La via Appia, la "Regina viarum" dei romani, fu un'opera imponente fatta costruire da Appio Claudio Cieco nel 312 a.C. per congiungere Roma con Capua[1] senza seguire le vie naturali, anticipando così il concetto di autostrada. Vennero lasciati i centri abitati intermedi (provvisti però di appositi raccordi) e mirava dritto alla meta. La via fu perciò realizzata superando grosse difficoltà naturali, come le paludi Pontine, con importanti opere di ingegneria. In seguito venne lastricata di selci e prolungata (verso il 190 a.C.) fino a Benevento e Venosa (fondata con 20.000 coloni romani), ancora dopo fino a Taranto e Brindisi divenendo la strada per l'Oriente. Il tratto Benevento Taranto Brindisi perse importanza quando venne sostituito dalla via Appia Traiana che toccava invece Aecaes (Troia), Canusium (Canosa), Barium (Bari). Con questa strada era possibile andare da Roma a Brindisi in 13/14 giorni lungo un percorso di 365 miglia[2] pari a poco meno di 540 Km. Era la più importante delle vie consolari anche per gli splendidi monumenti sepolcrali che sorgevano ai lati di essa. Conservatasi fino al VI secolo, dopo la decadenza dell'impero rimase a lungo inutilizzata e si deve a Pio VI Braschi (fine Settecento) la sua riapertura.
VILLA CEDERNA GIA' CAPO DI BOVE
Civico 222. Siamo al IV miglio della via Appia, m. 450 dopo la tomba di Cecilia Metella. Acquistata nel 2002 dal ministero dei Beni Culturali, su proposta della Soprintendenza, per un milione e mezzo di euro esercitando il diritto di prelazione su un bene vincolato. Si tratta di un'area di 8500 mq, è diventata dal 2008 la sede del CENTRO di DOCUMENTAZIONE dell'APPIA e sede dell'ARCHIVIO CEDERNA[1], il giornalista e scrittore che si è battuto per la salvaguardia della strada e non solo. L’Archivio Cederna contiene 4.000 pezzi, anche ricordi personali come un quaderno di IV elementare. Il fondo si compone di materiali che coprono un arco cronologico che va dagli anni Quaranta agli anni Novanta del Novecento: - circa 1.500 unità archivistiche ordinate in fascicoli e buste contenenti corrispondenza ufficiale, manoscritti, prime stesure di pubblicazioni, materiale riguardante argomenti di tutela paesaggistica, legislazione su tali temi; - mappe e planimetrie, - collezione fotografica. E’ anche conservata la biblioteca di Antonio Cederna composta di 4.000 volumi di diverso argomento (archeologia, storia di Roma, urbanistica, ambiente). Sono in corso lavori di digitalizzazione dell’intero complesso documentario.
Vi si tengo mostre temporanee.
Lo scavo archeologico ha portato alla scoperta di un IMPIANTO TERMALE la cui prima fase costruttiva si data alla metà del II sec. d.C. Una lapide con il nome di Annia Regilla ci induce a credere che possa essere pertinente ai vasti possedimenti di Erode Attico, tale lapide è conservata nella sala con camino all’interno della villa. Il complesso termale fu utilizzato almento fino al IV sec come attesta il ritrovamento di monete e la tipologia delle murature. Erano terme di particolare eleganza e raffinatezza.
Sulla sinistra troviamo
LA TORRE DI CAPO DI BOVE
Alto nucleo di sepolcro presso il quale l'astronomo Angelo Secchi costituì nel 1870 una nuova base per la verifica della rete geodedica italiana[2] (targa). Dopo poco - sulla sinistra - si trova una fontanella all'inizio di via Cinquetorri.[1] Antonio Cederna (Milano 1921 – Sondrio 1996), archeologo, giornalista e ambientalista, ha dedicato la sua vita alla difesa del patrimonio ambientale-storico-artistico italiano, esendone un pioniere, proprio negli anni del boom economico. Fratello di Camilla Cederna, dopo la laurea in archeologia e il diploma di perfezionamento alla scuola di Roma, lavora con Lucos Cozza a Carsoli. Abbandona l’attività di archeologo per dedicarsi a campagne di stampa sui temi della difesa dell’ambiente. Giornalista del Mondo, del Corriere della Sera, dell’Espresso e dopo la sua fondazione de la Repubblica. Nel 1955 fu fondatore di Italia Nostra, è stato consigliere comunale di Roma e deputato al Parlamento.
[2] Rete geodetica italiana. E’ la rete che serve a identificare la posizione di un punto sulla superficie terrestre. La Rete Geodetica Italiana è costituita da punti geodetici o capisaldi formati da un basamento orizzontale in cemento e da un cippo cilindrico leggermente appuntito distanziato dagli altri di circa venti Km. Ogni caposaldo viene impiantato dall’Istituto Geografico Militare.
[1] Capua. Oggi indicata come Capua Antica si trova nel comune di Santa Maria Capua Vetere, è una città sorta nel IX secolo a.C. fondata dagli etruschi (secondo Strabone) era una delle città più grandi dell’Italia antica. La popolazione osca ottene nel V secolo la cittadinanza.
[2] Miglio romano pari a m 1.480.