CHIESE SCONSACRATE DI ROMA
Quante chiese sconsacrate ha Roma?
Luoghi che hanno conservato la forma ma non la funzione
per i quali sono stati costruiti.
SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU’
Via San Francesco di Sales (Regina Coeli-Trastevere)
La chiesa fu costruita su progetto di M. Brandi e consacrata in concomitanza con la canonizzazione di Teresa del Bambin Gesù (1925). Con l’annesso convento fu affidata alle cure delle Carmelitane Scalze per poi passare (1942) al ramo maschile che ne fecero la loro Cura generalizia. Alla fine della guerra tutto il complesso passò al Ministero della Difesa che ne è ancora oggi il proprietario (vi ha sede la Direzione Generale del Contenzioso Militare).
La via ha uno strano percorso a L, inizia da via della Lungara, corre tra il carcere di Regina Coeli e la Casa Internazionale delle Donne, curva a 90° e prosegue parallelo al colle del Gianicolo fino a via delle Mantellate. Proprio nel punto della curva sorge la chiesa. Un vicolo si stacca da destra e torna sulla stessa strada, è il vicolo di San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti. La via fu detta anche vicolo Lante alla Lungara perché costeggia la villa Lante al Gianicicolo. Al n. 17 vi abitò Santa Maddalena Sofia Barat.
Vi hanno sede la Casa della Memoria e della Storia, la galleria d’arte Volume, la chiesa di San Francesco di Sales e quella del Sacro Cuore di Gesù (prima chiesa di Roma dedicata al Sacro Cuore, è del 1843, restauro nel 1963, è sede della Curia romana del Sacro Cuore). La chiesa di San Francesco di Sales, situata alla fine di via di San Francesco di Sales, ad angolo con via delle Mantellate, fu voluta da papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi, papa dal 1667 al 1669), dopo il 1870 fu sconsacrata e adibita, con l’annesso convento, ad uffici della colonia penale di Roma. Il 22 novembre 2005, alla presenza del Ministro della Giustizia Castelli e di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei fu nuovamente consacrata.
ORATORIO DEL GONFALONE
Via del Gonfalone (via Giulia – rione Ponte)
Si tratta della chiesa di Santa Maria Annunziata del Gonfalone ma è conosciuta come Oratorio del Gonfalone. Dal 1960 è sede del Coro Polifonico Romano che vi tiene periodicamante dei concerti.
La chiesa venne costruita alla metà del Cinquecento[1] sulle rovine della chiesa di Santa Lucia Vecchia come oratorio dell’Arciconfraternita del Gonfalone che aveva sede nel palazzo adiacente. Il termine gonfalone fa riferimento al fatto che nel Trecento, nelle sue processioni, la Confraternita alzava la bandiera del Papa che allora era ad Avignone per ribadirne la sua sovranità sulla città. La facciata si deve a Domenico Castelli.
L’oratorio è prezioso per i dipinti interni che ritraggono “Storie della Passione di Cristo”, serie di dodici affreschi opera dei principali esponenti del Manierismo romano. Sono di Livio Agresti: “L’impero di Cristo in Gerusalemme”, “L’ultima cena” e “Il viaggio al Calvario”; di Cesare Nebbia: “L’orazione nell’orto”, “La coronazione di Spine”, “L’Ecce homo”; di Raffaellino da Reggio “La cattura di Gesù”; di Federico Zuccari[2] la “Flagellazione”; di Daniele da Volterra[3] “La Crocifissione” e la “Deposizione dalla Croce”; di Marco da Siena “La Resurrezione”; di Matteo da Lecce “Il David”. Nel soffitto ligneo vi è un’opera intagliata di Ambrogio Bonazzini raffigurante “La Vergine e i santi Pietro e Paolo”.
Nei sotterranei dell’oratorio sono visibili i resti della cappella di Santa Lucia che la confraternita usava come luogo di sepoltura.
La via prende nome dall’oratorio sede di una confraternita potentissima tanto che poteva liberare annualmente due prigionieri e far sposare cento nubili con una buona dote. Ebbe anche un certo potere politico se, fuggito nel 1350 Cola di Rienzo, questa creò governatore Giovanni Cerrone che riportò l’ordine nella città. Al civico 29 è l’ingresso al museo di Criminologia.
SANTA MARIA DI GROTTAPINTA
Via di Grottapinta (presso Campo de’ Fiori, rione Parione)
La chiesa è stata costruita sulle fondazioni del teatro di Pompeo. Non si conosce quando venne costruita, venne chiamata San Salvatore in Arco in riferimento al vicino “Passetto del Biscione” che era affrescato e dava l’idea di una grotta dipinta. Nel Medioevo i ruderi di epoca romano erano chiamati grotte. Di certo la chiesa esisteva prima del 1186, quando una bolla di papa Urbano III la affidò alle cure della basilica di San Lorenzo. Nel 1599 gli Orsini, che abitavano nel palazzo posto alle spalle, promossero lavori di restauro per cui fu chiamata Cappella Orsini, nel 1725 fu rinnovato l’altare maggiore e due altari laterali dedicati a San Giovanni Battista e al Santissimo Crocifisso. La chiesa e il vicino palazzo divennero sede dell’Ospizio di Tata Giovanni, quando fu da questi abbandonato, nel 1926, la chiesa fu abbandonata, sconsacrata e ridotta a magazzino (di un falegname) quindi teatrino di mimi. Oggi è spazio espositivo e vi si tengono conferenze. L’interno è stato diviso in due sale sovrapposte di uguale grandezza, notare il campaniletto a vela.
L’andamento a semicerchio della strada ricorda che le case sono sorte sulle fondamenta del teatro di Pompeo, il primo in muratura, inaugurato nel 55 a.C. da Gneo Pompeo dopo i suoi trionfi militari. Nelle cantine delle case sono cospicui resti dei muri in opera reticolata, cunei che sostenevano le gradinate della cavea.
SANTA RITA
Via Montanara ang. via del Teatro di Marcello
(rione Campitelli)
La chiesa si trovava ai piedi della scalinata dell’Ara Coeli, in via della Pedacchia, venne qui spostata in seguito agli sventramenti degli anni Trenta.
Venne costruita su progetto di Carlo Fontana nel 1665 al posto di una chiesa più antica dovuta alla famiglia Bucabella nel secolo XI, era dedicata a San Biagio, i resti di tale costruzione più antica sono venuti alla luce con gli sventramenti degli anni Trenta, sono stati lasciati in vista tra la scalinata dell’Ara Coeli e il fianco destro del Vittoriano. La chiesa venne smontata pezzo per pezzo, messa in deposito con l’intento di ricostruirla sul posto, invece, nel 1940 fu ricostruita nella posizione attuale. Una lapide, sul lato sinistro, ricorda tale spostamento.
Oggi la chiesa, in uso al Comune di Roma, è luogo di mostre, conferenze e concerti.
L’interno si presenta a croce greca con pianta romboidale convessa simile a San Carlo alle Quattro Fontane. L’abside è più profonda delle due cappelle laterali, si conserva l’altare barocco in marmi policromi e una vetrata raffigurante Santa Rita da Cascia.
Il nome della strada deriva dalla famiglia Montanari che aveva proprietà nella zona. Fino all’apertura della via del Mare (oggi via del Teatro di Marcello), esisteva anche una piazza Montanara. Per Paolo Portoghesi “una delle perdite più gravi a causa degli sventramenti”. Era una piazza pittoresca per le arcate del teatro di Marcello occupate da negozi e artigiani, per la presenza di “burini” che venivano a Roma in cerca di lavoro.
SANTA MARIA EGIZIACA
Piazza Bocca della Verità (rione Ripa)
Essa venne costruita all’interno del tempio di Portuno. Da un’epigrafe scoperta nel 1571 si ricava che l’antico tempio venne trasformato in chiesa sotto il papa Giovanni VIII nell’anno 872 o 873. Il nome di Santa Maria Egiziaca, santa egiziana del III secolo, patrona delle prostitute, è attestato dal 1492, divenne comune nel secolo successivo. Papa Pio V, nel 1571 la concesse agli armeni che vi edificarono anche l’ospizio per accogliere i pellegrini provenienti dalla loro terra. Questi avevano perso la loro chiesa a causa della costruzione del ghetto, Clemente XI (1700-21) fece restaurare e abbellire la chiesa. Negli anni Venti del Novecento la chiesa fu sconsacrata per ripristinare il tempio romano, tutti i suoi arredi vennero trasferiti nella chiesa di San Nicola da Tolentino che divenne la nuova chiesa nazionale armena. L’ospizio venne demolito.
Benchè sia stato ripristinato il tempio, all’interno si trovano ancora pitture altomedioevali che raffigurano schiere di santi e storie della Vergine Maria ed altri più recenti con storie della santa egiziana.
Il tempio di Portuno è di età repubblicana, venne costruito dove si trovava il Foro Boario, vicino al Tempio di Ercole Vincitore o Ercole Invitto (indicato popolarmente tempio di Vesta) e al porto tiberino. Venne a lungo chiamato “Tempio della Fortuna Virile”.
SANTA MARTA AL COLLEGIO ROMANO
Piazza del Collegio Romano (rione Pigna)
La chiesa venne fondata, insieme al convento attiguo, da Ignazio di Loyola nel 1543 per accogliere le “malmaritate”, ovvero quelle “donne sposate in peccato pubblico, senza timor d’Iddio”. Poco dopo, nel 1560, il convento e la chiesa passarono alle Agostiniane, venne rinnovata dal cardinale Borromeo, quindi ristrutturato e riconsacrato nel 1696 su progetto di Carlo Fontana[4]. Durante il periodo napoleonico fu sede di una loggia massonica, dal 1870, confiscato dalla Stato italiano, divenne un magazzino militare. Il monastero è ora sede del primo distretto di Polizia, mentre la chiesa, è sede di conferenze del Ministero dei Beni Culturali.
Sulla facciata, in alto, al centro, affresco seicentesco. L’interno è a unica navata con cappelle laterali quadrate, è ricco di stucchi e colonne corinzie in marmo rosso. Nella volta affresco del Baciccia[5].
ORATORIO DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
IN SAN LORENZO IN LUCINA
Via Belsiana (Campo Marzio)
Fu costruito nel 1578 come oratorio annesso alla casa della Confraternita, era ed è caratterizzato da una piccola scalinata d’ingresso, all’interno era decorato con tavoloni di legno dipinti ad olio. Era famoso nell’Ottocento per i concerti di musica settecentesca che vi si tenevano ai quali partecipavano D’Annunzio, Pascarella e la Duse. Sconsacrato nel 1970, è diventato un negozio (attualmente, giugno 2016, sfitto), la casa sul retro è adibita a usi civili.
Sull’origine del nome della via ci sono due opinioni, Blasi vuole discenda da proprietà della famiglia Belsiani, Romano dall’appellativo dato a Minerva, Belisiana, per una lapide presente nella strada ma scomparsa. Al civico 12 abitava Gabriele D’Annunzio, al n. 78 era la Legazione Sarda, chiusa nel 1859, per gli avvenimenti del Risorgimento nazionale.
SANT’ADRIANO – SANTA MARIA ANTIQUA – SAN PIETRO IN CARCERE – ORATORIO DEI QUARANTA MARTIRI
Tutte queste chiese si trovavano
nel Foro Romano o nelle immediate adiacenze.
ALTRE CHIESE SCONSACRATE DI ROMA
Chiesa di Sant’Andrea dei Pescivendoli, Oratorio di Sant’Andrea dei Pescivendoli, Chiesa di Sant’Andrea degli Scozzesi, Chiesa di Sant’Andrea dei Vascellari, Chiesa di San Biagio de Mercato, Chiesa di San Celsino, Chiesa di Santa Chiara in villa di York, Chiesa di San Giovanni in Ayno, Chiesa di San Giovanni della Ficozza, Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, Chiesa dei Santi Giuseppe e Orsola, Chiesa di San Lorenzo da Brindisi, Oratorio di Santa Margherita, Chiesa di Santa Maria Annunziata delle Turchine, Chiesa di Santa Maria del Carmine e del Monte Libano, Chiesa di Santa Maria della Clemenza, Chiesa di Santa Maria del Sole, Chiesa di Santa Maria in Tempulo, Chiesa di San Nicola a Capo di Bove, Chiesa di San Palo Primo Eremita, Oratorio dei Sette Dormienti, Chiesa dei Santi Simone e Giuda, Oratorio della Santissima Vergine Addolorata.
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
Piero Tucci
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23.6.16
[1] Costruzione dell’Oratorio: 1547- 1580 per Rendina – Paradisi, Le strade di Roma, Newton, pag. 641.
[2] Federico Zuccari. (Sant'Angelo in Vado nelle Marche 1539 - Ancona 1609) pittore di stile manierista, la sua opera maggiore è il Giudizio Universale nella cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, a Roma ha lavorato nella chiesa della Trinità de Monti, nell'Oratorio del Gonfanlone, in San Marcello al Corso. Ha lavorato in palazzo Farnese di Caprarola. La "Casa dei mostri" in via Gregoriana a Roma (Trinità de Monti) è stata da lui progettata come sua residenza. Sue opere sono nei principali musei del mondo. Era fratello minore di Taddeo.
[3] Daniele da Volterra. detto Braghettone. Daniele Ricciarelli (Volterra 1509-Roma1566), pittore e scultore. Si educò con il Sodoma e il Peruzzi, poi a Roma con Perin del Vaga. Realizzò le Storie di Fabio Massimo nel palazzo Massimo, nella Deposizione della Cappella Orsini nella chiesa della Trinità de Monti l'artista sembra orientato verso la monumentalità e l'articolazione plastica delle figure michelangiolesche. Ha realizzato un busto di Michelangelo ora al museo del Bargello, il soffitto mediano di San Giovanni in Laterano. Intervenne nella sala Regia in Vaticano. Resta famoso per aver ricorperto i nudi di Michelangelo nella cappella Sistina, da cui il soprannome.
[4] Carlo Fontana. (Rancate 1638 - Roma 1714) architetto e scultore italo svizzero è vissuto tra Seicento e Settecento, sua la facciata di San Marcello al Corso, la cappella Albani in San Sebastiano, santa Rita in Campitelli, fontana di sinistra in piazza san Pietro e la fontana in Santa Maria in Trastevere. Sua la cappella Cybo in santa Maria del Popolo.
[5] Baciccia. Giovanni Battista Gaulli, detto il...(Genova 1639 - Roma 1709) Pittore, celebre per questi affreschi della chiesa del Gesù, una delle più alte testimonianze del barocco romano. E’ stato il più dotato dei collaboratori di Bernini. Sua la pala d'altare dietro la Beata Ludovica Albertoni in San Francesco a Ripa e la volta della basilica dei Santi Apostoli. Sulla volta della navata della chiesa del Gesù si trova "Il trionfo del Nome di Gesù" grandioso, movimentaato e luminosissimo affresco con straordinario effetto di prospettiva aerea sfondante la volta oltre la cornice sorretta dagli angeli in stucco di Ercole Antonio Raggi.