CAPITAN IGNAZIO (1^ parte) by Roberto

17 nov. 2024 - VEDIROMAINBICI

 

23 ottOBRE 1491 - nasce Íñigo Lopez a Loyola (nel seguito Ignazio) nei Paesi Baschi. Appartiene a una famiglia aristocratica. Ultimo di 13 figli, cadetto, quindi destinato alla vita sacerdotale, ma la sua aspirazione era quella di diventare cavaliere.

Suo padre combatte a fianco dei re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona nella guerra di successione al trono di Castiglia (1475-1479).

Ignazio aveva solo sette anni quando morì sua madre.

 

1468 - Enrico IV detto “l’impotente”, re di Castiglia, firma il trattato dei Tori di Guisando con la sorellastra Isabella di Castiglia. Con questo trattato Isabella avrebbe sposato Alfonso V detto “l’africano”, re del Portogallo, e sarebbe divenuta l'erede alla Corona di Castiglia alla morte del fratellastro Enrico IV, in quanto nel trattato veniva riconosciuta l'illegittimità della figlia Giovanna la Beltraneja alla Corona (diceria che non fosse sua figlia).

 

1469 - Isabella di Castiglia, grazie a una falsa bolla papale, attribuita a Pio II defunto 5 anni prima, sposa segretamente e clandestinamente, perché consanguinei, suo cugino di 2° grado, Ferdinando d’Aragona, futuro re d’Aragona nel 1479 alla morte del padre.

Il Papa Paolo II Barbo ed Enrico IV scoprono inevitabilmente l’inganno.

Il Papa scomunica i due coniugi. Enrico IV ritratta l’accordo dei Tori di Guisando e giura che Giovanna la Belraneja è sua figlia legittima proclamandola erede al trono di Castiglia alla sua morte (1474).

 

1471 – papa Sisto IV invia il cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI, per sanare la problematica ecclesiale tra i due principi. L’astuto cardinale concorda con Isabella e Ferdinando che avrebbe legittimato il loro matrimonio, di fatto già avvenuto il 19 ott. 1469, mediante una nuova bolla, mettendo fine a due anni di scandalo dal 1469. In cambio, i due principi avrebbero concesso la città di Gandía e il titolo di duca al suo primogenito, Pier Luigi Borgia.

 

1474 – Muore il re di Castiglia Enrico IV “l’impotente”, fratellastro di Isabella di Castiglia.

La figlia di Enrico IV, Giovanna la Beltraneja, diviene legittima erede del trono, perché il trattato dei Tori di Guisando era stato annullato.

Anche Isabella aspira ad ereditare il trono di regina di Castiglia e si apre la guerra di successione fra Isabella e Giovanna la Beltraneja.

 

1475-79 – Quattro anni di lotta per la successione alla Corona di Castiglia tra i sostenitori di Giovanna la Beltraneja, figlia del defunto re Enrico IV di Castiglia, e quelli di Isabella di Castiglia, sorellastra di quest'ultimo. Il conflitto dura 4 anni; alla fine Isabella ne esce vittoriosa come regina di Castiglia definitivamente dal 1475, assieme al re consorte Ferdinando II d’Aragona.

 

1479 – Comincia a configurarsi la nascente Spagna.

Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, ormai coniugi legittimi dal 1471, sono già regina e re consorte di Castiglia dopo la guerra di successione. Divengono i primi re di Spagna in seguito alla morte del padre di Ferdinando, Giovanni II d’Aragona nel 1479.

1492 – Riconquista del Sultanato di Granada dal 1481 al 1492 ad opera di Ferdinando II.

Dopo 8 secoli di progressiva conquista da parte degli eserciti cristiani, la città di Granada, ultimo baluardo musulmano della penisola iberica, capitola.

Con l'incorporazione del sultanato di Granada si completa l'unificazione territoriale della Spagna con i confini quasi del tutto attuali.

La parte sud della Navarra, denominata alta Navarra, viene incorporata nel 1512, sempre ad opera di Ferdinando II.

 

1492 - Dopo la caduta di Granada nel 1492, papa Innocenzo VIII conferisce ad Isabella ed al marito Ferdinando il titolo di "Maestà cattolica", “Re Cattolici”.

 

31 marzo 1492 – Ferdinando II introduce l’inquisizione in Castiglia e poi in Aragona, con l’espulsione di tutti gli ebrei che non accettano di convertirsi al Cristianesimo.

 

12 ottobre 1492 – Cristoforo Colombo scopre l’America. Viaggio appoggiato e finanziato dalla regina Isabella di Castiglia.

 

1493 – OMAGGIO DI Isabella al papa Alessandro VI Borgia DEl primo oro arrivato dal Perù, IN SEGUITO AL TITOLO DI MAESTà CATTOLICA.

Il soffitto a cassettoni della Basilica di Santa Maria Maggiore, su commissione di Alessandro VI, viene rivestito con l’oro ricevuto in dono da Isabella. Il soffitto, riccamente intagliato con elementi a foglie d’oro, presenta al centro lo stemma araldico del pontefice spagnolo, riconoscibile per la presenza del toro.

1496 - Giovanna “la pazza”, 3^ figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando II, sposa Filippo “il bello” d'Asburgo.

Viene denominata “la pazza” perché ritenuta malata di mente. Reclusa per 50 anni, muore nel 1555.

 

1504 – Muore la regina madre Isabella di Castiglia e le succede la figlia Giovanna “la pazza”. Nel 1.504 suo marito Filippo “il bello” d’Asburgo diviene re di Castiglia di diritto (jure uxoris), dando inizio al dominio degli Asburgo nei regni spagnoli. Muore nel 1506 a 28 anni.

 

1505 - Ferdinando II non gradisce che il genero Filippo “il bello” d’Asburgo governi con piena influenza il regno di Castiglia.

Sposa Germana de Foix (2^ moglie) nipote di Luigi XII, per intraprendere una politica filo-francese che prevede la spartizione dell'Italia: ai francesi il Ducato di Milano e Napoli, agli aragonesi il resto del sud Italia.

Da Germana spera di avere un figlio maschio a cui lasciare l’eredità dei regni, eliminando gli Asburgo, ma ha un solo figlio maschio che vive solo un giorno.

Sposando Germana di Foix, cugina di Caterina, regina di Navarra, nutre qualche pretesa sulla Navarra stessa.

 

1506 – Muore Filippo “il bello” d’Asburgo, forse per avvelenamento.

Ferdinando II, di fatto, governa come reggente anche la Castiglia, dal 1506 fino alla sua morte nel 1516, per conto della figlia Giovanna dichiarata pazza e imprigionata nel Convento Reale di Santa Clara, a Tordesillas, da suo padre dal 1506 fino alla morte nel 1555.

 

1506 – Ignazio viene inviato dal padre ad Arévalo in Castiglia. Ignazio a 15 anni viene inviato presso la corte di don Juan Velazquez de Cuellar, ministro del re Ferdinando il Cattolico, fino al 1.517 (anno in cui muore il Velasquez) per ricevere un’educazione cavalleresca e religiosa. L’ambiente in cui cresce è improntato a valori di lealtà verso la Corona e ai desideri di potere, di ambizione, affermazione. La vita di corte, agiata, dedita ai banchetti e valori cortesi, forma il carattere e le maniere del giovane, che prende a leggere romanzi cavallereschi e a corteggiare le dame.

 

1512 – La regina di Navarra, Caterina di Foix e suo marito Giovanni d'Albret (nobile famiglia francese) firmano un accordo con il re di Francia Luigi XII, che prevede:

  • il matrimonio tra il loro figlio Enrico II d’Albret, erede al trono di Navarra dal 1.517, anno in cui muore Caterina, e una principessa della casa reale francese;

  • una clausola segreta che vieta il passaggio delle truppe castigliane sul suolo navarrese.

Ferdinando II, re d'Aragona e reggente di Castiglia dal 1.506, anno in cui muore suo genero Filippo “il bello”, venuto a conoscenza della clausola segreta tra Francia e Navarra, chiede il permesso di passaggio sul suolo navarrese per attaccare la Francia, ma gli viene rifiutato.

 

25 luglio 1512 – Ferdinando II dichiara guerra alla regina di Navarra, Caterina di Foix (CUGINA DI GERMANA)

L'esercito castigliano entra a Pamplona e in capo a due mesi la Navarra a sud dei Pirenei (alta Navarra) è conquistata. A Caterina rimane solo la Navarra francese (bassa Navarra, a nord dei Pirenei).

 

1513 – il regno di Navarra viene diviso in due parti:

  • la parte del regno a nord dei Pirenei (bassa Navarra) rimane in possesso della regina Caterina, perché territorio storico della Francia;

  • la parte del regno a sud dei Pirenei (alta Navarra) viene annessa alla corona d'Aragona e Castiglia, quindi alla la nascente Spagna.

Ferdinando II d’Aragona diviene così anche re di Navarra fino alla morte (1516).

 

23 gennaio 1516 – Muore re Ferdinando II:

  • re d’Aragona come Ferdinando II dal 1479 (morte del padre) al 1516;

  • re consorte di Castiglia come Ferdinando V dal 1475 al 1504 (morte di Isabella);

  • re di Navarra sud come Ferdinando I dal 1512 (conquista) al 1516.

 

1516 – CARLO I DI SPAGNA SUCCEDE A FERDINANDO II

La figlia Giovanna “la pazza” è reclusa dal 1506 e non può succedergli.

Il genero Filippo “il bello” è già morto nel 1.506.

Gli succede pertanto il figlio di Giovanna “la pazza” e Filippo “il bello”, suo nipote Carlo I di Spagna (1.516 – 1.556) e in seguito come Carlo V d’Asburgo (1519 – 1.556) Imperatore del Sacro Romano Impero, dove non tramonta mai il sole. Gli sono ostili il regno di Francia, la nascente riforma protestante e l’impero ottomano a est.

 

1516 – Muore Giovanni III d’Albret

Consorte di Caterina di Foix, padre di Enrico II d’Albret.

 

1517 – Muore Caterina di Foix (CUGINA DI GERMANA DI FOIX)

Già vedova nel 1516 di Giovanni III d’Albret ed il figlio Enrico II d’Albret diventa re di Navarra dal 1517 fino alla morte nel 1555.

1517 – Enrico II d’Albret eredita il trono di Navarra.

Nel 1527 sposa Margherita di Valois-Angoulême, sorella di Francesco I re di Francia. Per tutta la vita, continua, con l'aiuto del cognato Francesco I, a combattere il re di Spagna, Carlo I (Carlo V d’Asburgo, imperatore del sacro romano impero).

 

1517 - Papa Leone X, per raccogliere denaro per la cupola di San Pietro, promuove la raccolta di elemosine in cambio di indulgenze.

Il 31 ottobre 1517 - Il frate agostiniano Martin Lutero affigge le sue 95 tesi sul portone della chiesa di Wittenberg, in Germania, dando così inizio alla Riforma protestante. L’uomo, portato al male, si salva solo se Dio gli dona la fede (predestinazione) non per le opere.

 

1517 - Ignazio a 26 anni, dopo la morte di don Juan Velasquez nel 1.517, si trasferisce a Pamplona in Navarra sud (già Spagna dal 1512 con la conquista di Ferdinando II d’Aragona) alla corte di don Antonio Manrique, duca di Najera e viceré di Navarra; nello stesso 1.517 prende servizio nell'esercito come cavaliere armato (mesnadero).

Fino a 26 anni fu uomo di mondo, assorbito dalle vanità. Amava soprattutto esercitarsi nell’uso delle armi, attratto da un immenso desiderio di acquistare l’onore vano. Con questo spirito si comportò quando venne a trovarsi in una fortezza assediata dai francesi. (Autobiografia 1)

 

 

 

 

19 maggio 1521 – La popolazione in Navarra insorge contro l’invasore spagnolo.

Nel 1512 la Navarra sud era stata conquistata da Ferdinando II. Con l’insurrezione scoppia la battaglia di Pamplona, fra l'esercito spagnolo e quello del regno di Navarra sostenuto dalla Francia di Francesco I.

Enrico II d'Albret, re di Navarra dopo la morte di sua madre Caterina nel 1.517, appoggiato da Francesco I, piomba su Pamplona sotto il comando del generale francese Andrea di Foix, con ben dodicimila soldati di fanteria, ottocento lancieri e ventinove pezzi di artiglieria.

 

20 maggio 1521 – IGNAZIO RESTA SOLO A difendere l'ultimo baluardo di Pamplona.

A seguito di contrasti fra i condottieri dell’esercito spagnolo, rimane Ignazio con pochi soldati. Le truppe francesi mettono in campo l'artiglieria pesante e durante i bombardamenti un tiro colpisce in pieno la gamba destra di Ignazio rompendogliela in più parti e anche l’altra resta malconcia.

Ignazio e i suoi soldati sono costretti alla resa dopo sei ore di assedio. I francesi, e particolarmente il generale francese nemico, Andrea di Foix, che aveva già manifestato stima nei confronti dell'avversario, gli risparmia la vita e ordina che se ne prendano cura, come Ignazio stesso racconta nella sua autobiografia: “trattarono con ogni riguardo il ferito e furono con lui cortesi e benevoli”.

 

30 giugno 1521 RICONQUISTA DELLA NAVARRA SUD.

La rapida reazione dell'esercito spagnolo di Carlo I di Spagna (Carlo V d’Asburgo) che recluta 30.000 uomini bene armati, e gli errori del gen. francese Andrea di Foix, portano alla battaglia di Noáin il 30 giugno 1.521 nella quale l’esercito franco-navarrese è sconfitto e la Spagna riconquista la Navarra sud (alta Navarra).

1521 – INTERVENTI DOPO LA BATTAGLIA DI PAMPLONA.

(1° intervento) Rimase a Pamplona dodici o quindici giorni; poi, in lettiga, fu trasportato nel suo castello (di Loyola). Là si aggravò; medici e chirurghi furono chiamati da varie parti: diagnosticarono che le ossa erano fuori posto; o erano state ricomposte male la prima volta (dai francesi), o si erano spostate durante il viaggio e questo impediva la guarigione.

 

(2° intervento) Per rimettere le ossa a posto bisognava rompere di nuovo la gamba. Si ripeté quella carneficina. In questa, come in tutti gli interventi prima subiti o che avrebbe affrontato poi, non gli sfuggì mai un lamento, e non diede altro segno di dolore che stringere forte i pugni.

Ma continuava a peggiorare: non poteva nutrirsi e manifestava gli altri sintomi che di solito preannunziano la fine.

 

(3° intervento) Le ossa andavano ormai saldandosi, ma sotto il ginocchio un osso rimase sovrapposto all’altro di modo che la gamba rimaneva più corta. Per di più quell’osso sporgeva tanto da apparire una deformità: e questo lui non lo poteva sopportare; intendeva continuare a seguire il mondo e quel difetto sarebbe apparso sconveniente; per questo interrogò i medici se si poteva tagliare quell’osso. Risposero che lo si poteva certo tagliare, ma il dolore sarebbe stato più atroce di tutti quelli già sofferti: perché l’osso ormai si era saldato e perché l’intervento era lungo. Nonostante tutto, per suo capriccio, decise di sottoporsi a quel martirio. Suo fratello maggiore, spaventato, diceva che non avrebbe mai avuto il coraggio di sottoporsi a tale atrocità: ma l’infermo la sopportò con la consueta forza d’animo.

Fu incisa la carne e l’osso sporgente fu segato. Perché la gamba non rimanesse più corta, i medici adottarono vari rimedi: applicarono vari unguenti e la tennero continuamente in trazione; furono giorni e giorni di martirio. Ma nostro Signore gli ridava salute; andò migliorando a tal punto che si trovò completamente ristabilito.

 

1521 – CONVALESCENZA E LETTURA DI LIBRI RELIGIOSI.

Solo che non poteva reggersi bene sulla gamba e doveva per forza stare a letto. Poiché era un appassionato lettore di quei libri mondani e frivoli, comunemente chiamati romanzi di cavalleria, sentendosi ormai in forze ne chiese qualcuno per passare il tempo. Ma di quelli che era solito leggere, in quella casa non se ne trovarono. Così gli diedero una Vita Christi e un libro di vite di santi in volgare.

 

PENSIERO DOMINANTE DI UNA DAMA DI ALTO RANGO.

Un pensiero dominava il suo animo a tal punto che ne restava subito assorbito, andava escogitando cosa potesse fare in servizio di una certa dama, pensava le frasi cortesi, le parole che le avrebbe rivolto; sognava i fatti d’arme che avrebbe compiuto a suo servizio. In questi sogni restava così rapito che non badava all’impossibilità dell’impresa: perché quella dama non era una nobile qualunque; non era una contessa o una duchessa; il suo rango era ben più elevato di questi.

Sembra che si trattasse della infelice principessina Caterina (Catalina), sorella di Carlo I di Spagna (Carlo V d’Asburgo) sposa di Giovanni III re del Portogallo, che visse segregata accanto alla madre Giovanna “la pazza”.

 

INIZIO DELLA CONVERSIONE DI IGNAZIO.

Ma nostro Signore lo assisteva e operava in lui. A questi pensieri ne succedevano altri, suggeriti dalle cose che leggeva. Così leggendo la vita di nostro Signore e dei santi si soffermava a pensare e a riflettere tra sé: “E se anch’io facessi quel che ha fatto san Francesco o san Domenico?”.

Tutto il suo ragionare era un ripetere a se stesso: san Domenico ha fatto questo, devo farlo anch’io; san Francesco ha fatto questo, devo farlo anch’io. Anche queste riflessioni lo tenevano occupato molto tempo. Ma quando lo distraevano altre cose, riaffioravano i pensieri di mondo.

C’era però una differenza: pensando alle cose del mondo provava molto piacere, ma quando, per stanchezza, le abbandonava si sentiva vuoto e deluso. Invece, andare a Gerusalemme a piedi nudi, non cibarsi che di erbe, praticare tutte le austerità che aveva conosciute abituali ai santi, erano pensieri che non solo lo consolavano mentre vi si soffermava, ma anche dopo averli abbandonati lo lasciavano soddisfatto e pieno di gioia.

[9] Con tutta la luce ricavata da questa esperienza si mise a riflettere più seriamente sulla vita passata e sentì un grande bisogno di farne penitenza. Allora gli rinasceva il desiderio di imitare i santi, senza dar peso ad altro che a ripromettersi, con la grazia di Dio, di fare lui pure come essi avevano fatto. Ma la cosa che prima di tutte desiderava fare, appena fosse guarito, era di andare a Gerusalemme, come si è detto sopra, imponendosi quelle grandi austerità e digiuni a cui sempre aspira un animo generoso e innamorato di Dio.

 

IGNAZIO GUARITO – DECIDE DI ANDARE IN TERRA SANTA.

Decise dunque di attuare la sua nuova vocazione: appena guarì, divenne il “pellegrino”, deciso a giungere fino in Terra Santa.

 

IGNAZIO CAVALCA LA MULA – INCONTRO COL MORO.

[13] Partì dunque cavalcando una mula. Da solo parti da Navarrete, sulla sua mula, verso Montserrat.

[15] Avvenne dunque che mentre andava per la sua strada lo raggiunse un moro che cavalcava un mulo. Si misero a conversare e il discorso cadde su nostra Signora. Il moro sosteneva che, certo, la Vergine aveva concepito senza intervento d’uomo; ma che avesse partorito restando vergine, questo non lo poteva ammettere; e a sostegno di ciò adduceva i motivi naturali che gli si presentavano alla mente. Da questa opinione il pellegrino, per quanti argomenti portasse, non riuscì a smuoverlo. Poi il moro si allontanò velocemente, tanto che lo perse di vista; ed egli rimase pensieroso, riflettendo su quanto era intervenuto con quell’uomo. E insorsero in lui impulsi che gli provocavano un senso di scontentezza sembrandogli di aver mancato al suo dovere, e lo movevano a sdegno contro il moro. Gli pareva di aver fatto male a permettere che egli facesse quelle affermazioni su nostra Signora, e di essere obbligato a difenderne l’onore. Gli veniva voglia di andarlo a cercare e di prenderlo a pugnalate per le affermazioni che aveva fatto. Restò a lungo in subbuglio, combattuto da questi impulsi, e alla fine rimase perplesso senza sapere cosa era tenuto a fare. Prima di allontanarsi il moro gli aveva detto che era diretto a una località poco distante, lungo il suo stesso cammino, era molto vicina alla strada maestra, ma questa non l’attraversava.

[16] Stanco di riflettere cosa era meglio fare, senza vedere una soluzione sicura a cui attenersi, decise così: lasciare andare la mula a briglia sciolta fino al punto in cui le strade si dividevano. Poi, se la mula avesse imboccato la via del paese, avrebbe raggiunto il moro e lo avrebbe pugnalato; se invece avesse proseguito per la strada maestra, lo avrebbe lasciato perdere. Seguì questa idea; l’abitato era distante solo trenta o quaranta passi e la strada che vi conduceva era larga e comoda; ma nostro Signore fece sì che la mula la lasciasse da parte e scegliesse la via principale.

 

IGNAZIO ACQUISTA UNA TELA DI SACCO COME ABITO.

Giunto a una grossa borgata prima di Montserrat, decise di comprarvi l’abito che intendeva indossare e con il quale sarebbe andato a Gerusalemme. Acquistò dunque della tela da sacco, grossolana e molto ruvida, e con quella si fece subito fare una tunica lunga fino ai piedi, ma non l’indossò subito; comprò anche un bastone da viaggio e una borraccia, e legò tutto all’arcione della mula.

 

25 marzo 1522 - VEGLIA D’ARMI AL MONASTERO DI MONTSERRAT.

Dopo la convalescenza, decise di partire per la Terra Santa. Volle prima visitare il Monastero benedettino di Montserrat (25 marzo 1.522), dove appese come ex-voto (oggetto di varia natura donato per una grazia richiesta o ricevuta) le sue armi davanti alla statua della Madonna nera, dopo una vera e propria veglia d'armi dedicata alla Madonna (la Moreneta) sempre in piedi o in ginocchio per diventare cavaliere di Dio e della Vergine Santa.

[18] La vigilia di Nostra Signora di marzo [festa dell’Annunciazione] del 1522, verso notte, in tutta segretezza andò a cercare un povero e, spogliatosi di tutti i suoi abiti, glieli diede, e lui indossò la tunica che ormai solo desiderava (abito del pellegrino).

 

26 marzo 1522 - PARTENZA DALLA MONTAGNA DI MONTSERRAT E ARRIVO ALLA CITTADINA DI MANRESA.

All’alba, da Montserrat, scende a Manresa, dove rimane undici mesi e dove si compie la sua conversione: da cavaliere dal temperamento focoso, tutto padrone di sé, ad amico del Signore, in tutto disposto a servirlo per rispondere al suo amore. E proprio a Manresa Ignazio inizia a scrivere gli Esercizi Spirituali, con il chiaro intento di aiutare tanti altri a fare la sua stessa esperienza salvifica di incontro personale con Dio.

A Manresa, presso il fiume Cardoner, Ignazio riceve una grande illuminazione.

 

1523 aprile - domenica delle Palme - Ignazio arriva a Roma.

A Roma papa Adriano VI benedice il pellegrinaggio e gli concede «licenza e facoltà di andare a visitare personalmente il Santo Sepolcro del Signore e gli altri luoghi sacri», come egli desiderava «con grande fervore e devozione».

 

24 luglio 1523 – IGNAZIO SI IMBARCA A VENEZIA PER LA TERRA SANTA – IL 3 OTTOBRE 1523 COSTRETTO AL RIENTRO.

Il 24 luglio 1.523 si imbarca a Venezia diretto verso la Terra Santa dove vi rimane un paio di mesi. Si reca in Terra Santa per respirare la stessa aria che aveva respirato Gesù, vedere gli stessi luoghi, percorrere gli stessi sentieri. Addirittura impara ad esprimersi come Gesù dando il “voi” alle persone!

Il suo immediato progetto è di rimanere come mendicante per sempre in Terra Santa, ma non è realizzabile; è addirittura minacciato di scomunica se non fosse ripartito. Il Superiore dei Francescani, custode della Terra Santa, gli impedisce di restare, giudicando troppo povere le sue conoscenze teologiche. Ignazio accetta a malincuore, riconoscendo la volontà di Dio per lui, che passa dalla Chiesa. Torna quindi in Europa e intraprende gli studi di grammatica, filosofia e teologia, prima a Salamanca e poi a Parigi, pagando il prezzo necessario.

1524 - 1526 Ignazio a Barcellona.

All’età di 33 anni, comincia a studiare la grammatica latina.

 

1526 – 1527 IGNAZIO ad Alcalà.

Ad Alcalà, città universitaria vicino Madrid, Ignazio inizia studia filosofia e teologia; l’anno dopo a Salamanca.

 

1528 – 1535 Ignazio a PARIGI.

Ignazio si trasferisce a Parigi per ampliare gli studi e la sua preparazione per poter meglio servire il Signore e vi resta 7 anni, fino al 1535.

Studia alla Sorbona, la più importante università di Parigi, accrescendo la sua cultura letteraria e teologica. Sperimenta l’umiltà di stare tra i banchi di scuola all’età di 40 anni.

Dal ritiro a Manresa (1523) alla fine della permanenza a Parigi (1535), Ignazio elabora e perfeziona gli Esercizi Spirituali (EE SS) un testo che si rivelerà per i secoli futuri fondamentale per la preghiera, contemplazione, discernimento e formazione. (21) «Esercizi spirituali per vincere sé stesso e per mettere ordine nella propria vita senza prendere decisioni in base ad alcuna propensione che sia disordinata».

Proprio nella capitale francese cambia il suo nome in Ignazio, in omaggio al Santo di Antiochia, divorato dai leoni al Colosseo intorno all’anno 100, di cui ammirava l’amore per Cristo e l’obbedienza alla Chiesa, che sarebbero poi divenuti caratteri fondanti della Compagnia di Gesù.

 

1534 – PARIGI - MONTMARTRE CAPPELLA DI SAINT DENIS – VOTI.

Il 15 agosto 1534 Ignazio e altri sei studenti si incontrano a Montmartre, vicino a Parigi, nella cappella di Saint Denis, legandosi reciprocamente con un voto di povertà, castità e obbedienza e fondando un ordine a carattere internazionale chiamato con un termine d'origine militare, la Compagnia di Gesù, allo scopo di eseguire un lavoro missionario e di ospitalità a Gerusalemme o andare incondizionatamente in qualsiasi luogo il Papa avesse ordinato loro. Compare in quest'occasione, sia pure marginalmente, un quarto voto che si aggiunge ai soliti tre monacali: quello della assoluta obbedienza al papa che richiama il valore militare della disciplina.

 

27 aprile 1537

Il Papa dà al gruppo il permesso di andare in Terrasanta (2^ volta) e nello stesso giorno la Sacra Penitenzieria dà il permesso ad Ignazio e compagni di costituire un corpo sacerdotale.

 

24 giugno 1537 - Ignazio è ordinato sacerdote a Venezia.

 

1537 – DELUSIONE DI VENEZIA PER MANCATO VIAGGIO IN TERRA SANTA.

Le relazioni conflittuali tra Venezia e i turchi non permettono a nessuna nave di salpare da Venezia. Ignazio e compagni decidono di aspettare un anno e rinviare il viaggio.

1537 novembre – VISIONE A LA STORTA NEL RITORNO A ROMA.

Non potendo partire per la Terra Santa, per mantenere la promessa fatta nella cappella di Saint-Denis a Montmartre, Ignazio torna a Roma per mettersi a disposizione del Papa.

Nel novembre 1537 tre sacerdoti, Ignazio di Loyola, Pietro Favre e Diego Laínez si mettono in cammino verso Roma. Nei pressi di Roma, lungo la via Francigena, in località La Storta, esisteva una piccola cappella con un’antichissima osteria e una stalla. Sostano in preghiera nella cappella.

Immerso in preghiera, Ignazio ha la visione di Gesù Cristo con la croce sulle spalle, accanto al Padre. Il Padre dice a Gesù: «Voglio che Tu pigli questo per servitore tuo». Gesù rivolgendosi ad Ignazio dice: «Voglio che tu ci serva».

E’ la chiamata all'unione con Cristo e al servizio. Nella fondazione della Compagnia di Gesù, l'episodio riveste un'importanza centrale anche per la scelta del nome della Compagnia. Il luogo e la cappella diventano presto, già subito dopo la fondazione della Compagnia (1540), oggetto di venerazione e meta di pellegrinaggi, soprattutto da parte dei religiosi Gesuiti.

Il Signore completa l’esperienza del Cardoner a Manresa nel 1522 e fa comprendere a Ignazio che la Compagnia è voluta dal Signore stesso e che porti il nome di Gesù.

 

1537 - Ignazio con i compagni vanno dal Papa per obbedire ai suoi ordini.

Il Papa disse loro: “Perché andare a Gerusalemme? Per portare frutto nella Chiesa, l’Italia è una buona Gerusalemme".

 

1538 - Papa Paolo III nel 1538 dà l’approvazione canonica alla Compagnia di Gesù

Da subito animati da zelo missionario i Preti Pellegrini, o Riformati (solo in seguito assunsero il nome di Gesuiti) vengono inviati in tutta Europa, e poi in Asia e nel resto del mondo, portando ovunque il loro carisma di povertà, carità, obbedienza e obbedienza assoluta alla volontà del Papa.

 

1538 – Ignazio celebra la sua prima Messa

La notte di Natale nella cappella della Natività della Basilica di Santa Maria Maggiore Ignazio celebra la sua prima messa.

 

1540 - 27 settembre - Paolo III approva la Compagnia di Gesù con la bolla Regimini militantis Ecclesiae.

 

1545 - 1563 IL concilio di Trento fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, convocato per reagire alla diffusione della riforma protestante in Europa. L'opera svolta dalla Chiesa per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero produsse la controriforma.

Con questo concilio la Chiesa cattolica rispose alle dottrine del calvinismo e del luteranesimo. Nei 18 anni che durò, con lunghe interruzioni, di fatto ne sancì la separazione politica e teologica.

 

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BIBLIOGRAFIA

Ignazio di Loyola – Autobiografia (La Civiltà Cattolica)

Ignazio di Loyola – Esercizi spirituali (Ed. Città Nuova)

Ritratti di santi (A.M. Sicari - Jaca Book)

Cathopedia, l'enciclopedia cattolica

Wikipedia

Vatican News

Articoli vari da siti internet