STORIE D’AMORE ED EVENTI POLITICI,
FESTE POPOLARI E FUNZIONI RELIGIOSE,
I BALCONI SONO AUTENTICI OSSERVATORI DELLA VITA CITTADINA E PRESTIGIOSE RIBALTE DEL POTERE
INTRODUZIONE
I balconi sono un segno di nobiltà, posti al piano nobile e strettamente collegati con il portone principale, hanno la chiara funzione di ostentazione del potere. Tanti sono i balconi di Roma, ognuno ha la sua storia, che è il riflesso di quella del palazzo, del contesto urbanistico e delle vicende della famiglia che lo hanno abitato.
Così lord Byron durante le sue passeggiate notturne amava soffermarsi al vicolo Scellerato, ora Salita dei Borgia, e fantasticare sulla loggia di casa Borgia, immaginava la bella figlia di Alessandro VI affacciata alla balconata con il tormento delle sue passioni. La grazia di quel balcone con le sue tre leggiadre finestre contrasta nettamente con la fosca muraglia del palazzetto dove si apre sulla gradinata l’arco, il luogo suscita i ricordi degli intrighi e degli assassini dei Borgia.
La rampa di scale tra via Leonina e via Cavour venne chiamato vicolo Scellerato perché nel 535 a.C. la scellerata Tullia passò sopra il corpo del padre morente, il re Servio Tullio, con il cocchio. Era l’atto finale di una congiura per portare sul trono il cognato Tarquinio. Nel palazzo abitava Vannozza Cattanei, amante di Rodrigo Borgia poi papa Alesssandro VI, con i suoi quattro figli. Qui Cesare uccise il fratello Giovanni, forse con il contributo di Lucrezia che in quanto a veleni era esperta.
In piazza Venezia, in angolo con via del Corso c’è una loggettaverde a persiane sempre chiuse dietro le quali guardava, non vista, Letizia Ramorino, la madre di Napoleone. Siamo a palazzo Bonaparte. “Qui il sole viene a farmi visita ma io non posso vederlo”, disse la madre di Napoleone quando giunse la cecità nel 1830, ma la sua fedele dama di compagnia Rosa Mellini, le raccontava cosa succedeva sulla strada a lei che non usciva più di casa. Il Belli così commentò la sua presenza: “Cala ogni giorno e va sfuammo a occhio. / Semo all’ammen, semo allo sgommero / semo all’urtimo conto cor facocchio”. Non si sbagliava, sarebbe morta il 2 febbraio dell’anno successivo.
A questo punto non si può non citare il celebre balconcino di palazzo Venezia, a cui si affacciava Benito Mussolini in occasione delle adunate oceaniche del Ventennio. Tra i discorsi celebri avvenuti in questa sede ricordiamo la “Proclamazione dell’impero”, al termine della guerra d’Etiopia, 9 maggio 1936, e la “Dichiarazione di guerra” del 10 giugno 1940.Bisogna notare che la sua esistenza non inizia con il palazzo stesso, ovvero nel 1467, ma nel 1715, quando l’ambasciatore della repubblica di Venezia Niccolò Duodo lo fece aprire sulla facciata principale.
Ma tornando a Mussolini, è rimasto storico il balcone di palazzo Chigi ad angolo con via del Corso che doveva essere lo scenario di un attentato contro il Duce ad opera di un ex deputato socialista Tito Zaniboni, il 4 novembre 1925, ma fu scoperto e arrestato in anticipo nell’hotel Dragoni situato di fronte a palazzo Chigi, allora sede del ministero dell’Interno e del Capo del Governo.
Un altro osservatorio – balcone era quello di palazzo Borghese, in via Ripetta, il “Cembalo Borghese” da cui provengono la maggior parte delle opere oggi nella Galleria Borghese, che permetteva alla vista di spaziare sul Tevere, al di là la piana acquitrinosa e in parte boscosa dei Prati di Castello, fino a Monte Mario, mentre sulla destra San Girolamo degli Schiavoni con il traffico del porto di Ripetta. Con l’erezione degli argini tutto è cambiato.
In piazza Navona abbiamo il balcone di palazzo Doria Pamphili, al piano nobile, voluto dalla Pimpaccia, progettato dal Rainaldi come prestigioso palcoscenico della messa in scena del potere ma anche palco reale sullo spettacolo quotidiano della vita offerto dalla piazza che era sede di mercato.
Tutti i balconi del Corso erano preziosi palchi del Carnevale romano con i suoi cortei di maeschere, per la corsa dei berberi, tanto da essere affittati. Da notare i balconi dei palazzi Colonna e Odescalchi in Santi Apostoli, quello michelangiolesco di palazzo Farnese dal quale si potevano seguire giostre e corride di cavalieri e tori in feste aristocratiche che trasformavano la piazza in un’arena.
Per passare alle logge di valore religioso, non possiamo dimenticare quelle del Vaticano e del Laterano, dove erano soliti affacciarsi i papi per le solenni benedizioni. Nel periodo di rottura dei rapporti tra Stato e Chiesa, tra il 1870 e il 1929, queste pubbliche esibizioni dei papi si interruppero. Lo scenario che la piazza presentava era veramente spettacolare con le guardie svizzere e le nobili schierate a quadrato, le bandiere dei vari ordini militari, inni e canti non esclusivamente religiosi, poi la schiera di cardinali, i nobili, in fondo il popolo. La loggia della Basilica di San Pietro è riservata alla presentazione del nuovo papa ai fedeli con la frase “Nunzio vobis, magnum guadium, habemus papam”.
Una loggia laica è quella del Quirinale, qui si affacciavano i Savoia in occasioni particolari, ricordiamo il ricevimento di Mussolini dopo la marcia su Roma, il matrimonio di Umberto II con Maria Josè del Belgio avvenuto l’8 gennaio 1930 nella cappella Paolina.
Più laica di così non si può, è la loggia del palazzo Montecitorio, dove avveniva l’estrazione dei numeri del lotto legalizzata da Clemente XII nel 1731. Un balcone laico, rinascimentale e poco conosciuto è quello del palazzo della Cancelleria, ad angolo con via del Pellegrino.
ITINERARIO
SALITA DEI BORGIA – SAN PIETRO IN VINCOLI
Vedi la premessa
BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO
PALAZZO DEL QUIRINALE
VIA RIPETTA – PALAZZO BORGHESE
PIAZZA NAVONA
PIAZZA VENEZIA
Piero Tucci
16.6.18