STORIA E POSIZIONE GEOGRAFICA
L’Aventino è uno dei sette colli di Roma[1].
Pur essendo incluso nel perimetro delle mura serviane, il colle rimase a lungo disabitato.
Fu sede della scissione dei plebei nel periodo repubblicano (V sec. a. C.).
Nel periodo imperiale divenne un quartiere aristocratico e sede di importanti templi.
Nel 410 subì il saccheggio dei Goti di Alarico[2].
Dopo di ciò cadde in abbandono, fu sede di conventi, area agricola con vigne.
Con gli anni Trenta del Novecento iniziò la sua edificazione con ville per l’alta borghesia. L’Aventino è chiamato “quartiere del silenzio” per il suo aspetto appartato, fa parte del rione XII Ripa, a sua volta parte del I Municipio del Comune di Roma.
ITINERARIO
L’itinerario alla scoperta del quartiere non può che iniziare dal belvedere Romolo e Remo, uno degli affacci più belli di Roma[3]. Suggestionati dalla bellezza del luogo sono stati molti poeti tra i quali Gabriele D’Annunzio e Giosuè Carducci. Lo stesso Giuseppe Mazzini, affacciandosi da questo belvedere abbassò gli occhi davanti a tanta bellezza[4].
CIRCO MASSIMO
Lungo quasi 500 metri. Sempre utilizzato per manifestazioni sportive, secondo la leggenda qui si ebbe il “Ratto delle Sabine”. I circhi erano edifici pubblici destinati alle gare di cavalli ma, eccezionalmente, vi si tennero cacce e battaglie. Costruito in legno al tempo dei re Tarquini nel VI sec. a.C., un crollo delle tribune – al tempo di Antonino Pio – uccise oltre 1.000 spettatori. Nel lato verso la Fao[5] avanzi della costruzione con la torre dei Frangipane detta “Moletta”. La spina era ornata da sette uova in marmo e sette delfini che con il loro movimento indicavano il numero dei giri effettuati dai cavalli, inoltre vi erano due obelischi provenienti dall’Egitto, uno posto da Augusto ora a piazza del Popolo, l’altro posto da Costanzo II, figlio di Costantino, ora è al Laterano. Vi si svolgevano gare di quadrighe che dovevano percorrere sette giri in senso antiorario[6]. Sabato 16 luglio 1916 concerto di Bruce Springsteen detto il Boss.
Il piazzale alle spalle del belvedere è intitolato a Ugo La Malfa, qui si trova il
TORRE DELLA MOLETTA
Via dei Cerchi
E’ sorta sul perimetro del Circo Massimo, sorta a difesa di un mulino, nel punto in cui passava il fosso dell’Acqua Mariana, nei terreni di proprietà della famiglia Frangipane per cui è anche chiamata torre dei Frangipane. Secondo la leggenda, nel 1233 la vedova di Graziano Frangipane ospitò nella torre san Francesco d’Assisi. Nel medioevo la zona era fuori dalla città, era tutta orti e piccoli monasteri con chiese.
MONUMENTO A MAZZINI
di Ettore Ferrari[7], inaugurato nel 1949, 20 anni dopo la sua realizzazione, per il centenario della Repubblica Romana. Presenta un’ara al centro di una scalinata e quindi degli altorilievi che circondano su tre lati l’alto podio sul quale è posta la statua bronzea dell’ “apostolo del Risorgimento italiano”. Ampi settori della Democrazia Cristiana, che in quegli anni esprimeva il sindaco Salvatore Rebecchini (1948-56), erano contrari all’inaugurazione di questo monumento e – addirittura – avrebbero voluto la rimozione della statua di Giordano Bruno da Campo de’ Fiori. Il Pci e il Psi, allora uniti, condussero una fiera battaglia capeggiati da Edoardo D’Onofrio[8].
Monumento a Giuseppe Mazzini di Ettore Ferrari, da: Tagliaferri – Varriale, Il colle della poesia, ed. Apt Roma, 2006.
Si prende via di Valle Murcia, da alcuni anni pedonalizzata, a sin. e destra il:
ROSETO COMUNALE
Qui vengono coltivate oltre 5.000 piante di rose, a maggio vi si tiene un concorso internazionale e quindi si arricchisce sempre di più. Il terreno sul quale sorge ospitava un tempo uno dei cimiteri ebraici della città in cui era fatto divieto di collocare lapidi o iscrizioni. Chiuso nel 1895, venne demolito negli anni Trenta per l’apertura di via del Circo Massimo. E’ aperto a maggio e ai primi di giugno.
Si percorre via di Valle Murcia e il suo prolungamento via di Santa Sabina, ecco sulla destra il:
PARCO SAVELLO O
GIARDINO DEGLI ARANCI
cinto dalle mura del castello dei Savelli[9] del XII sec. Il giardino è stato realizzato da Raffaele De Vico[10] nel 1932, presenta uno dei panorami più belli e conosciuti di Roma, sul Tevere, il Gianicolo e San Pietro.
GIARDINO DEGLI ARANCI
Si trova in piazza Pietro d’Illiria. Cinto dalle mura del castello dei Savelli del sec. XIII (costruito a sua volta su un castello dei Crescenzi del sec. X) per cui è chiamato anche parco Savello. E’ stato realizzato da Raffaele De Vico nel 1932, là dove era l’orto dei domenicani della vicina chiesa di Santa Sabina, presenta uno dei panorami più belli e conosciuti di Roma. Ha una estensione di mq 7.800. Il giardino è piantato ad aranci con riferimento all’arancio piantato da San Domenico, fondatore dell’ordine, conservato nel vicino chiostro di Santa Sabina e visibile tramite un foro nel muro perimetrale del chiostro. E’ un giardino simmetrico, il viale centrale – che porta al belvedere – è stato intitolato a Nino Manfredi (Castro dei Volsci 1921 – Roma 2004), ciociaro di origine ma romano di adozione. Nella parte destra (per chi entra) vi era la fontana di piazza Montanara di Giacomo della Porta, collocata nel 1973 in piazza San Simeone ai Coronari. La piazza centrale è stata intitolata a Fiorenzo Fiorentini, un attore romano che ha recitato per più stagioni in questo luogo. L’ingresso principale del giardino fu arricchito, nel 1937 con portale di villa Balestra sulla Flaminia. D’estate vi si tengono spettacoli teatrali all’aperto, in particolare di teatro romano classico o romanesco.
A sinistra dell’entrata si trova una fontana (vasca termale romana) con mascherone, formata con materiale di spoglio, proviene dal Campo Vaccino.
Restaurato grazie al gruppo Fondazione Sorgente Group e riaperto per il Natale di Roma il 21 aprile 2016. Spesi 250 mila euro, lavori per 5 mesi. Il giardino degli Aranci, ha nuove panchine in travertino e ghisa e nuovi cestini, sistemati gli arbusti, le aiuole e il brecciolino. Nuovo l’impianto di irrigazione. La fondazione si occuperà anche della manutenzione. Sembra che un cartello vieti l’ingresso alle bici.
Nel film La grande Bellezza dopo la festa pe ri suoi 65 anni, Jep va a passeggiare all’Aventino, oltre al Giardino degli Aranci si riconosce la chiesa di Santa Sabina con un gruppo di suore bambine, il fontanile e la fontanella a cui si ferma a bere il protagonista..
SALITA DELL’AVENTINO
Nel luglio 2017 è stato riaperto al pubblico il sentiero / scalinata che sale all’Aventino dal lungotevere omonimo al Giardino degli Aranci. Uno dei luoghi più belli di Roma è stato così valorizzato. I lavori sono partiti nel 2011 nel quadro del rafforzamento della rupe. Una passeggiata indimenticabile.
Giunti in piazza San Pietro d’Illiriasi nota la
FONTANA CON MASCHERONE
vasca egizia di granito, già in campo Vaccino. Sulla piazza affaccia il fianco destro della chiesa di Santa Sabina con 13 grandi finestre centinate, due cappelle e un elegante portico a tre navate del Quattrocento.
CHIESA DI SANTA SABINA.
Rappresenta il tipo più perfetto di basilica cristiana del V secolo. La chiesa fu fondata da Pietro d’Illiria tra il 422 e il 443 su la casa di Sabina, nobile convertitasi al cristianesimo per gli insegnamenti di un suo schiavo e martirizzata sotto Adriano. Nel 1222 Onorio III[11] la dette a San Domenico[12] per il suo ordine che eresse il campanile e il chiostro (ancora appartiene ai domenicani). Restauri condotti nel 1914-19 e nel 1936/38 da Munoz le ridiedero il volto antico.
Si passa nell’atrio dove si trovano i battenti della porta principale della chiesa in cipresso del V secolo, su di essa rimangono 18 scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.
L’interno è suddiviso in tre navate divise da 24 colonne corinzie. A sinistra dell’ingresso, ad angolo, su colonna antica, una pietra a forma di ciambella, detta “la pietra del diavolo”, perché secondo un’antica tradizione venne scagliata contro san Domenico raccolto in preghiera che non voleva accogliere le lusinghe del diavolo. Ovviamente lo mancò. In controfacciata fascia a mosaico del V secolo con due donne che rappresentano la chiesa di Gerusaleme con l’Antico Testamento e la Chiesa Romana con il nuovo, sopra la porta un frammento di iscrizione (attribuito a Paolino da Nola) commemora Pietro d’Illiria e papa Celestino I in essa si afferma la supremazia del vescovo di Roma. Lungo la navata centrale raro fregio di marmi policromi del V secolo, anche nell’abside. Il soffitto ligneo è dell’ultimo restauro. Al centro della navata centrale pietra tombale di uno dei primi generali domenicani Munoz de Zamora (1380). La schola cantorum con gli amboni è stata ricostruita con vari pezzi antichi ritrovati nel pavimento e nei muri.
Nella navata destra colonna interrata per 2/3, indica il livello della più antica costruzione. La cappella di San Giacinto reca la pala d’altare: “Vergine e San Giacinto” (1600) di Lavinia Fontana[13].
CONVENTO
fondato nel 1220 da San Domenico, in esso tenne la cattedra San Tomaso d’Aquino[14], chiostro romanico del XIII secolo.
Da una finestra si vede la pianta d’arancio che la tradizione vuole piantata da San Domenico stesso.
Si prosegue per via di Santa Sabina(attenzione siamo contromano!), subito si trova la:
CHIESA DEI SANTI BONIFACIO E ALESSIO
anteriore al X secolo, rifatta nel 1750 da Tommaso De Marchis, nell’attiguo convento ha sede l’Istituto di Studi Romani dotato di una biblioteca con 26.000 volumi e 1.500 riviste[15]. La facciata è del Settecento, il campanile è romanico. Sotto il portico, a destra, statua di Benedetto XIII Orsini[16].
Nell’interno, nella navata destra si trova la tomba del pittore Antonio Mancini[17]. In fondo alla navata destra, all’ultima cappella si trova un’icona russa della Vergine Maria dell’Intercessione dei sec. XII-XIII, venerata anche dagli ortodossi.
Più avanti tomba con bel busto tardo barocco di Eleonora Boncompagni Borghese (1695).
Subito a sinistra dell’entrata, in una teca di vetro, la scala di legno di Sant’Alessio tenuta da angeli dove visse come estraneo nella sua stessa casa. Alessio, figlio di un senatore romano, converitosi al cristianesimo, sarebbe fuggito la sera prima del matrimonio e avrebbe trascorso diciassette anni in pellegrinaggio in Oriente. Ritornato a Roma si presentò come schiavo nella casa dei genitori che non lo riconobbero e morì sotto la scala mentre narrava la propria vita a papa Clemente[18]. Questa leggenda ebbe larga diffusione nel Medioevo tanto da ispirare fra l’altro un ciclo di affreschi nella basilica di San Clemente e una composizione musicale di Stefano Landi nel XVII secolo.
Di fronte alla chiesa, a sinistra, si trova la Scuola Elementare Badini, costruita in padiglioni circondati da giardini, certo tra le più belle di Roma. Di fronte a destra la casa in cui visse Vittorio Gassman, poco prima la casa in cui visse Ceccarius[19].
Si prosegue per via di Santa Sabina finchè la strada non confluisce in:
PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA
Disegnata da G. B. Piranesi[20] nel 1765 su commissione di Giovanni Battista Rezzonico nipote del papa Clemente XIII e priore dei Cavalieri di Malta. Le mura sono ornate da specchiature neoclassiche e da piccoli obelischi, edicole e stele con emblemi navali e religiosi dell’ordine[21]. Al centro lapide a Clemente XIII[22]. Sul lato sinistro si trova l’ambasciata d’Egitto presso la Santa Sede. Sul lato destro della piazza affaccia la:
VILLA DEL PRIORATO DI MALTA
Appartenente al Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta, luogo appartato di straordinaria bellezza chiuso al pubblico, anch’esso disegnato da G. B. Piranesi, insieme alla piazza rappresentano le uniche opere architettoniche dell’artista. La sua realizzazione fu voluta da Giambattista Rezzonico, gran maestro dell’ordine di Malta e nipote di Clemente XIII. Guardare il buco della serratura che inquadra perfettamente la cupola di San Pietro incorniciata dalle siepi del parco, il campanile che si vede subito sotto è della chiesa di San Crisogono a Trastevere (p. Sonnino, inizio vl. Trastevere). Nella villa si trova la CHIESA DI SANTA MARIA DEL PRIORATO anch’essa del Piranesi, dove è sepolto.
Si imbocca via di Porta Lavernale, ecco subito a destra l’ingresso della:
CHIESA DI SANT’ANSELMO[23]
e al Seminario Internazionale Benedettino (1892-96), eretta sulle fondamenta della casa di Traiano. La chiesa è stata realizzata in stile romanico lombardo dall’architetto Francesco Vespignani[24]. Interno basilicale a tre navate con colonne di lucido granito, abside decorata a mosaico, vasta cripta.
Raccomandabile una sosta nell’ombreggiato giardino della chiesa con una rivendita di prodotti dei frati. Prima di entrare in chiesa, a sinistra del quadriportico, chiedere in portineria di entrare nel seminario per visitare il mosaico romano raffigurante Orfeo che con la sua musica soggioga il mondo animale (attualmente – marzo 2010 – chiuso per restauri).
Dalla chiesa si prende via San Domenico fino alla piazza Giunone Regina, che ricorda uno templi romani di età imperiale presenti sul colle, dalla piazza, guardando di fronte a noi, si vede un palazzo con tre archi per il sottopassaggio pedonale e veicolare (via Ciacconio), questo è il luogo di alcuni spot Infostrada con Mike Bongiorno e Fiorello. Si prende a destra via Malabranca e in breve giungiamo in piazza del Tempio di Diana, sempre con il significato della precedente. Su di essa affaccia il casolare della vigna Maccarini Torlonia ricordo del tempo in cui tutta la zona aveva un regime agricolo pastorale.
In un tombino presente sulla piazza, lato casolare, è l’ingresso alla
CASA DI TRAIANO
cinque stanze, perfettamente conservate, a dieci metri di profondità, con soffitti alti sei metri, decorate con un disegno geometrico su fondo bianco (sia le pareti che i soffitti) ed elementi vegetali e animali. Era la sua casa prima che diventasse imperatore. Hai delle foto nella cartella “Rione Ripa”.
Per queste strade ecco riaffiorare quella piacevole atmosfera dell’Aventino: “questo quartiere recluso e verdeggiante, arieggiato, colmo di silenzio dove in effetti pare sempre che un occhio vi segua lungo le vie frondose e che sembra difeso più degli altri contro chi vi passeggia” Julien Gracq[25].
Quasi di fronte a noi la via del Tempio di Diana porta in piazza Santa Prisca.
CHIESA DI SANTA PRISCA.
Una delle più antiche chiese di Roma eretta sulla casa di Aquila e Priscilla, coniugi cristiani ricordati da San Paolo, la leggenda vuole che ospitassero San Pietro. La figlia Prisca, battezzata a tredici anni, fu condannata sotto Claudio ad essere sbranata dai leoni ma, miracolosamente salvatasi, fu decapitata. Subì danni in seguito alla scorreria dei Normanni del 1084. Fu ricostruita più volte l’ultima da Carlo Lamberti nel 1660.
L’interno è diviso in tre navate da 14 colonne antiche inglobate in pilastri barocchi, a destra dell’entrata battistero con capitello dorico usato da San Pietro, all’altare dipinto con “San Pietro che battezza Santa Prisca” capolavoro del Passignano, 1600. Una scala nella navata destra conduce al sotterraneo mitreo[26].
Gli scavi avviati nel 1944 hanno portato alla luce, accanto alla cripta, un ricco mitro (cappella per il culto di Mitra[27]) ricavato nei locali di una casa antecedente.
Dalla piazza imbocchiamo via di Santa Prisca verso Nord, in breve eccoci in largo Arrigo VII qui si trova la:
CASA DELLA GIOVANE ITALIANA
di Gaetano Minnucci[28], oggi sede dell’Accademia Nazionale di Danza, adiacente al roseto comunale. Si tratta dell’adattamento di un edificio agricolo, indicato come “Castello d’acqua” dalla carta del Nolli del 1748, poi trasformato in ristorante. Il proprietario donò l’edificio, ormai in abbandono, a Mussolini che a sua volto lo donò all’ Opera Nazionale Balilla. Gaetano Minnucci ebbe l’incarico di adattarlo elaborando un progetto fedele al linguaggio razionalista e mantenendo la scala esterna e la torretta. Anche la scritta che ricorda il dono è stata da lui progettata[29]. Il 3 agosto 1935, alla presenza del Duce, il palazzo fu inaugurato. Nell’interno il pittore Corrado Cagli[30] affrescò a tempera “La corsa dei berberi” nella sala adibita a biblioteca. Nel 1954/55 il ministro della Pubblica Istruzione Gaetano Martino decise di destinare l’edificio a sede dell’Accademia Nazionale di Danza[31].
Poco oltre l’appartata via Sant’Alberto Magno che ricorda il più grande filosofo e teologo tedesco del Medioevo (1206-1280), fu il maestro di San Tommaso d’Aquino.
Si torna in piazza Santa Prisca imbocchiamo via San Giosafat, stranamente chiusa al traffico veicolare, in breve si giunge in piazza Albina[32] dove è stato girato quasi tutto il film di Nanni Moretti “Caos Calmo” (2008) tratto dal romanzo di Sandro Veronesi vincitore del premio Strega nel 2006[33].
Dalla piazza imbocchiamo via di Sant’Alessio, quindi la prima a sinistra via di Santa Melania in discesa per breve tratto, subito a sinistra per via di Sant’Anselmo fino a:
PIAZZA ALBANIA
Nell’ultimo tratto della via e sulla piazza si trovano le:
mura Serviane, è conservato un tratto di circa 30 metri, alto fino a 16 filari di massi. Si tratta della prima cinta di mura che racchiudevano i sette colli. Costruita, secondo la leggenda dal re Servio Tullio, ma è certamente di epoca repubblicana.
Al centro della piazza il monumento equestre a GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG[34], eroe dell’indipendenza albanese, opera di Romano Romanelli[35] del 1940.
[1] Sette colli di Roma. Sono Palatino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio e Aventino.
[2] Sacco di Roma. Il secondo saccheggio di Roma ci fu nel 455 ad opera dei Vandali di Genserico.
[3] Belvedere Romolo e Remo. Questo sarebbe il punto in cui Remo si mise in attesa di vedere gli uccelli, chi avrebbe visto più uccelli tra lui e il fratello avrebbe deciso il luogo dove fondare la nuova città: Roma.
[4] Poeti all’Aventino. Da: Tagliaferri – Varriale, Il colle della poesia, ed. Apt Roma, 2006.
[5] Palazzo della FAO, progettato da Vittorio Cafiero come Ministero dell’Africa Italiana ma inaugurato nel 1951. Aveva progettato il Comando Carabinieri in viale Romania (Parioli), dopo la guerra il Villaggio Olimpico, il Ministero delle Finanze all’Eur e il quartiere Incis a Decima.
[6] Panorama. Di fronte il Palatino con la domus degli imperatori romani. Al n.8 di via dei Cerchi spicca il Casale, oggi sede dei padri Olivetani, risalente al Seicento con una facciata dall’aspetto di un fondale scenografico. Al n. 43 una casa barocca ha sulla facciata una curiosa mano, oggi di stucco, ma in origine di marmo, con l’indice alzato, detta la Mano di Cicerone. Da: AA.VV. I rioni e i quartieri di Roma, Newton
[7] Ettore Ferrari (Roma 1845 – 1929) Scultore. Professore di scultura e preside dell’Accademia di Belle Arti di Roma, deputato dal 1882 al 1892. Nella sua prima attività trattò soggetti di gusto romantico, poi si volse verso opere di carattere monumentale come il monumento a Garibaldi a Vicenza, Pisa, Macerata, Rovigo e Catania, il monumento a Vittorio Emanuele a Venezia, quelli a Giordano Bruno, a Quintino Sella a Roma. Alla Gnam di viale delle Belle Arti di Roma calco della statua di Giordano Bruno. Da Enciclopedia dell’Arte Garzanti.
[8] Storia inaugurazione statua Giordano Bruno. Da ricostruzione storica del comune di Roma fatta dal quotidiano Paese Sera nel 1981.
[9] Savelli. Famiglia medioevale di Roma, trasformò in fortezza il teatro di Marcello e la tomba di Cecilia Metella.
[10] Raffaele De Vico, architetto del verde, ha sistemato a verde il Parco di villa Glori nel 1925, il monumento ai caduti della I guerra mondiale al Verano nel 1927, il serbatoio dell’acqua a porta Maggiore, il parco Virgiliano a piazza Crati e il Giardino Zoologico nel 1930, nel 1960 i giardini al disopra del laghetto dell’Eur.
[11] Onorio III (Cencio Savelli, m 1227) proseguì la lotta contro gli albigesi, approvò gli ordini domenicano 1216 e francescano 1223. Incoronò imperatore Federico II nel 1220, determinando l’unione personale delle corone imperiale e siciliana cui il papato era stato sempre ostile.
[12] San Domenico (Domenico di Guzman 1170 c. – 1221) religioso spagnolo, santo (festa il 7 agosto). Inviato in Linguadoca a convertire gli albigesi, nel 1215 fondò l’ordine dei predicatori (domenicani).
[13] Lavinia Fontana (Bologna1552 – Roma 1614) pittrice, figlia e allieva di Prospero, interpretò in maniera elegante modelli di Raffaello, Parmigianino e T. Zuccari. Il genere che la rese celebre fu il ritratto ed espresse le esigenze di severità morale della Controriforma. Un suo “Autoritratto alla spinetta” è all’Accademia di San Luca a Roma.
[14] Tommaso d’Aquino (Roccasecca, Aquino 1225 c. – Fossanova Latina 1274) filosofo e teologo, santo (festa il 28.1). Discepolo di Alberto Magno, insegnò a Parigi, fu teologo della Curia papale. Tra le sue opere i numerosi Commentari di Aristotele e la Summa theologica del 1267-73 Tommaso opera una netta distinzione tra filosofia e fede: la ricerca razionale è sostenuta da principi evidenti, mentre la fede presuppone la rivelazione divina. La prima è giunta con Aristotele al massimo livello, oltre il quale non c’è che la verità soprannaturale della fede.Integrare filosofia e fede, aristotelismo e cristianesimo è il compito che Tommaso si assume. Da Enciclopedia Universale Garzanti.
[15] Istituto di Studi Romani. Fondato dal bibliotecario Carlo Galassi Paluzzi (1893-1972) nel 1925 si occupa di ricerca scientifica e alta divulgazione di tutti gli aspetti della storia e della civiltà romane. Dal 1939 bandisce un concorso internazionale di prosa e poesia latina denominato “Certamen Capitolinum”. Tutte le notizie dal sito internet dell’associazione stessa.
[16] Benedetto XIII (Gravina di Puglia 1649-Roma 1730) al secolo Pietro Francesco Orsini, papa dal 1724. Condannò l’eresia dei giansenisti francesi, pretese una condotta di vita morigerata dalla gerarchia ecclesiastica. Nel 1725 inaugurò la scalinata di Trinità de Monti, due anni dopo volle l’Università di Camerino. Dopo l’elezione papale continuò a dirigere la diocesi di Benevento che visitò due volte, la città lo considera il suo secondo fondatore. E’ sepolto in Sant Maria Sopra Minerva.
[17] Antonio Mancini (Roma 1852 – 1930) allievo di Morelli e amico di Michetti si richiamò al verismo napoletano sviluppando una pittura dal cromatismo assai succoso. Nei loro esiti estremi i quadri di Mancini si affidano ad audacissimi impasti che nel colore più denso inglobano anche stoffe e vetri colorati. Nonostante il carttere talora stucchevole, questo stile “materico” possiede un’indubbia originalità. Un suo autoritratto è a Capodimonte a Napoli.
Alla Gnam di Roma gli è dedicata quasi una intera sala, tra i quadri: “Carminella” del 1870, “Il malatino” del 1878. Da: Enciclopedia dell’arte Garzanti.
[18] Clemente papa dall’89 al 97, terzo successore di Pietro. Nel IV seolo a lui fu dedicata la chiesa di San Clemente sullo stradone di San Giovanni, interessantissima tra le antiche basiliche anche per la presenza di due chiese sovrapposte a loro volta su case romane.
[19] Ceccarius. Nome d’arte di Giuseppe Ceccarelli, scrittore di cose romane, giornalista, studioso di cultura e tradizioni popolari romane (1889-1972). Compì importanti ricerche sulle grandi famiglie romane. Il suo archivio e la sua biblioteca sono stati acquistati dallo Stato e donati alla Biblioteca Nazionale di Roma. Un viale gli è dedicato nel parco che circonda Castel Sant’Angelo.
[20] Giovanni Battista Piranesi (Maiano di Mestre1720 – Roma 1778) incisore, architetto e scrittore. Di formazione veneta operò a cavallo tra la declinante civiltà barocca cui appartengono i suoi capricci e grotteschi (Carceri d’invenzione), e la nascita di una nuova architettura d’ispirazione classica (come in questa piazza). Anticipò l’archeologia moderna studiando i monumenti antichi con metodo filologico.
[21] Piazza dei Cavalieri di Malta. Ricorrono la torre, l’aquila, la mezzaluna e la croce, emblemi araldici dei Rezzonico. Da rivista: Roma ieri, oggi, domani, n.79, pag. 51.
[22] Clemente XIII (Carlo Rezzonico Venezia 1693 – Roma1769) papa dal 1758. Avversò l’illuminismo mettendo all’Indice sia l’Enciclopedia che gli scritti di Rousseau. Figlio dell’uomo che acquistò e completò Ca’ Rezzonico sul Canal Grande, ora museo del Settecento veneziano. Famoso per il suo nepotismo, si trovò a fronteggiare l’espulsione dei gesuiti da vari stati europei sulla via del riformismo.
[23] Sant’Anselmo. (1033-1109) entrò nell’ordine benedettino dopo essere fuggito di casa. Teologo di chiara fama, divenne arcivescovo di Canterbury e fu tra i fondatori della filosofia scolastica.
[24] Francesco Vespignani (1842-1899), architetto, figlio del più famoso Virginio, autore del rifacimento del presbiterio e dell’abside di San Giovanni in Laterano.
[25] Julien Gracq, scrittore francese surrealista morto ad Angers nel 2007 all’età di 97 anni. Da it.wikipedia.org. La citazione in corsivo è presa dalla Guida di Roma della Gallimard Tci.
[26] Mitreo sotto Santa Prisca. Per la visita rivolgersi a Pierreci.
[27] Mitra. Culto iranico babilonese si diffuse in Italia nei porti e nelle città sede di guarnigione imperiale dell’Occidente romano nel II secolo. Dopo un breve periodo di concorrenza con il cristianesimo, cadde nell’oblio sul finire del IV secolo. Religione della luce che propone ai suoi iniziati la sicurezza della salvezza dell’aldilà, il mitraismo composrtava un ricco rituale incentrato sulla figura del sacrificio del toro, simbolo della vittoria della vita sul male.
[28] Gaetano Minnucci (Macerata 1886 – Roma1980) era in quegli anni redattore della rivista Architettura e assistente alla facolta di Architettura di Roma. Ha realizzato il dopolavoro della Città Universitaria, la casa della Gioventù Italiana a Montesacro in viale Adriatico ora ufficio Pt. Nel dopoguerra il ministero della Marina Mercantile all’Eur oggi in via di demolizione e il Policlinico Gemelli con altri. Da: Irene di Guttry, Guida di Roma Moderna, ed. De Luca.
[29] Scritta su facciata della Casa della Giovane Italiana. Mai iscrizione fu così falsamente profetica. Ad ogni buon conto recita: Su questo colle donato dal Duce cresce ai nuovi destini la giovinezza di Roma. Mai vestigia di più glorioso passato videro promessa di più splendido avvenire. Da sopralluogo nel marzo 2010.
[30] Corrado Cagli (Ancona 1910 – Roma 1976) pittore italiano tra i protagonisti del dibattito culturale sull’evoluzione della pittura. In contatto con i pittori della scuola romana, fu figurativo prima della guerra. La sua attività artistica ha uno stacco segnato dalle leggi razziali e dalla emigrazione in America, riuscì a farsi arruolare nell’esercito Usa, partecipò allo sbarco in Normandia, alla battaglia delle Ardenne fino a giungere in Germania. Nel dopoguerra fu tra i promotori della corrente Informale contribuendo al successo di Giuseppe Capogrossi. Da: it.wikipedia.org
[31] Accademia Nazionale di Danza, tutte le informazioni da accademianazionale di danza.com
[32] Albina. Ricorda la matrona Albina, patrizia romana del V secolo, accreditata nella leggenda di eccezionali virtù. Da: AA.VV. Le strade di Roma, Newton Compton editori.
[33] Il film Caos Calmo è stato diretto da Antonello Grimaldi e interpretato da Nanni Moretti (che è anche uno degli sceneggiatori) con Valeria Golino, Isabella Ferrari, Alessandro Gassman e Silvio Orlando. Il film è stato in gara al Festival di Berlino. La piazza in cui è ambientato fu arricchita di un chiosco bar e un edicola per giornali, la scuola in realtà è un convento (San Basilio) e per l’occasione fu rimossa la statua di San Giuseppe posta all’ingresso. Il film ha vinto tre David di Donatello.
[34] Scanderbeg nome turco di Giorgio Castriota (1403-1468), eroe nazionale albanese. Allevato presso il sultano turco Murad II, divenne musulmano e comandò le forze ottomane contro serbi e ungheresi. Nel 1443 riprese la fede cristiana e dalla fortezza di Croia (oggi Kruje in Albania) guidò la resistenza anti turca per 24 anni.
[35] Romano Romanelli (Firenze 1882 – 1969) scultore, accademico d’Italia dal 1930, figlio d’arte, con l’avvento della Repubblica si ritirò nelle sue tenute in Somalia perché convinto monarchico. E’ sepolto a Firenze. E’ sua la statua di Gesù Divin Maestro sull’entrata laterale della Cappella Universitaria alla Sapienza. Da it.wikipedia.org