagando alcuni cardinali, scoperto cadde in disgrazia. Riabilitato promosse un nuovo complotto con Adriano VI e fu rinchiuso nel carcere di Castel Sant'Angelo a Roma. Perdonato da Clemente VII, morì di peste e fu sepolto in Santa Maria del Popolo.

[22] Marco Sittico Altemps (1533 - 1595) cardinale austriaco, nato a Hohems, la madre Clara de Medici era sorella di Pio IV. Con l'elezione al soglio pontificio la famiglia si trasferì in Italia. Dopo una carriera militare, aveva combattuto anche i Turchi, si avviò alla carriera ecclesiastica. Fu vescovo di Cassano Jonio (Calabria), quindi legato pontificio presso vari sovrani europei, infine legato pontificio presso il Concilio di Trento. Governò varie città pontificie. Acquistò villa Mondragone a Frascati (Monte Porzio Catone, oggi sede dell'Università di Tor Vergata). Fu sepolto in Santa Maria in Trastevere nella cappella fatta costruire dal figlio naturale.

[23] Ludovisi famiglia bolognese. Tra le figure più celebri Alessandro fu papa con il nome di Gregorio XV (1621-23), il fratello Niccolò fu ammiraglio della flotta pontificia e vicerè di Aragona e Sardegna. Ebbe due figli: Gianbattista, ammiraglio del regno di Napoli e Ippolita (m. 1733) sposa di Gregorio Boncompagni dura di Sora. Con loro iniziò la famiglia Boncompagni Ludovisi. Da: www.sapere.it.

[24] Antonio da Sangallo il Vecchio (Firenze 1455 - 1534) architetto specializzato nelle fortificazioni, suoi i progetti per la fortezza di Livorno, della chiesa di San Biagio a Montepulciano, della fortezza di Nettuno e i bastioni bassi di Castel Sant'Angelo (per conto del papa Alessandro VI Borgia) con un torrione sul ponte poi demolito da Urbano VIII. Il nipote detto "il Giovane" fu autore della rettifica delle mura Aureliane tra porta Ardeatina e porta San Paolo, lavorò anche a palazzo Farnese. Giuliano da Sangallo, fratello del "Vecchio" fu capomastro della fabbrica di San Pietro con Raffaello.

[25] Baldassarre Peruzzi (Siena 1481 - Roma 1536)architetto, pittore, scenografo, ingegnere militare, storico dell'architettura. Le sue opere architettoniche più importanti sono la villa Farnesina a Trastevere, il palazzo Massimo alle Colonne, la chiesa di Sant'Eligio degli orefici presso via Giulia dove subentrò a Raffello. Tra gli affreschi, sono notevoli quelli nella chiesa di Santa Maria della Pace, del castello di Giulio II a Ostia, della chiesa di San Pietro in Montorio e a palazzo Madama.

[26] Martino Longhi il Vecchio (Viggiù, Varese 1534 - 1591) capostipite di una dinastia di architetti italiani, a lui seguirono il figlio Onorio e il nipote Martino il Giovane. Lavorò in Germania per conto della famiglia degli Altemps imparentata con i Borromeo. A Roma ha realizzato: il cortile interno di palazzo Borghese con le colonne binate; la chiesa di Santa Maria della Consolazione (sotto il Campidoglio); la chiesa di San Girolamo degli Schiavoni (Ara Pacis); la torre del palazzo Senatorio al Campidoglio.

[27] Annibale Lippi è il figlio di Nanni di Baccio Bigio,  autore dei più antichi palazzi Mattei.

[28] Luigi XIV  re di Francia, definito il "Re Sole".

[29] Caracalla imperatore dal 211 al 217 era nativo di Lugdunum (Lione) in Gallia, figlio di Settimio Severo. Il suo nome resta legato alle terme e all'estensione della cittadinanza romana a tutti i cittadini dell'impero avvenuta nel 212. Questo provvedimento, che prese il nome di Costitutio Antoniniana, fu fattore di stabilità per lo Stato. Lasciò pessima fama di se ma fu amato dai soldati.

[30] Dopo i Goti le Terme furono abbandonate, l'area fu occupata da un sepolcreto con le tombe a fossa, venne utilizzato come xenodochio ovvero ospizio pellegrini e forestieri gestito dalla chiesa dei Santi Nereo e Achilleo. Da allora divenne una cava inesauribile di materiale.