LE SORPRESE DELLA

VIA APPIA NUOVA

 

DALLO STATUARIO AL QUARTO MIGLIO

A SAN GIOVANNI, LA VIA APPIA RISERVA TANTE SORPRESE.

 

     Percorriamo la via Appia Nuova al contrario, a partire dallo Statuario fino a porta San Giovanni; raggiungiamo la borgata romana dal parco degli Acquedotti.

 

LA VIA APPIA NUOVA

“Nella bella Campagna Romana a volte passavano i cavalieri in giacca rossa e le amazzoni della caccia alla volpe. Via Appia era molto romantica: la vista era aperta verso gli acquedotti e i Castelli Romani, nei campi fra le rovine pascolavano greggi”[1].

 

    La strada venne delineandosi tra il XIV e il XV secolo in seguito al declino della via Appia Antica, alla fine del Cinquecento (1574) fu sistemata da papa Gregorio XIII[2], prese il nome di via Campana, anche papa Pio VI Braschi alla fine del Settecento fece importanti lavori di sistemazione; nel 1940 fu ampliata e portata alla larghezza attuale di 40 metri fino a ponte Lungo.

 

STATUARIO

     Si trova lungo l’Appia Nuova, fa parte del VII Municipio. Il quartiere prende il nome dall’abbondanza di statue rinvenute nella zona per la vicinanza alla villa dei Quintili e della stessa via Appia Antica. Le statue venivano sciolte nelle calcarare per ottenere della nuova calce. Il suo nome è molto antico, compare per la prima volta in un atto di compravendita del 1393.

     Nel 1940 vi furono costruite due borgate urbano-rurali chiamate Tempio della Salute e Roma Vecchia (entrambe nel parco degli Acquedotti). Nel 1941 sorse la borgata privata detta Caroni dal nome dell’ingegnere proprietario della zona. Nel 1948 cominciò la sistemazione urbanistica della zona con la costruzione di strade, scuole e della chiesa. Lo sviluppo edilizio della zona si deve anche alla linea tramviaria per Capannelle che collegava con la stazione Termini, è rimasta in servizio fino al 1978, di essa rimane in piedi la stazione Statuario sulla via Appia. Anche la vicinanza con l’ippodromo delle Capannelle per il galoppo (il trotto era a Tor di Valle) e la caserma dei Vigili del Fuoco (progettata nel 1939 e inaugurata il 4 agosto 1941) con la sua Scuola Centrale Antincendi che ha formato migliaia di giovani italiani e somali (all’interno anche il museo del Corpo dei Vigili del Fuoco con ingresso da piazza Scilla 2), sono tra le ragioni di sviluppo della borgata. Non è da sottovalutare la presenza della fonte Capannelle che i romani raggiungevano i bicicletta. La viabilità è rimasta essenzialmente la stessa, tutte le strade sono a senso unico, spesso senza marciapiedi. Le case sono basse, a due, massimo tre piani, anche per la vicinanza con l’aeroporto di Ciampino che impedisce costruzioni più alte. L’unica strada larga, via Polia, è sede di un piccolo mercato rionale.

     Nel 1970 aprì il primo asilo nido comunale della zona, si trova in via del Calice. Le novità degli ultimi anni sono l’inaugurazione di un grande albergo, nel 2001, l’Hotel Capannelle, di via Siderno, un albergo a quattro stelle con 252 camere, con sala congressi, piscina scoperta e ristorante. Altra novità è l’attività di un comitato di quartiere che è riuscito a strappare al degrado l’unica area verde della zona ora chiamato “Uscita 23. Centro Civico Polivalente”.

 

Via Appia Nuova.

Edifici della borgata Caroni. Sarcofago romano. Torre dell’orologio. Lapide con la dicitura “Cantieri Caroni”. Obelisco con i nomi delle strade della borgata. Stazione Statuario del tram Termini – Capannelle.

 

Chiesa di Sant’Ignazio di Antiochia. Costruita fra il 7 ottobre 1956 e il 1957 su progetto dell’arch. Tullio Rossi[3], consacrata il 12 ottobre 1957. E’ sede parrocchiale dal 1952 (territorio desunto da San Tarcisio al Quarto Miglio). Fu visitata da Giovanni Paolo II il 16 marzo 1980. Sulla facciata la statua di Cristo Redentore, sulla destra massiccia torre campanaria. L’interno è a pianta longitudinale con abside e tre cappelle sulla sinistra. Nell’abside mosaico con la Vergine in trono con il Bambino e sant’Ignazio nelle vesti episcopali mentre un angelo gli consegna la palma del martirio. E’ opera di Gilda Nagni e Franco d’Urso. La Via Crucis è di Alessandro Monteleone[4].

     Nei locali della parrocchia si riunisce la Statuario Band, orchestra di fiati di 40 elementi. Nasce dall’omonima associazione musicale senza fini di lucro.

 

Biblioteca Statuario.Via Squillace 3, nei locali della parrocchia Sant’Ignazio di Antiochia, basato sull’impegno volontario di un gruppo di persone qualificate. E’ inserita nel Servizio Bibliotecario Nazionale e quindi consente di effettuare ricerche bibliografiche in internet. Propone incontri con gli autori. Possiede 10.000 volumi e 3 postazioni anche in rete. Possiede anche un fondo antico con testi del Settecento e Ottocento. E’ aperta i giorni dispari di pomeriggio e la domenica mattina.

 

 

Via Bisignano. Sepolcro detto Tempio di Coriolano. L’edificio sorge lungo una deviazione della via Appia che conduceva a Castrimoenium, oggi Marino. Si tratta di un sepolcro a pianta quadrata, costituita da due camere sovrapposte, quella inferiore era la cella funeraria illuminata da strette finestrelle e coperta da volta a crociera di cui rimangono solo i pennacchi agli angoli delle pareti. La camera superiore, destinata ai riti funerari, era decorata da una nicchia per lato, contenenti i ritratti dei defunti. Anche questo ambiente era coperto da una volta a crociera di cui restano i pennacchi. L’esterno è in laterizi: mattoni gialli per la cortina e rossi per le decorazioni. E’ simile alla Sedia del Diavolo e al tempio del Dio Redicolo in Caffarella. Datato al II secolo d.C. Nel medioevo fu torre di guardia.

 

Piazza Mileto. Edicola votiva dedicata alla Madonna.

 

Uscita 23. Centro Civico Polivalente. Via Amantea. Prende il nome dall’uscita del Gra.  La struttura risale al 2001, si deve alla Società Edilizia del Sole e del Mare Srl che ha dicharato fallimento, la proprietà è del municipio. Nel 2011 il presidente dell’allora decimo municipio Sandro Medici ha assegnato l’edificio a quattro associazioni del territorio. Sembra che l’edificio non ha mai avuto il collaudo. Un incendio lo ha danneggiato il 31 gennaio 2014.

 

Piazza Rosarno. Uno dei centri della borgata.

 

QUARTO MIGLIO

     Il nome ufficiale del quartiere è Appio Pignatelli ma è conosciuto da tutti come QUARTO MIGLIO, fa riferimento al quarto miglio della via Appia Antica, indica la distanza dal Campidoglio. Fa parte del VII Municipio del Comune di Roma.

     Alla fine del II secolo esisteva in questo tratto della via Appia Antica una vasta borgata che prese il nome “ad Quartum”. Ricordiamo che un miglio romano equivale a m 1482.

     Nel medioevo la famiglia Caetani prese possesso della tomba di Cecilia Metella, la fortificò e impose un pedaggio. Questo fatto impose gradualmente un cambiamento negli itinerari dei viaggiatori, per cui molti deviarono su quella che poi è diventata la via Appia Nuova. Nel Settecento la via Appia Antica veniva definita “abbandonata e deserta nella desolazione della campagna malarica e spopolata”. A metà Ottocento la strada venne restaurata ad opera dei papi, tra  i più impegnati Pio IX, e di grandi artisti.

     Le rare abitazioni di campagna della zona facevano riferimento alla parrocchia di San Sebastiano affidata ai francescani, la parrocchia fu istituita nel 1826. Nel 1919 venne eretta la parrocchia di Ognissanti sulla via Appia Nuova, finalmente nel 1935 la parrocchia di San Tarcisio, sempre affidata ai francescani (Padre Leonardo Bello fu ministro generale dei frati minimi), il suo territorio si estendeva da via dell’Almone alle Capannelle di Marino. Il 10 aprile 1927 viene aperta al pubblico la chiesetta dedicata a San Tarcisio tra la via Palazzolo e via Galloro. I frati di via Merulana venivano a celebrarvi messa nei giorni di festa. Intorno a questa data risale la costruzione di baracche in legno adibite a scuole Elementari dall’Ente Scuole Rurali, sono ancora visibili in via Galloro. Nel 1930 la bonifica dell’Agro Romano interessò la zona come si può vedere nell’iscrizione sulla Casa Cantoniera in via Appia Pignatelli. Nel 1932 il Governatore di Roma denominava la località: Borgata di San Tarcisio. Scrive padre Bello nel 1935: “Dalla prima visita fatta alle famiglie della parrocchia, si può constatare che si tratta di famiglie di agricoltori e pastori provenienti dalla Bassa Italia, per coltivare e condusse le vaccherie dell’agro romano; vi sono famiglie pisare addette all’ippodromo delle Capannelle, del resto poveri e addetti ai depositi di materiali da costruzione. Le famiglie sono 349 e formano una popolazione di 1558 persone, l’igiene lascia a desiderare, l’educazione elementare quasi non esiste”. Nel 1939 viene consacrata la nuova chiesa – parrocchia.

     Nel 1945 sorge il Comitato Parrocchiale, sotto la direzione del parroco, si occupa dei bisogni della borgata. Cucine per i poveri, case per i senza tetto e gli sfollati, assistenza sanitaria, strade, luce, acqua, scuola, tram. Nel 1946 Colonie estive nella pineta di viale Appio Claudio. Il 21 luglio 1948 in via Annia Regilla, presso la chiesa, il Comune installa una fontanella. Nel 1948 nuovo ponte in muratura su via di San Tarcisio, il precedente è pericolante. Nel 1948 arriva il telefono. Il 1° gennaio 1951 inizia il servizio di autobus STEFER Statuario – Quarto Miglio – San Giovanni, poi prolungato a piazza Vittorio, il servizio alleggerirà quello del tram su via Appia Nuova. Nel 1952 viene inaugurato il campo sportivo Gerini, un campo di calcio. Prime scuole Elementari in via Galloro nel dopoguerra, il 16 gennaio 1954 il sindaco Rebecchini inaugura la scuola posta all’angolo tra la via e il vicolo di San Tarcisio (presenti il prefetto Binna e assessori). Nel 1949 arriva il telefono. Il 19 marzo 1961 arriva il nuovo organo, costo 700.000 £. Nel 1963 visita di Giovanni XXIII. Nel 1974 nasce il Consiglio Pastorale Parrocchiale. Nel 1978 viene soppresso il tram per Capannelle.

VIA APPIA PIGNATELLI

    Sistemata nel Settecento da papa Innocenzo XII Antonio Pignatelli. Una strada sterrata esisteva su questo tracciato e univa la via Ardeatina con la Latina.

 

CASTELLETTO O CASTELLO AL IV MIGLIO

     Si trova in via Appia Pignatelli al civico 235, sulla sinistra della strada venendo dal centro, tra via San Tarcisio e via del Quarto Miglio. Sembra abitato da artisti, ma la notizia è da confermare.

 

CHIESA DI SAN TARCISIO

     La parrocchia è stata creata nel 1933 e retta dai francescani di via Merulana diretti da padre Leonardo Bello a cui è dedicato un busto davanti alla attuale chiesa. L’edificio di culto, eretto su progetto dell’arch. Tullio Rossi, è stato consacrato il 13 giugno 1939. La chiesa è stata visitata da Giovanni XXIII nel 1963 e da Giovanni Paolo II nel 1985 per i 50 anni della parrocchia.

     La facciata è a capanna, cioè l’altezza è minore della larghezza. Interno a due navate divise da colonne con soffitto a capriate.

 

Tarcisio è un giovinetto romano, martire, a cui papa Damaso[5] dedicò uno dei suoi carmi più belli nelle catacombe di San Callisto. E’ patrono del quartiere.

 

 

TOR FISCALE

     Tor Fiscale è una magnifica costruzione del XIII secolo alta circa 30 metri, costruita proprio nel punto in cui si incrociavano gli acquedotti Marcio e Claudio in modo che si potesse rilevare maggiormente. Detta anche Torre Branca, dal nome del tesoriere (fiscale) proprietario delle vigne della zona nel secolo XVII, permetteva il controllo della via Latina e di un vasto tratto di campagna romana. La torre è situata all’incirca al IV miglio della via Latina. Anche a monte di Tor Fiscale gli acquedotti Marcio e Claudio si intersecano nuovamente tra loro, racchiudento uno spazio trapezoidale. Questo luogo così singolare porta ancora oggi il nome di Campo Barbarico perchè nell'assedio di Roma del 539 da parte dei Goti di Totila, questi, per controllare le vie di accesso alla città tenuta da Belisario, costruirono proprio qui un campo trincerato, utilizzando la particolare conformazione degli acquedotti e chiudendo con pietre e terra le luci. L’area era delimitata dall’acquedotto Marcio (oggi Felice) e da quello Claudio, i vertici erano Tor Fiscale e dove oggi passa via del Quadraro. All’interno passava la via Latina.

     Nel Seicento la torre e la tenuta divennero proprietà del fiscale o tesoriere pontificio Filippo Foppi che nel 1650 chiese al Capitolo Lateranense che venisse deviata parte dell’Acqua Mariana per irrigare la sua vigna.

     La torre venne realizzata con la tecnica a blocchetti che prevedeva l’uso di piccoli blocchi rettagnolari di peperino, alternati spesso a corsi di laterizi, ben rifiniti sulla fronte tanto da garantire un gradevole aspetto esteriore. L’interno era suddiviso in tre piani oggi non più conservati, si conserva la copertura originaria. La torre recintata all’esterno da un muro di cinta che in parte si conserva nell’angolo sud-ovest, lungo il sentiero che la fiancheggia, dove passava la marrana.

 

     Tor Fiscale è una borgata nata con funzioni agricole poi popolata di immigrati dall'Italia meridionale e dalle campagne del Lazio. All'ultimo censimento vi abitano 2.174 persone. Tra il 1970 e il 1980 il Comune avviò alcune opere di urbanizzazione primaria: rete idrica, fognaria, illuminazione e gas metano), il 24 aprile 1976 venne perimetrata l’area di Tor Fiscale in funzione di un suo recupero urbanistico. Negli anni Novanta, a causa del calo demografico, la chiusura della scuola Media prima, e della scuola Elementare poi, tolsero un importante servizio al quartiere. In quegli anni, all’interno di un deposito Cotral dismesso, si stabilirono degli extracomunitari, che vivevano in gravissime condizioni igieniche, l’accampamento venne eliminato dal Comune di Roma dopo alcuni mesi.

     A Tor Fiscale Madre Teresa di Calcutta[6] aprì nel 1968 un centro di accoglienza e sostegno ai poveri della zona. Le Missionarie della Carità avevano la loro sede in vicolo di Tor Fiscale 73, un refettorio, una cappellina e qualche servizio. Si conserva una stanza dove Madre Teresa soggiornava abitualmente quando veniva a Roma. Le suore Missionarie della Carità soggiornarono in questo luogo dal 1968 al 1973, a loro sono subentrati i Padri Missionari della Carità, la comunità di sacerdoti fondata da Madre Teresa di Calcutta.

     Dalla via Appia si volta a sinistra su via Anicio, quindi a sinistra su via Monte d'Onorio fino a via del Campo Barbarico. All'incrocio di queste due ultime vie, sotto l'apparenza di un VECCHIO FIENILE si conserva in tutta l'altezza un sepolcro rettangolare laterizio di età antonina. Al suo interno si noterà sul fondo una grande nicchia tra due minori e superiormente un'abside con copertura a catino, sempre tra due minori a fondo piano e copertura ad arco ribasssato, sono visibili resti della decorazione a stucco.

     “Si tratta di un colombario di ragguardevoli dimensioni… dell’ingresso antico non c’è più traccia, così come è andata del tutto distrutta la volta del primo piano allorquando il monumento fu trasformato in fienile. Il rivestimento interno conserva stucchi originari e delle decorazioni in cotto. Lo stato di conservazione generale è discreto”[7].

     In questa via, ma ad angolo con via di Torre del Fiscale si trova il CASALE RAMPA e il suo borgo, il cuore della borgata, il casale era un'antica vaccheria (quest'ultima notizia da: comune.roma.it / municipio IX / parco di tor fiscale). “La cisterna, di cui rimangono solo alcuni tratti di muratura in opera reticolata, è inglobata nell’antico casale Rampa, nel mezzo di alcuni casali della stessa età. Lungo la strada che fiancheggia la costruzione e che ricalca sempre il tracciato della via Latina, si possono riconoscere alcuni blocchi di marmo romano e frammenti di materiale archeologico[8]”. Il casale Rampa è chiamato anche Vigna Silvestrelli in documenti di fine Ottocento (da Paolo Montanari, cit, pag. 138).

     Nella stessa via si trova la CHIESA DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE costruita nel 1955 prende il nome dal santo a cui è dedicata la basilica del V secolo voluta da Leone Magno nel vicino parco delle Tombe Latine. La chiesa fu visitata da papa Paolo VI il 10 aprile 1966 e da papa Giovanni Paolo II il 26 aprile 1998. E’ a pianta rettangolare, presenta sull’altare maggiore una statua in ceramica che raffigura colui che la Chiesa ritiene il primo martire della sua storia ucciso il giorno di Pentecoste, come raccontato negli Atti degli Apostoli. Sopra il portone d’ingresso il santo è raffigurato tra due palme che simboleggiano il martirio. Campanile a vela.

     Via di Campo Barbarico ricalca il percorso della via Latina.

 

IL PARCO DELLE TOMBE LATINE

     L’ingresso è ad angolo con via dell’Arco di Travertino. Nel parco è conservato un tratto della via Latina di 450 metri posta al III miglio, fiancheggiata da alcuni sepolcri, mansiones (stazione di sosta) e dai resti della chiesa di Santo Stefano. Gli scavi che hanno riportato alla luce i resti archeologici sono del 1857 – 58 e sono dovuti ad un privato, un insegnante di nome Fortunati, che ottenne dallo stato Pontificio l’autorizzazione ad effettuare le ricerche quando tutta l’area faceva parte della Tenuta del Corvo di circa 46 ha che apparteneva alla famiglia Barberini Lante della Rovere. Dopo il 1870 lo Stato italiano ha espropriato l’area. Gli scavi proseguirono sotto la direzione di Rodolfo Lanciani e destinata a parco pubblico dal ministro Baccelli ai primi del Novecento. Agli anni Ottanta risalgono gli scavi nell’abside della basilica. Con i fondi per il Giubileo del 2000 sono state condotte campagne di scavo intorno ai sepolcri principali. Negli anni 2011 e 2012 si è pianificata una risistemazione complessiva dell’area. Purtroppo ancora oggi una parte della villa di Demetriade è occultata da un campo di calcio della società Almas e non è visibile la basilica di Santo Stefano utilizzata come deposito dalla Soprintendenza.

 

CHIESA DI SAN GASPARE DEL BUFALO

     Nella piazza omonima, presso via Mondragone, via Rocca di Papa. La chiesa è stata consacrata il 24 ottobre 1981 dal cardinale Poletti, la parrocchia esiste dal 1956. Il progetto è dell’arch. Pier Luigi Nervi[9]. L’edificio è una costruzione ardita, ha la base circolare e si sviluppa in altezza quasi fosse una tenda. La copertura è eseguita con speciali guaine protettive, con pannelli di coibentazione e una copertura in rame pesante. Il campanile è staccato dal corpo principale e realizzato da sette pilastri in cemento armato che sorreggono le campane. Come ricorda una lapide all’interno la chiesa fu visitata da Giovanni Paolo II alcuni mesi dopo l’attentato che lo vide coinvolto in piazza San Pietro. L’interno si presenta con un piano di calpestio in leggera discesa verso l’altare e i banchi disposti a semicerchio. Fa da sfondo all’altare una grande struttura in ceramica, in essa è riprodotta l’immagine di San Gaspare del Bufalo, vi è inserito il tabernacolo. Di notevole è la Via Crucis opera bronzea del sacerdote francescano Andrea Martini le cui scene si susseguono senza interruzione lungo le pareti, i bozzetti in vetroresina sono nella chiesa di san Frumenzio ai Prati Fiscali. Secondo una fonte la via Crucis è in stile “maconde” proveniente dalla Tanzania.

     “Si racconta che quando proposero all’architetto Nervi di pensare al progetto, questi prese un fazzoletto al centro, lo sollevò con due dita per una decina di centimetri e ne scaturì una specie di tenda: su questa concezione biblica lo studio avviò il progetto”[10].

     San Gaspare del Bufalo (Roma 1786-1837) è stato un sacerdote italiano fondatore della congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, beatificato da Pio X nel 1904 e proclamato santo da Pio XII nel 1954. E’ sepolto nella chiesa di Santa Maria in Trivio presso la fontana di Trevi, la ricorrenza è il 28 dicembre. E’ ricordato come il predicatore dei briganti che cercò di convertire, operò nelle zone di confine tra Lazio e Campania. Si incontrò con il brigante Antonio Gasbarrone di Sonnino che convinse a costituirsi.

 

VELODROMO APPIO

     In piazzale dei Castelli Romani. Costruito nel 1911 per il 50° dell’unità d’Italia, in sostituzione di un’analoga struttura nei prati di Tor di Quinto, ospitava gare ciclistiche su pista e l’arrivo di gare su strada. Aveva un tribuna coperta con sotto gli spogliatoi e gradinate che potevano ospitare forse 3 – 4.000 persone. Al centro vi era un campo di calcio, intorno la pista con curve molto ripide, “sembrava una ciotola lasciata sul prato”. Vicino vi era l’osteria di Scarpone con un campo di fave. I giovani venivano a sostenere gli atleti di Roma, i ciclisti Lazzaretti e Frascarelli. Gli anziani ricordano ancora quando nel dopoguerra arrivò Fausto Coppi, tale fu la ressa che il campionissimo dovette rifugiarsi nella salsamenteria Fiorucci posta all’angolo tra via Appia e via S. Maria Aus. detta il “bottegone”. Sul campo di calcio negli anni ’20 si allenava la squadra di calcio Roma, poi andava a giocare le partite di campionato a Testaccio. La Roma giocò qui la sua prima partita il 16 luglio 1927 con gli ungheresi del Ujpest, alcuni giorni prima della nascita ufficiale della squadra il 22 luglio 1927 in via Uffici del Vicario. La Roma vinse 2 a 0. Il 25 settembre giocò la prima partita di campionato con il Livorno, di nuovo vittoria per 2 a 0. Si allenarono lì anche squadre minori: la Stefer, la Mater (allenata da Fulvio Bernardini, giunse alla serie B nazionale), la Chinotto Neri. Prima delle Olimpiadi del 1960 la struttura fu abbattuta[11].

 

VILLA LAZZARONI

     Alla fine dell’Ottocento il barone Michele Lazzaroni acquistò l’area della Vigna Peromini per farne una villa suburbana della sua famiglia. Si tratta di una famiglia proveniente da Torino, finanzieri legati alle vicende della Banca Romana, che arrivarono rapidamente a grandi ricchezze sfruttando il bisogno di case e di edifici pubblici in una Roma che da poco aveva assunto le funzioni di capitale d’Italia.

     La famiglia, per ostentare il livello sociale raggiunto, riuscì ad ottenere il titolo di baroni dal re Umberto I nell’aprile 1879. Possedevano il palazzo Grimaldi a largo de Lucchesi (Fontana di Trevi) e alcune tenute nella Campagna Romana, come quelle di Tor di Quinto (Ponte Milvio) e Leprignana. In questo contesto la vigna di Pontelungo doveva diventare una villa di delizie. La zona a Nord divenne un giardino con piante di ogni tipo e finti reperti archeologici, la zona a Sud e Ovest era divisa in vari settori ma comunque utilizzata a scopo agricolo.

     Il prospetto settentrionale dell’edificio della villa, o casino, corrisponde al lato corto del rustico preesistente ai Lazzaroni. La facciata è disegnata in stile neoclassico con portico aggettante in tre aperture, sovrastato da un terrazzo cinto da balaustre. Gli spigoli del prospetto sono risaltati da finte bugnature angolari. Il corpo occidentale fu realizzato per dotare l’edificio di un grande salone da ballo e ricevimento, ed è caratterizzato da grandi finestroni ad arco. Una grotta decorata in stile rustico completava la decorazione. Nel parco si possono ancora riconoscere le fontane rustiche a scogliera di tufo, sistemate nei punti cruciali del sistema viario e l’area antistante il prospetto nobile e il salone dei ricevimenti. Verso via Fortifiocca vi era un’area a uliveto, oltre di questa si estendeva un’area coltivata a frumento che arrivava a via Latina e forse oltre. Un’entrata doveva esserci da questa via perché un doppio filare di cipressi giunge da quel lato fino alla piazzetta dell’attuale municipio. Alcuni cipressi sono sopravvissuti anche nel giardino della scuola Media al di là di via Fortifiocca. Tutti questi interventi di sistemazione della villa furono portati a compimento entro il 1893, anno in cui lo scandalo della Banca Romana travolse la famiglia visto che il barone Michele era l’amministratore.

     Le vicende successive hanno alterato proporzioni e aspetto della villa. Nel 1908 la villa venne utilizzata come ricovero per gli orfani del terremoto di Messina da parte dell’orfanotrofio Pio Benedettino. Dopo l’ultima guerra fu acquistata dalle Suore Francescane Missionarie di Maria. Negli anni 1960-61 fu costruito un orfanotrofio poi diventato asilo e scuola, contemporaneamente una chiesa, alterando la pianta dell’edificio. Negli anni immediatamente successivi i due ettari di parco verso Nord sono ceduti al Comune mediante permuta e viene realizzato un muro divisorio. Il decadimento del giardino è immediato vista l’alta densità abitativa del quartiere.

     Negli anni Settanta l’apertura di via Raffaele De Cesare determina l’arretramento del muro di cinta del parco e l’abbattimento del portale d’ingresso. Finalmente nel 1979[12], anche la parte ancora privata, viene acquisita dal Comune e viene aperta al pubblico nella sua totalità. La villa raggiunge un’estensione di 54.000 mq. Il palazzo principale viene adibito a sede del IX Municipio (dal 2013 è stato unito al X e prende il nome di VII Municipio con sede del consiglio municipale e del presidente in piazza di Cinecittà, qui restano gli uffici), le stalle e il fienile saranno sede dei Vigili Urbani, oggi sede dei gruppi consiliari.

     Attualmente un edificio ospita il servizio giardini, la scuola continua la sua funzione, la chiesa è diventata teatro, è stato aggiunto un centro anziani, campi da bocce, una pista di pattinaggio e un parcheggio. La pista di pattinaggio è stata una delle prime di Roma aperte a tutti in una villa pubblica (testimonianza orale di Antonella Giuliani nella pagina facebook Sei dell’alberone se…). E’ intitolata alla memoria del carabiniere Otello Stefanini ucciso a Bologna il 4 gennaio del 1991 per opera della cosiddetta banda della Uno bianca. Otello abitava in via Furio Camillo dove un’altra lapide lo ricorda, era stato alunno della Cagliero.

     La villa ha ospitato negli anni Sessanta e Settanta le feste dell’Unità e dell’Avanti. Attualmente vi si svolgono iniziative dell’Estate Romana (nel 2010: “Le arene di Roma”, ciclo di film a 6-4 €) e del Carnevale rivolte alle scuole e ai bambini.

     Il 24 giugno 2010 il municipio ha presentato un progetto di riqualificazione e  risistemazione della villa chiamando tutta la cittadinanza ad esprimere opinioni, idee, suggerimenti. Il 10 settembre 2011 è avvenuta l’inaugurazione del restauro della villa.

     L’8 marzo 2009 si è tenuto nella villa un concerto di Franco Califano contestato dalle associazioni femminili e femministe per le affermazioni maschiliste dell’artista.

     Dall’entrata principale di via Appia Nuova si giunge in breve alla Rotonda, luogo così chiamato per la presenza di un’aiuola circolare che ha all’interno una fontana purtroppo non attiva. All’interno dell’aiuola circolare piante di lagerstroemia. All’esterno alte palme, cedri, una magnolia. All’inizio della strada di destra l’albero di Giuda. Si continua nel viale centrale, ancora palme, una pianta di acacia sulla destra, un ligustro sulla sinistra, un tasso posizionato subito dopo la strada che va al teatro. Si giunge sul piazzale di quella che era la facciata principale della villa. Spiccano una araucaria, tante palme, un grande platano, siepi di alloro. Sul fianco sinistro un cipresso del Giappone. Giriamo intorno all’edificio per giungere finalmente alla piazzetta del municipio. Al centro c’era una giovane mimosa ma è stata sostiutita con un altro albero ornamentale, un grande eucalipto ombreggia l’entrata degli uffici. Ulivi e cipressi circondano il parcheggio. Si torna sulla piazzetta dove prospetta la facciata del Casino. Avanziamo di fronte a noi, incontriamo alcuni pini di Aleppo, quindi una piazzola circolare delimitata da alloro con al centro un mandorlo di oltre 130 anni. Tra la pista di pattinaggio e il campo di bocce ecco alcuni pioppi. Verso le uscite di via Fortifiocca ancora molti ulivi. Tornando sui nostri passi, procediamo verso la giostra e la nuova uscita di via Appia Nuova ecco il gincko. Quest’ultima è una pianta originaria della Cina, il nome è stato attribuito dal famoso botanico Carlo Linneo nel 1771. E’ un albero le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa (Permino) per questo è detto “il fossile vivente”. E’ anche chiamato albero di capelvenere. Sembra che sia sopravvissuto all’esplosione atomica di Hiroscima.

     Questa è la poesia che gli ha dedicato Goethe.

Le foglie di quest’albero

Dall’Oriente venuto

A ornare il mio giardino

Celano un senso arcano

Che il saggio sa capire.

C’è in esso una creatura

Che da sola si spezza?

O son due che per la scelta voglion

Esser una sola?

Per chiarire il mistero

Ho trovato la chiave:

non senti nel mio canto ch’io

pur essendo uno anche duplice sono?

 

PIAZZA DELL’ALBERONE

che ha questo nome per la presenza di una quercia, questa ha dato il nome al quartiere. Nel 1988 la vecchia quercia è seccata ed è stata ripiantata a cura di un vivaio dell’Umbria, recentemente è stata rivalutata con un muretto-sedile, per cui è tornata punto di incontro per gli abitanti del quartiere. Il 7 novembre 2014 una bomba d’acqua si è abbattuta su Roma e l’alberone è crollato alle 7 di mattina. Il 20 novembre 2014 è stato ripiantato e il giorno successivo inaugurato alla presenza degli alunni delle scuole e del sindaco Ignazio Marino. Si tratta di un leccio di 150 anni, alto 10 metri e con il diametro di m 1,60. A luglio del 2015 l’albero era secco. Il 28 ottobre è stato ripiantato ma nell’operazione di spostamento dal camion al terreno il tronco si è squarciato. Un nuovo albero, l’ultimo è stato piantato il 30 ottobre 2015 alle ore 12 (è un alberello di 6 m). Negli anni Venti la città arrivava fin qui, sotto l’Alberone stazionava un barbiere con una sedia, una valigetta e tutto l’occorrente per barba e capelli, vivere qui era come trovarsi in un piccolo paese. Ai primi del Novecento intorno all’Alberone è sorto un MERCATO per il semplice motivo che la cinta daziaria coincideva con il vallo ferroviario, era quindi il punto naturale di incontro tra le merci che arrivavano dai Castelli e i romani della zona. Aveva banchi e carretti di legno privi di ancoraggi al suolo, sempre più grande, negli anni Sessanta si estendeva anche per via Paolo Paruta, ricordo un venditore di lumache, le teneva in una grande cesta, ogni tanto le rimetteva dentro perché gli animaletti tendevano ad uscire. Sul lato sud della piazza, al civico15-17 di via Gino Capponi, aprì il suo primo negozio di salumeria-pizzicheria il fondatore dell’azienda Innocenzo FIORUCCI. La sua famiglia, proveniente da Norcia, negli anni Venti gestiva solo quell’esercizio nella Capitale[13]. Oggi l’azienda Fiorucci ha sede a Pomezia, ha 4.000 dipendenti e un fatturato di 300 milioni di euro (2010). Fino al gennaio 2016 i locali a piano terra erano usati come rimessa dei banchi del mercato. La bella palazzina ad angolo con via Carlo Sigonio è stata per tanti anni sede della DC. La quercia, o meglio il leccio, ha dato il nome alla sezione del Pci che si trovava nelle vicinanze, ora Pd, nei giorni successivi alla liberazione la sezione era in circonvallazione Appia dove fino a pochi anni fa è stata una condotta medica (ora una copisteria). Durante i nove mesi di occupazione tedesca di Roma, uno dei partigiani più attivi della zona, Antonio Lalli, venne arrestato e torturato a via Tasso, quindi venne portato dai nazisti sotto l’alberone, quasi cieco e lasciato apparentemente solo, la speranza era che qualcuno lo riconoscesse per poter arrivare ai complici. Nessuno lo riconobbe. Dopo la liberazione la sorella raccontò che in un colloquio, al momento dell’abbraccio disse che aveva riconosciuto due compagni di lotta ma di non averli chiamati per non coinvolgerli nella repressione. Antonio Lalli è stato fucilato a Forte Bravetta il 4 marzo 1944.

     Sulla PIAZZA DELL’ALBERONE si trova, al civico 15, un PALAZZO ICP PONTE LUNGO del 1927, dell’arch. Camillo Palmerini[14]. Sul portone vi sono due volute, al termine delle volute due balconcini. Sulla verticale dell’entrata si trova un cerchio incorniciato che dà origine ad una semisfera scavata. Ai lati dell’entrata principale due grandi arcate trasformate in negozi. Nella parte centrale alta, si trovano tre finestre ad arco con colonnette, ai lati elementi decorativi detti “a fontanella”. Sono gli stilemi tipici del tardo barocchetto romano. Ad angolo con via Veturia si trova la gelateria Petrini, una delle più apprezzate di Roma, prima era sempre su via Appia Nuova ma ad angolo con via Orazio Coclite.    

Dalla piazza inizia, a destra, via Gino Capponi con lo storico mercato dell’Alberone, all’inizio della via si trova la pizzeria DAL BERSAGLIERE riconosciuto locale storico dal Comune di Roma, esisteva anche prima dell’ultima guerra. All’interno si trova una pittura murale del quadro di Michele Cammarano “La presa di Porta Pia” che si trova al museo di Capodimonte. In un quadro è esposto un ritaglio di giornale nel quale Francesco Totti dice di frequentare tale pizzeria con Ilary Blasi (negli anni in cui erano fidanzati); Totti era di Porta Metronia, non lontano da qui.

 

CHIESA DI OGNISSANTI

Una delle prime chiese di Roma sorta fuori le mura su terreni della ex villa Colonna[15], già appartenenti alla famiglia del sindaco Prospero Colonna. La prima chiesa costruita fuori le mura Aureliane fu la chiesa di San Gioacchino in Prati, in via Pompeo Magno, nel 1898, ma siamo sempre in un rione. La prima chiesa costruita nei quartieri fuori le mura fu Santa Teresa d’Avila a corso Italia nel quartiere Pinciano nel 1902.

     Questa chiesa è opera dell’arch. Costantino Sneider (autore anche della chiesa dell’Immacolata a San Lorenzo), la posa della prima pietra avvenne il 29 giugno 1914, i lavori furono interrotti per la guerra mondiale, la chiesa fu ultimata nel 1920, secondo modelli di ispirazione romanica con elementi bramanteschi. La parrocchia si estendeva dalle mura Aureliane a Capannelle, fino ai confini con la diocesi di Albano. Le cinque campane furono consacrate ed issate sul campanile il 29 giugno 1927. La facciata presenta dei rilievi nelle lunette, al centro “Gloria della Madonna”. All’interno la chiesa è divisa in tre navate da pilastri alternati a colonne di granito. Il tetto presenta la copertura a volte a crociera. Una serie di finestre, nella navata centrale, hanno le vetrate con santi, tra questi Don Bosco. In questa chiesa papa Paolo VI celebrò la prima messa in lingua italiana (7 marzo 1965) dopo la riforma del Concilio Vaticano II.[16]

     Una piccola cappella esisteva in zona già dal 1908 affidata da Pio X a Don Luigi Orione[17] come ricorda una lapide posta su via Appia Nuova dopo via don Orione. Si racconta che quando don Orione chiese al Papa di aprire una missione in Sud America, egli, riferendosi ai prati fuori porta San Giovanni gli disse: “Quella è la tua Patagonia. Là c’è tutto da fare”.

 

PIAZZA RE DI ROMA

uno dei centri del quartiere e uno dei luoghi più conosciuti della città.  Al centro ha dei giardini che sono stati intitolati a Fernando Masone, prefetto della Repubblica, capo della Polizia dal 1994 al 2000. I giardini sono stati riqualificati nel febbraio 2013. Un tempo la strada tagliava a metà il giardino, vi erano giostre e d’estate una bancarella vendeva cocomeri. E’ una delle poche piazze a pianta stellare volute dal piano regolatore del 1909. Al centro passava la tramvia dei Castelli per Albano e Genzano, il tram diretto a Cinecittà (che proseguiva seguendo la via Anagnina fino a Grottaferrata) e quello diretto a Capannelle (lo gestiva la società STFER, tramvie e ferrovie elettriche di Roma; poi STEFER). La linea tramviaria fu realizzata nel 1903 e arrivava fino a via delle Cave. Tra il 1909 e il 1916 la linea venne completata. Nel film “Intervista” (1987) Federico Fellini raccontò il suo primo viaggio verso Cinecittà con il tram. “Seduto sul tranvetto, Fellini ha visto cascate, palazzi, radure, indiani. Più si avvicinava alla Mecca del cinema, più il viaggio diventava stupefacente. Il tram era la diligenza di Ombre Rosse, la nave degli Argonauti, l’Orient Express, era Ronzinante e Pegaso, era un piccolo razzo sparato verso la meraviglia, era il destino. Fellini ci spiegava che non ha importanza quanto lungo sia il viaggio che dobbiamo fare, quanto lontano ci porta, ciò che conta davvero è la nostra disposizione alla sorpresa: ogni tragitto, anche il più breve, può essere uno spaesamento, un’avventura straordinaria”[18]. Sul lato destro della piazza si trova il supermercato Sma, uno dei primi supermercati di Roma. Oggi al di sotto si trova la fermata della metro A Re di Roma.

 

PIAZZALE APPIO CON

PORTA SAN GIOVANNI

     Di fronte a porta San Giovanni si apre la via Appia Nuova, a destra via Magna Grecia e ancora a destra, ma lungo le mura, via Sannio (queste fanno parte del quartiere Appio Latino). Sulla sinistra si apre largo Brindisi da cui si dipartono via Taranto e via La Spezia, ancor più a sinistra, lungo le mura è viale Castrense. Il palazzo tra le ultime due strade conserva sul terrazzo la sirena metallica per l’allarme antiaereo dell’ultima guerra mondiale, è a forma di cono rovesciato con tagli orizzontali. Questo palazzo ha un celebre negozio per le mamme e i neonati, si chiama Cicogna, prima di questa costruzione vi era un forno e un’ostreria detta Vanicore, dal nome del proprietario.

     In quest’area, il 24 giugno, si tenevano i festeggiamenti per la FESTA DI SAN GIOVANNI, una delle feste religiose e profane più sentite nella città. La festa iniziava la notte della vigilia, la cosiddetta “Notte delle streghe” durante la quale la tradizione voleva che le streghe andassero in giro a catturare le anime. Al lume di torce o lanterne la gente arrivava a San Giovanni, pregava il santo, cenava nelle osterie e nelle baracche improvvisate a base di lumache affogate nel sugo pepato  perché le corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, mangiarle voleva dire distruggere le avversità, la cena avveniva tra profumi di spighetta e suoni di campanacci. Durante e dopo si ballava il Saltarello[19]. Si faceva rumore con campanacci, tamburelli, trombette e petardi per impaurire le streghe. Si metteva l’aglio sulle porte e le finestre di casa per tenerle lontano. La festa si concludeva all’alba con l’arrivo del Papa per celebrare la messa e impartire la benedizione dalla loggia della basilica. Nell’antica Roma, il 24 giugno, si festeggiava la dea Fortuna, della casualità, che non poteva essere adorata se non in questa data. La religione cattolica, conscia dell’importanza del solstizio d’estate e dei festeggiamenti ad esso associati, sovrastò con le proprie celebrazioni. Così il solstizio d’Estate è diventato la festa di San Giovanni il Battista, nato sei mesi prima di Cristo.

     Nel 1891 iniziò il Festival della Canzone Romana, il proprietario dell’osteria Facciafresca aveva fatto allestire un palco con l’orchestrina, ma tale fu la ressa che il palco crollò inghiottendo cantante e orchestrali. La manifestazione fu spostata al teatro Grande Orfeo sotto la Galleria Regina Margherita in quella che oggi è via Depretis, vinse “Le streghe” cantata da Leopoldo Fregoli in procinto di diventare il trasformista per eccellenza.. Da allora ogni anno si tenne il festival, qualche volta si spostò al teatro Morgana ora Brancaccio o al cinema teatro Massimo dove oggi è Coin. Quante canzoni nacquero in questa occasione? Affacciate Nunziata (considerata una delle più belle canzoni di fine secolo), Nina si voi dormite, Appresso alla reale, Casetta de Trastevere, Vecchia Roma, Serenata Celeste… Il festival ha perso via via importanza come la stessa festa di San Giovanni. Dal 1991 è rinato sotto la direzione artistica di Edoardo Vianello, nel 2013 è giunto alla XXIII edizione, si svolge al teatro Olimpico[20].

 

    Al di sotto del piazzale Appio si trova la stazione San Giovanni della metro A.

 

METRO A ANAGNINA-BATTISTINI

     E’ la linea arancione, è stata inaugurata il 16 ottobre 1980 dal sindaco Luigi Petroselli (tratto Ottaviano – Cinecittà, pochi mesi dopo giunse ad Anagnina l’attuale capolinea), oggi è lunga Km 18,4 con 27 stazioni (m 682 in media tra una stazione e l’altra), trasporta 450.000 viaggiatori al giorno, 164 milioni l’anno. La frequenza nelle ore di punta è di 2 minuti che scende a 10/15 nelle altre.

     Fu costruita parte a cielo aperto, parte con il sistema della talpa che non creava problemi alla viabilità. Nel 1959 venne decisa la sua costruzione, i lavori iniziarono nel 1964 dalla Tuscolana e comportarono la deviazione della linea tranviaria Stefer. I ritrovamenti archeologici, soprattutto nella zona tra Termini e Repubblica richiesero la progettazione di alcune varianti, di questi diede una memorabile rappresentazione Federico Fellini nel film “Roma” (1972 con Anna Magnani e Fellini stesso). Fu prolungata tra il 1999 e il 2000 fino a Battistini. La sua inaugurazione venne salutata dai romani come la prima vera metropolitana cittadina, visto che la B era poco utilizzata e di superficie. Contestualmente venne chiusa la linea tramviaria Termini Cinecittà. Nel mese di agosto 2011 si rese necessario interrompere la metro per i lavori di consolidamento del terreno sotto la stazione San Giovanni dove era in costruzione la metro C.

     All’apertura dell’esercizio sono stati impiegati i convogli MA100 della Breda Costruzioni Ferroviarie. Dal gennaio 2005 hanno iniziato a circolare i treni S/300 dotati di impianto di aria condizionata, tutte le vetture sono intercomunicanti e più spaziose delle precedenti per la mancanza di alcuni posti a sedere. Questi attuali convogli sono stati costruiti dalla spagnola CAF e denominati MA300. Da allora i convogli MA100 sono stati progressivamenti trasferiti sulla Roma-Ostia.

     Il deposito della linea A si trova ad Osteria del Curato, negli anni Settanta aveva una estensione di 67.000 mq, serviva al ricovero e alla manutenzione dei rotabili. La superficie coperta era di 9.200 mq. Per l’aumento dei passeggeri (da 150.000 a 450.000) si rese necessaria la riqualificazione del deposito stesso, tali lavori terminarono nel 2004 che portarono l’estensione a 78.000 mq, di cui 15.000 coperti.

     Dal giugno 2013 tutta la linea è coperta dal segnale GSM e UMTS/HSPA.

     E’ allo studio un prolungamento da Battistini a Casal Selce di quasi 7 Km con 5 stazioni. Verso sud è allo studio un prolungamento, tramite metropolitana leggera, fino alla stazione Torre Angela della metro C con 10 fermate. Un altro progetto prevede il collegamento con l’aeroporto di Ciampino e il paese stesso[21].

 

     Il piazzale ha sulla destra il palazzo di Coin del 1973 che sostituisce una bassa costruzione con cinema Massimo di terza visione. In viale Castrense, appoggiate alle mura due lapidi ricordano i caduti nella guerra di liberazione dal nazifascismo del quartiere e i caduti della guerra 1915-18 del quartiere. Poco più oltre si conserva un edificio industriale con tetto a tegole, era una filanda.

 

TRAMVIA DEI CASTELLI

     In questa piazza si attestava la tramvia per i Castelli realizzata dalla Stfer e inaugurata l’8 novembre 1903 fino a via delle Cave. Nel 1905 il capolinea fu spostato in piazza di porta San Giovanni aprendo un nuovo fornice nelle mura Aureliane, in seguito fu portato in via Principe Umberto oggi Giovanni Amendola, (presso la stazione Termini). Nel 1906 la linea fu prolungata fino Grottaferrata con diramazione per Frascati. Nello stesso anno aprì la linea Grottaferrata – Genzano con diramazione per Valle Oscura, da qui una funicolare conduceva a Rocca di Papa. Visto il successo del collegamento nel 1912 fu realizzata la linea tramviaria che seguiva l’Appia fino ad Albano (4 marzo 1912), prolungandola poi per Genzano e Velletri (12 settembre 1913). Nel 1916 fu realizzata una diramazione per Lanuvio. Nel 1928 la Stfer diventò una società a capitale pubblico passando sotto il controllo del Governatorato di Roma e cambiando la sua denominazione in Stefer. Negli anni Trenta venne raddoppiato il binario tra Roma e Capannelle visto l’incremento demografico della zona. Fra il 1943 e il 1944 il traffico fu sospeso su tutta la linea. Nel 1953 viene raddoppiato il binario tra via delle Cave e Cinecittà. Nel 1954 chiude la linea nel tratto tra Velletri e Genzano. Il 15 dicembre 1963 chiude la Cinecittà Grottaferrata. Il 3 gennaio 1965 si effettua l’ultima corsa tra Roma e Genzano. Nello stesso anno le linee Stefer conoscono una deviazione a causa della costruzione della metro A. Viene abbandonato il binario tra San Giovanni e piazza Re di Roma, sostituito da via di Santa Croce in Gerusalemme e via Monza. Nel 1970 la linea tramviaria viene spostata dalla Tuscolana a viale dei Consoli sempre per i lavori della metro A. Nel 1976 la Stefer viene assorbita dall’Acotral (Azienda Consortile Trasporti Laziali). Il 30 giugno 1978 viene chiusa la linea per Capannelle e il 15 febbraio 1980 si effettua l’ultima corsa per Cinecittà, perché apre la pubblico la metro A. A ricordo di questa rete tramviaria, nella stazione Anagnina si trova una motrice extraurbana Stefer n. 82.

 

   Secondo il ricordo di un anziano del quartiere “negli anni Trenta e Quaranta, dopo piazza Re di Roma, il tram andava… andava” nel senso che andava veloce per la mancanza di abitazioni.

 

 

METRO C PANTANO-CLODIO

     E’ la linea verde di Roma. Una delle più avanzate al mondo, senza conducente, vetture climatizzate, La metro taglierà la città da Est a Ovest per una lunghezza di 25 Km circa con 30 stazioni passando per il centro storico, si incontrerà con la metro A a San Giovanni e ad Ottaviano, con la B a Colosseo. I convogli sono senza conducente. Il costo (3 miliardi circa) è sostenuto al 70% dallo Stato, al 18% dal Comune e al 12% dalla Regione. La costruzione di questa è iniziata nel 2006 (con indagini archeologiche, nel 2007 i lavori veri e propri), nel luglio del 2011 è finita la costruzione delle gallerie da Giardinetti a San Giovanni. Il pre-esercizio è iniziato dal 15 dicembre 2013, il tratto Pantano Centocelle doveva aprire nel giugno del 2014, doveva arrivare a piazza Lodi ad agosto 2014 e a San Giovanni nell’agosto 2015[22]. Invece il tratto Pantano – Centocelle ha aperto il 9 novembre 2014, è di Km 13 di cui 4 interrati con 15 stazioni. Ogni treno ha sei vagoni con 204 posti a sedere e 1.200 posti totali. Seconda e quinta carrozza per bici (come nelle altre metro dalle 5,30 alle 7 e dalle 10 alle 12) e disabili, per ora passaggi ogni 12 minuti, chiude alle ore 18,30. Il deposito e la dirigenza centrale operativa è a Graniti sulla via Casilina, ha un’estensione di 217.000 mq. Si parla di un prolungamento verso Est fino alla Farnesina e addirittura sulla Cassia; verso Ovest si pensa ad una deviazione da Teano (incrocio stazione Togliatti) fino a Ponte Mammolo.

     La stazione San Giovanni dovrebbe aprire nell’autunno 2016.

     Durante i sondaggi del terreno fatti dalla soprintendenza, prima dell’avvio del cantiere della metro C, in via La Spezia, angolo via Altamura, è stata trovata un’ampia rete di canalizzazioni ad uso agricolo. Alcuni elementi fanno pensare ad un frutteto con alberi di pesche attivo tra l’età repubblicana e il III secolo, nonché resti di una ruota dell’acqua per il sollevamento dell’acqua stessa.

 

BIBLIOGRAFIA

- AA.VV. Guida d’Italia, Roma, ed. Tci, 1993.

- AA.VV. Roma, libri per viaggiare, ed. Gallimard – Tci, 1994.

- AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, ed. Newton & Compton, 1989.

- AA.VV. Le strade di Roma, ed. Newton & Compton, 1990.

- Claudio Rendina (a cura di), Enciclopedia di Roma, ed. Newton & Compton, 2005.

- Stefania Quilici Gigli, Roma fuori le mura, ed. Newton, 1986.

 

SITOGRAFIA

www.comune.roma.it

www.archeoroma.beniculturali.it

www.sovraintendenzaroma.it

www.romasegreta.it

www.romasparita.eu

Per lo Statuario:

it.wikipedia.org alla voce Appio Claudio

signaziodiantiochia.wordpress.com

vicariatusurbis.com

 

Per il Quarto Miglio:

it.wikipedia.org alla voce Appio Pignatelli

biblioteorema.wordpress.com

santarcisio.org

vicariatusurbis.com

 

 

 

 



[1] Via Appia primi del Novecento. Descrizione di Giuseppina Pignatelli Della Leonessa, in AA. VV. I nonni di Roma raccontano la storia, ed. Comune di Roma, 2006, pag. 41.

[2]Gregorio XIII (Ugo Boncompagni) papa dal 1572 al 1585. Nello stemma c'è un drago. Studente e poi docente all'Università di Bologna, fu maestro di Alessandro Farnese, Reginaldo Pole e Carlo Borromeo. Venne ordinato sacerdote a 40 anni. Riformò il calendario decidendo il salto dal 4 al 15 ottobre 1582. A Roma promosse la costruzione del Quirinale, della cappella Gregoriana in San Pietro,

 terminò la chiesa del Gesù. Adattò alcuni ambienti delle terme di Diocleziano a granaio. Ha fondato la Pontificia Università Gregoriana erede del Collegio Romano. Permise la nascita del Conservatorio di Roma. Istituì la Congregazione Romana dell'Indice organo slegato dalla biblioteca Vaticana. La sua tomba è in san Pietro, navata destra, terzo passaggio a destra. Il medico di questo Papa rese celebre la fonte dell'Acqua Santa.

[3] Tullio Rossi. (Roma 1903 – Milano 1997) Dopo la laurea in architettura lavorò nello studio di Busiri Vici, collaborò nel restauro di villa Spada, progettò ville a Forte dei Marmi, a Cortina, il comprensorio di Calamoresca a Porto Santo Stefano. Vinse il concorso per il restauro di Ponte Vecchio a Firenze. Redasse il piano paesistico dell’Olgiata e numerose ville in quel comprensorio tra il 1960 e il 1963. Realizzò circa 50 chiese a Roma come architetto della Pontificia Opera Nuove Chiese, tra queste la Natività di via Gallia, San Tarcisio al Quarto Miglio nel 1939, San Giovanni Battista de Rossi nel 1940, Santa Maria della Fiducia a Finocchio nel 1940, Santa Maria delle Grazie a via Angelo Emo, San Francesco e Santa Caterina da Siena patroni d'Italia alla circonvallazione Gianicolense, Regina Pacis a Monteverde Vecchio, Santa Galla alla circonvallazione Ostiense, Sant'Emerenziana al quartiere Trieste, di Santa Maria Assunta in via Capraia al Tufello ma è anche la parrocchia del complesso Icp Vigne Nuove, la chiesa di Santa Maria Causa Nostra Letiziae in piazza Siderera al Villaggio Breda, sulla Casilina, altezza Grotte Celoni (da Irene de Guttry, cit. e casa della architettura.it). Di ben diverso tenore è la chiesa di Santa Maria Goretti nella via omonima al quartiere Trieste del 1956.

[4] Alessandro Monteleone. (Taurianova, Reggio Calabria 1897 - Roma 1967) principalmente scultore, titolare della cattedra di scultura all'Accademia di Roma. Con Nagni ha realizzato una delle porte di San Pietro. Ha lavorato nella chiesa di Don Bosco a Roma oltre che in questa di Sant’Ignazio di Antiochia.

[5]Damaso.San Damaso (366-384), portoghese, reliquie in san Lorenzo in Damaso. Nel 381 si tiene il concilio di Costantinopoli per condannare l’Arianesimo. Fu un papa molto colto che ricercò le tracce dei primi cristiani anche nelle catacombe.

 

[6] Madre Teresa di Calcutta. Skopie 1910 – Calcutta 1997.  Anieze Gonxhe Bojaxhiu, religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Per il suo lavoro tra le vittime della fame a Calcutta, l’ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1979 è stata proclamata beata da Giovanni Paolo II nel 2003.

[7] Fienile di Tor Fiscale. Questo paragrafo è tratto da: Maria Letizia Sementilli, Il patrimonio archeologico della IX Circoscrizione, Comune di Roma, 1988, pag.75.

[8] Casale Rampa. Il paragrafo tra virgolette è preso da: Sementilli, Il patrimonio archeologico della IX Circoscrizione, Comune di Roma, 1988, pag. 76.

[9]Pier Luigi Nervi. (Sondrio 1891-Roma 1979) ingegnere italiano socio dell'Accademia Nazionale delle Scienze, autore di alcune grandi opere. Ha collaborato con architetti di fama internazionale come Le Corbusier e Louis Kahn.

     Laureatosi in ingegneria all'Università di Bologna nel 1913, lavorò per una società di costruzioni, durante la prima guerra mondiale fu nel genio. Nel 1923 fondò la sua impresa di costruzioni, l'anno dopo sposò Irene Calosi da cui ebbe quattro figli, tre di loro lo affiancarono nel lavoro. La sua prima opera fu il ponte sul fiume Cecina presso Pomarance (PI) nel 1920 (demolito nel 2001 dall'ANAS), ma il primo lavoro a destare interesse internazionale fu lo stadio di Firenze Campo di Marte oggi Artemio Franchi con le particolari scale elicoidali e la torre (1930). Realizzò degli hangar in legno e metallo a Pantelleria (unico rimasto), Orbetello, Marsala e Orvieto. Con una struttura geodedica riduceva i punti di appoggio aumentando le luci interne. Nel dopoguerra, insieme a Bruno Zevi, Luigi Piccinato e Mario Ridolfi, fondò l'Associazione per l'Architettura Organica (1945).  Nel 1950 realizzò lo stabilimento Kursaal ad Castel Fusano. Tra il 1953 e il 58 realizzò la sede dell'UNESCO  a Parigi. Tra il 1945 e il 1962 fu professore incaricato di Tecnica delle Costruzioni nella facoltà di architettura della Sapienza. Tra il 1956 e il 1961 collaborò alla realizzazione del grattacielo Pirelli a Milano e per le Olimpiadi di Roma del 1960 lavorò al Palazzetto dello Sport, allo stadio Flaminio, il viadotto di corso Francia e al Palazzo dello Sport all'Eur. Nel 1961 progettò il Palazzo del Lavoro a Torino (disegno architettonico di Giò Ponti) per l'Esposizione del centenario dell'unità d'Italia. Nel 1962 progettò la stazione ferroviaria di Savona. Nel 1964 progettò l'Aula delle Udienze in Vaticano (realizzata tra il 1966 e il 1971), oggi aula Paolo VI, ma nota a tutti come Aula Nervi (con la Resurrezione di Pericle Fazzini). Nel 1967 il palazzo della Banca d'Italia in via Tuscolana. Nel 1976 progettò l'ambasciata italiana a Brasilia.

[10] Il progetto di Nervi. Questo episodio da: AA.VV. Il patrimonio culturale del IX Municipio.

[11] Velodromo Appio. Tutte le notizie da: Trentagiorni, n. 15 articolo a firma di Ottavio Bigiaretti. Interviste a Nicola Tucci e Americo Raoli. Secondo altre fonti il Motovelodromo Appio fu costruito nel 1921. Ma anche it.wikipedia.org alla voce Motovelodromo Appio afferma che risale al 1910,  era anche conosciuto con il nome “Cessati Spiriti”.

[12] 1979. Sindaco Giulio Carlo Argan.

[13] Mercato dell’Alberone. La notizia della nascita del mercato collegata alla cinta daziaria e quella di Fiorucci è tratta dal libro di Paolo Montanari, Appio Latino Tuscolano, ed. Europa, 2015, pag. 52. Secondo Roberto Bruschi, in data 13.2.16, il negozio di Fiorucci quello alla sua destra, era dove oggi è l’Acqua e Sapone. Il sig. Bruschi sostiene che anche la palazzina dell’Acqua e Sapone come quella ad angolo di via Carlo Sigonio, già sede della DC, sono tutt’ora proprietà dei Fiorucci

[14] Camillo Palmerini.    (Roma 1893 - 1967) Ha progettato le case Icp a Ostia in corso Duca di Genova nel 1929, di fronte alla scuola Fratelli Garrone di Ignazio Guidi. Da: De Guttry.

     Per il testo "Archivio storico iconografico dell'IACP" ha progettato le case popolari a Testaccio con fronte su via Vespucci tra gli anni 10 e 20; la Borgata Giardino Garbatella, lotto XII, fabbricato 5 in via F. Passino; lotto XIII tipo T, fabbricato 4 di via F. Vettor; Progetto Appio I in piazza Tuscolo, via Soana, via Astura; Progetto Appio II in via La Spezia; Progetto Ponte Lungo II, lotto I B fabbricato 1 in piazza dell'Alberone.

 

[15] Villa Colonna. Nella carta di Roma del 1911 consultata alla biblioteca Appia oggi Mandela di via La Spezia la villa risulta con il nome di Corvisieri.

[16]Chiesa di Ognissanti. “Dal manoscritto che sto ultimando su "I Ragazzi di Via Cerveteri". Ognissanti è stata la mia parrocchia.. Di seguito ho scritto anche della prima messa in italiano di Paolo VI. Era stato Papa Pio X Sarto ad affidare al sacerdote Luigi Orione dei Figli della Divina Provvidenza la cura spirituale del nuovo quartiere. Era il dicembre del 1908 quando il Pontefice inviò don Orione fuori Porta San Giovanni, tra le baraccopoli sorte a ridosso delle mura Aureliane. Il sacerdote iniziò la sua attività in un modesto oratorio di Via Alba da ove iniziò a raccogliere tra i fedeli i fondi, per la nuova chiesa. Anche il Papa partecipò alle donazioni. Egli non si limitò alla costruzione del luogo di culto ma creò anche strutture d’incontro come una sala teatro e un campo da gioco. E’ qui che saranno ospitati alcuni degli orfani vittime del terremoto della Marsica” del gennaio 1915 che causò 30.519 morti.  Scritto da Felice Cipriani sulla pagina facebook “Sei dell’Alberone se…” il 18.12.15.

 

[17] Don Luigi Orione (Pontecurone presso Tortona AL 1872 – San Remo 1940) di padre selciatore di strade, allievo dell’oratorio di Valdocco di Torino fu notato da Don Bosco. Ordinato sacerdote nel 1895, aprì nuove case a Noto, a San Remoe Roma. Nel 1903 il vescovo di Tortona riconobbe canonicamente la Congregazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Accorse a soccorrere i terremotati di Reggio Calabria e Messina per il terremoto del 1908 che fece 90.000 morti. Nel 1913 inviò una missione in Brasile. Soccorse i terremotati della Marsica nel 1915. Dopo la prima guerra mondiale si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole e opere assistenziali. Nelle periferie fece sorgere i Piccoli Cottolenghi. Fondò il Santuario della Madonna della Guardia a Tortona dove è sepolto. Morì a San Remo il 12 marzo 1940. Nel 1980 Giovanni Paolo II lo iscrisse tra i Beati. Proclamato santo dallo stesso Papa nel 2004. “Il suo motto era: Ave Maria e avanti”. Da pagina facebook Sei dell’Alberone se… “Una rimessa di cavalli venne trasformata in chiesuola. Come fare per portarvi le persone? Don Orione percorse le strade del quartiere scuotendo un grosso campanello e facendo cadere ogni tanto qualche caramella e qualche soldino fino a che una piccola folla iniziò a seguirlo. Don Orione li portò in chiesa”. Da: Angelo Bertuzzo in Sei dell’Alberone se…

[18] Tram di cinecittà. La frase tra virgolette è riportata da: “Marco Lodoli, Quel viaggio fantastico sul tranvetto di Fellini” in la Repubblica, cronaca di Roma, del 25.5.14.

[19] Saltarello. Ballo tipico dell’Italia Centrale, si presenta come danza di coppia. E’ di origine rinascimentale, nel Seicento si diffuse negli ambienti popolari. E’ stato ripreso nell’ultimo movimento della Sinfonia opera 90 di Felix Mendelsshon (compositore tedesco dell’Ottocento).

[20] Festival della Canzone Romana. Al primo concorso del 1891 vinse il motivo che Ilario Calzelli aveva dedicato alle streghe: “Si tutte le streghe so’ come sei te, nun ho più pavura le voijo vedè…” interpretata da un giovanotto del rione Trevi Leopoldo Fregoli. Il cinema Massimo sarà in funzione fino al 1962, rappresenterà un punto di riferimento e di incontro per gli artisti che cercavano lavoro in un contesto territoriale già popolare nel mondo del cinema per la presenza degli stabilimenti Cines di via Veio, quelli di Virginia Genesi in via Marruvio, la SAFA di via Mondovì, la Boschi di via Saluzzo 16, la Caesar Film poi Scalera, poi Titanus in circonvallazione Appia e la Tecnostampa oggi Fono Roma in via Ceneda 8. Tra i film girati nel quartiere ricordiamo “Sotto il sole di Roma” di R. Castellani del 1945 e “Un amore a Roma” di Dino Risi nel 1960, girato proprio negli interni del cinema Massimo. Nella Safa di via Mondovì venne girato “Ladri di biciclette”.

[21] Metro A. Tutte le notizie da it.wikipedia.org e la Repubblica, cronaca di Roma.

[22] Metro C. Tutte le notizie da: La Repubblica, cronaca di Roma, alle date del7.7.06, 7.7.10, 3.7.11, 13.7.13, 31.8.13, 21.11.13.

Piero Tucci

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